IL NUOVO SEGRETARIO DELLA LEGA IN LOMBARDIA NONCHE’ CAPOGRUPPO AL SENATO FA CAPIRE DI NON ESSERE VENTRILOQUO DI MATTEO SALVINI.

ESPRIME E RAPPRESENTA BUONA PARTE DELLA BASE DELLA LEGA, SOPRATTUTTO QUELLA “NORDISTA” CHE HA SUBITO LA TRASFORMAZIONE DELLA LEGA IN PARTITO NAZIONALE. ROMEO CON LE SUE AFFERMAZIONI FA CAPIRE DI NON RINUNCIARE ALLA SUA AUTONOMIA DI GIUDIZIO CHE PUO’ ANCHE IMPLICARE DISSENSO O DISTANZA DA ALCUNE SCELTE DEL GOVERNO. CAPIREMO PIU’ AVANTI SE SI TRATTERA’ DI UN GIOCO DELLE PARTI FRA LUI E SALVINI PER TENERE SOTTO SCHIAFFO LA MELONI.

1 – LEGA, LA STAGIONE DELLE «DIFFERENZE» GELO DA FDI: NON CI PREOCCUPA

Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”

Il capogruppo del senatori del Pd Francesco Boccia l’ha buttata lì al collega leghista Massimiliano Romeo. «Siamo pronti a farle spazio qui tra i banchi dell’opposizione, perché mi sa che si sentirebbe più a suo agio». Un invito ironico ovviamente respinto, ma la battuta ci stava alla luce dell’intervento dell’esponente della Lega nell’Aula di Palazzo Madama e, più in generale, per le uscite di diverse figure di primo piano di via Bellerio. Dalla nostalgia di Matteo Salvini per il Viminale ai distinguo sulla strategia nei confronti dell’Ucraina, dalla difesa della legge sull’Autonomia (anche rispetto alle critiche di Forza Italia) fino alla presa di distanza, seppur solo a parole, dalla norma anti-Renzi, c’è chi intravede nella Lega la voglia di un rinnovato protagonismo dentro il centrodestra, radicalizzando le posizioni per marcare le differenze, soprattutto con chi elettoralmente è il concorrente interno (gli azzurri). Salvini al recente congresso della Lega lombarda, dove proprio Romeo è stato eletto sull’onda di dure critiche alla gestione del partito, ha ricordato che il 2025 sarà senza elezioni (nei Comuni sono state rinviate al 2026, è probabile che il governo sposti le Regionali). È la condizione migliore per rilanciare le battaglie identitarie insieme a quelle che possono portare consensi quando si tornerà alle urne. Quindi, ecco l’Ucraina per cogliere la crescente insofferenza degli italiani per la guerra. Ecco l’Autonomia per tener buoni i governatori del Nord (Luca Zaia in particolare). Ecco la rivendicazione della linea dura sull’immigrazione. Ecco il nuovo Codice della strada e il ponte sullo Stretto. Un modo di «marciare divisi per colpire uniti» (il centrosinistra), secondo la strategia di un glorioso generale prussiano. Ma non si preoccupano granché dalle parti di FdI: quelle della Lega vengono derubricate a «sparate» funzionali a «dare segnali all’interno di un partito in fibrillazione». I forzisti, invece, mostrano qualche traccia di nervosismo perché «va bene tirar fuori la castrazione chimica anche se tutti sappiamo che non si discuterà mai in concreto, ma provare a frenare sulle armi in Ucraina crea problemi di immagine al Paese». È vissuta grosso modo così, in casa degli alleati, la nuova stagione leghista. «Credevamo che fosse una strategia da campagna elettorale, invece sembra tornata quella Lega di protesta, meno attenta, rispetto al passato, al suo profilo di responsabile forza di governo», osserva uno dei massimi dirigenti del partito di Meloni.  …] Nessun terremoto possibile, quindi, anche perché all’ipotesi rimpasto non crede nessuno. «Ma nemmeno Salvini stesso» sibila un alleato che confida tuttavia di «non capirne la strategia». Serpeggiano però preoccupazioni in vista dei prossimi possibili conflitti in Aula: il voto per il decimo pacchetto di armi da inviare in Ucraina, e le modifiche al ddl sicurezza.  […]

