Il rifiuto di sedersi a un tavolo insieme a Berlusconi, messo in scena per timore delle possibili reazioni della base “grillina”, non “ copre” il fatto politico, inequivocabile, che Roberto Fico è stato eletto alla presidenza della Camera anche dai voti di Forza Italia e in base ad un accordo sottoscritto con lo “psiconano” di grillina definizione.
Sergio Marchionne, richiesto di un commento sull’imprevisto successo elettorale del M5Stelle e sull’ipotesi di andare al governo, aveva affermato,presago: ”Ne abbiamo viste di peggio”. Ora,per chi ha buona memoria dei riti e dei misfatti della Prima Repubblica, non ci dovrebbero essere dubbi che la Terza Repubblica-dichiarata da Di Maio – non ha introdotto alcuna novità rispetto alla Prima quanto alle manovre e agli intrighi che hanno accompagnato l’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Ma non è questo il problema, essendo scontato che elezioni così importanti implicano una feroce partita a poker politico che non consente né diplomazie né atti di fiducia. Se ne è avuta una conferma quando, sabato mattina, per votare Fico alla Camera si è atteso che, prima, in Senato venisse eletta la Casellati per reciproca sfiducia fra M5Stelle e Forza Italia. Poteva accadere,insomma, col voto simultaneo e parallelo,che nel segreto dell’urna l’accordo venisse disatteso a danno di uno dei contraenti.
E’ andata come è andata, degli accordi segreti o ritenuti tali è ovvio che si sappia poco né si può proiettare automaticamente l’intesa Lega-M5Stelle sulla trattativa di governo. Si sa che Di Maio e Salvini hanno avuto contatti continui e che la mossa finale, quella della Lega di votare per la Bernini, era una mossa concordata per mettere nell’angolo Forza Italia e Berlusconi. L’operazione,però, è riuscita a metà perché la provocazione di Salvini non ha diviso il centrodestra e il voto alla Bernini ha, di fatto, aperto la strada alla Casellati che faceva parte, insieme a Paolo Romani e ad Anna Maria Bernini, della rosa dei nomi formulata da Forza Italia per il centrodestra.Comunque la si voglia vedere,alla fine, il M5Stelle si è dovuto piegare a votare uno dei candidati di Forza Italia.
Il rifiuto di sedersi a un tavolo insieme a Berlusconi, messo in scena per timore delle possibili reazioni della base “grillina”, non “ copre” il fatto politico, inequivocabile, che Roberto Fico è stato eletto alla presidenza della Camera anche dai voti di Forza Italia e in base ad un accordo sottoscritto con lo “psiconano” di grillina definizione. Ora qualcuno che ragionasse come ragionano, con autoindulgente faziosità, quelli de “Il Fatto Quotidiano” potrebbe anche affermare,forzando un po’ l’accaduto, che dopo il “Renzusconi”,cioè l’accordo fra Renzi e Berlusconi,abbiamo il debutto del “Grillusconi”, cioè l’accordo fra M5Stelle e Berlusconi, l’embrione di un patto tipo “Nazareno”. Sono le leggi della politica che, per natura e definizione, è fatta di compromessi e di mediazioni. Proprio ciò che i grillini stanno cominciandoi a capire.
Vedremo come si svilupperanno le trattative per la formazione di un nuovo governo ma di una cosa si può stare certi. Il M5Stelle dovrà , nel tentativo di formare un governo, piegarsi ai compromessi necessari per avere i numeri che gli mancano. L’arroganza e la tracotanza della prima ora affidata a espressioni di finezza istituzionale come “abbiamo vinto e tutti dovranno fare i conti con noi” hanno già lasciato il posto ad espressioni più caute e sfumate.
Dal vaffanculo alla guida del Paese il percorso compiuto può,comprensibilmente,dare le vertigini ma ora bisogna affrontare la realtà e rispettare gli impegni presi con gli elettori, a cominciare dal reddito di cittadinanza, dai vitalizi e dal taglio delle spese per 30 miliardi. E se toccherà a Salvini,con un patto suicida, salvare il M5Stelle dal fallimento, bisognerà mettere in conto,per i miliardi che servono,l’abolizione della Legge Fornero e la flax tax al 15 per cento. “Grillusconi” a parte,il meglio o il peggio deve ancora venire. E se toccherà al peggio,speriamo che valga l’ottimismo di Marchionne. Diceva uno che se ne intendeva che “il potere logora chi non ce l’ha”. Ora tocca a loro e non bisogna “gufare”, c’è di mezzo un Paese di 60 milioni di cittadini che sono 6 volte più dei voti che i “grillini del vaffanculo” hanno ottenuto.