DEMOLIZIONI NEL CENTRO STORICO-OCCHIUTO “BARBARO”COME ALARICO CON ROMA….

DEMOLIZIONI NEL CENTRO STORICO-OCCHIUTO “BARBARO”COME ALARICO CON ROMA….

A leggerla  sui giornali locali la notizia potrebbe anche compiacere i cosentini che al centro storico sono legati e ne tutelano la conservazione.La notizia è che il sindaco Occhiuto,sempre nel fervore creativo di cambiare volto alla città,ha proceduto alla demolizione di tre palazzi nel cuore del centro storico.Spiegano i giornali che erano fatiscenti e pericolanti.Messa così la situazione  non offre alternative, anche perché la notizia non fornisce particolari sulla datazione dei palazzi e il loro eventuale valore storico ambientale.Trattandosi ,però,di Via Gaeta qualcuno ha voluto saperne di più e le cose non stanno come la stampa compiacente ha riportato la notizia.Pare che uno dei palazzi,palazzo Bombini,risalga al 1200 o giù di lì, ma anche a risalire all’800 le cose non cambiano.L’interrogativo che viene spontaneo è come si procede,di norma,in un centro storico di riconosciuto valore, nel momento in cui si crea una situazione di pericolo per la fatiscenza e la mancata manutenzione del fabbricato. Di solito si interviene per consolidare e conservare avendo cura di non manomettere le caratteristiche architettoniche. Il fabbricato interessato di solito è di proprietà privata e,quindi,il comune impone al proprietario di intervenire e rimuovere lo stato di pericolo. A Cosenza,a quanto pare, per i tre fabbricati demoliti non si è fatto avanti nessun proprietario o,almeno, non si è riusciti a stabilire un contatto con gli aventi causa. Là dove un proprietario è venuto fuori,non era nelle condizioni economiche di provvedere.Se abbiamo ben capito l’amministrazione comunale, col sindaco Occhiuto, si è trovato ad affrontare una situazione con una sola opzione, quella di farsi carico come Comune della demolizione dei palazzi fatiscenti. Una operazione del genere non poteva passare inosservata per cui in città non sono pochi a chiedersi se la demolizione era una scelta obbligata.Considerato che la demolizione ha avuto un costo di centinaia di migliaia di euro viene da chiedersi se, con la stessa somma, non si poteva consolidare e mettere in sicurezza i fabbricati.Ma, al di là dell’aspetto economico, la polemica investe il merito dell’operazione e cioè la demolizione in sé che,in un centro storico, è distruzione di memoria e di identità.Non risulta che ,di norma, gli interventi a tutela dei centri storici seguano la via delle demolizioni, se non in casi rarissimi e senza alternative.Occhiuto pare che abbia agito troppo frettolosamente e il sospetto è che la demolizione preluda a una manomissione dei luoghi più ampia e devastante di quella avvenuta.Forse si farà una piazza o qualcosa di analogo e non ci sarebbe scandalo se l’obiettivo finale fosse la bonifica di una vasta area da rendere vivibile e appetibile dal punto di vista residenziale.Esiste una scuola di pensiero, al riguardo, che prevede interventi di bonifica a largo raggio ma, nel caso in esame. c’è la sola demolizione che darà vita a una piazza. Si è agito,a quanto è dato sapere,soltanto per rimuovere una situazione di pericolo.Un po’ poco per accettare la scelta di abbattere,comunque, un pezzo di quella storia che le pietre raccontano soprattutto nei centri storici.Occhiuto, come responsabile della decisione, non ne esce indenne e se l’è cercata se qualcuno lo accosta al re barbaro Alarico, di cui Occhiuto è un esaltato ammiratore, che saccheggiò Roma lasciandosi dietro soltanto rovine.