2. ROMEO VOCE DEL NORD SALVINI FA I CONTI CON L’ALA DEL DISSENSO

Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

«Serve un segnale di discontinuità sulla guerra in Ucraina », «chiediamo all’esecutivo maggiore attenzione a dove si concentra la produttività», «sulla norma “anti” il senatore Renzi non ha tutti i torti, per usare un eufemismo»: eccolo qui Massimiliano Romeo da Monza, capogruppo della Lega al Senato ma soprattutto da poco eletto segretario della Lega Lombarda, cuore pulsante del Carroccio. Non sono passate inosservate quelle frasi pronunciate nell’emiciclo di Palazzo Madama in sede di dichiarazioni finali sulla manovra. All’indomani, il capogruppo preferisce non tornare sui suoi passi, evita ulteriori esternazioni, sceglie di non esporsi oltre. Ha già fatto abbastanza, per ora. Ma è solo l’inizio. Quello di due giorni fa in Parlamento è stato un momento solenne, in cui il partito di governo ha mostrato una crepa che poco è stata gradita dal vicepremier Salvini e dal ministro dell’Economia Giorgetti, a quanto trapela. Perché è anche nei confronti della legge di bilancio appena varata che le critiche sono state mosse dall’” uomo del Nord”. È questo il ruolo che si è ritagliato il presidente dei senatori. Portatore degli interessi e delle istanze di quell’area del Paese in cui la Lega affonda le sue radici e che […] il partito ha piuttosto trascurato negli ultimi anni. Ora che il progetto della “Lega nazionale” è naufragato elezione dopo elezione, ora che il consenso al Sud si è prosciugato e che consiglieri e amministratori locali sono migrati verso le più sicure sponde di Forza Italia, i leghisti di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Piemonte tentano di riacquistare peso. I governatori del Carroccio — Zaia, Fontana e Fedriga — da tempo hanno mosso rilievi critici e invocato maggiore attenzione al leader. Loro però non sono in prima fila, in questa partita. È diventato Romeo, come detto vincitore del congresso lombardo con tanto di ritirata del candidato di riferimento di Salvini, il riferimento di tutta un’area di malcontento interna. A cosa approderà il riposizionamento in corso lo si capirà solo nei prossimi mesi. C’è chi, dietro anonimato, parla di una possibile corrente di minoranza destinata a crescere. Chi di un primo passo verso una sfida più aperta alla leadership di Salvini. Sarà davvero Romeo l’alter ego del “capitano” di un tempo? Certo è che la recente sentenza di assoluzione nel processo Open Arms di Palermo ha facilitato le manovre interne.In caso di condanna, tutto il partito si sarebbe chiuso a riccio in difesa del segretario federale. Da quel 19 dicembre invece paradossalmente i giochi si sono riaperti. Le stesse dichiarazioni di Romeo si spiegano proprio con una maggiore libertà di movimento. Dopodiché è assai difficile, va detto, che tutto questo approdi a qualcosa di concreto già in vista del congresso né è un caso che Salvini abbia accelerato sui tempi senza fare chiarezza sulle regole per celebrarlo. L’obiettivo del segretario è la rapida rielezione, magari per acclamazione, entro i primi di marzo. Chiudere come fosse una formalità, evitando di concedere spazi e voce a una potenziale opposizione. Quel che il leader non potrà evitare è che al congresso si levino critiche alla linea. “Salviniano” si dichiara anche Romeo, che però a differenza di altri non è una creatura del capo: fu alla guida dei giovani padani negli anni ’90, prima di lasciare il posto proprio all’amico Matteo. […]