I CENTO GIORNI DI “ GIGGINO” DI MAIO E DEL “CAPITANO” SALVINI AL GOVERNO….

I CENTO GIORNI DI “ GIGGINO” DI MAIO E DEL “CAPITANO” SALVINI AL GOVERNO….

E’ prassi consolidata che ogni governo insediatosi alla guida del Paese deve, dopo i primi 100 giorni, sottoporsi ad una prima verifica delle cose fatte e degli impegni presi con l’elettorato. La prassi riguarda  tutti i governi a prescindere dai partiti che formano la maggioranza e che sostengono il governo.

Nel caso del governo pentastellato la verifica dei 100 giorni acquista maggior peso politico per il surplus di promesse fatte in campagna elettorale e per gli annunci a raffica che continuano a partire da Palazzo Chigi e dal consiglio dei ministri.

La verifica dei 100 giorni dice che non ha preso quota né la flat tax di Salvini né il reddito di cittadinanza di Luigi Di Maio che sono stati i cavalli di battaglia che hanno premiato la loro campagna elettorale.

Che flat tax,reddito di cittadinanza e modifica della legge Fornero presentassero incompatibilità insormontabili col quadro finanziario del Paese e i connessi vincoli con l’Unione Europea era cosa nota.

Il buon Cottarelli, padre della spending review,che per due giorni ha avuto l’incarico da Mattarella di formare un governo,  ha spiegato in più occasioni che, per rispettare gli impegni presi con gli elettori, Lega e M5Stelle dovevano  mettere insieme più o meno 100 miliardi che non si vede da dove possono uscire.

E siccome la realtà ha gioco facile sulla propaganda ( basta saper aspettare i tempi) Di Maio e Salvini stanno ripiegando su un reddito di 300 euro anzicchè 780, più simbolico che reale, e una flat tax “progressiva” (e quindi non “flat”) da applicare ad una prima fascia di soggetti e di imprese mentre per la legge Fornero si sta lavorando ad un abbassamento dell’età pensionabile applicando la “quota 100”, ovvero la somma dell’età anagrafica con gli anni di contributri versati.

Ma non è tutto perché le promesse e gli impegni presi in campagna elettorale riguardano anche gli stipendi dei parlamentari, i loro vitalizi da abolire, 30 miliardi di sprechi da recuperare per destinarli alle famiglie bisognose, ai giovani che non trovano lavoro, più in generale all’area del disagio e dei bisogni di quel “popolo” continuamente evocato e che nei sondaggi porta Lega e M5Stelle oltre il 60 per cento dei consensi.

Nel “contropiano” del 14 ,qui accanto nella colonna dei video, viene riproposto un passaggio del comizio tenuto da Luigi Di Maio a Roma,in Piazza del Popolo, il 2 marzo, dove prende impegno per il M5Stelle sui provvedimenti che il primo consiglio dei ministri adotterà in “soli 20 minuti”.La risposta del popolo osannante è il mitico grido “onestà!onestà!onestà! “.

Si dirà che in campagna elettorale si è portati a forzare le analisi e i ragionamenti e che è sempre accaduto che fra le promesse fatte e gli obiettivi da raggiungere c’è sempre un mare periglioso e insidioso da attraversare. Soprattutto in politica e soprattutto quando ci si muove in contesti internazionali caratterizzati da vincoli e impegni che vanno rispettati.

 “Giggino”Di Maio,però, non ha giustificazioni da accampare per quanto riguarda l’impegno sul dimezzamento  degli stipendi dei parlamentari, sull’abbattimento dei vitalizi della “casta” e sugli sperperi della spesa pubblica quantizzati in 30 miliardi. Su questi impegni da mantenere non c’entra nulla il rapporto deficit-pil né il debito pubblico né la “cattiva Bruxelles” con gli euroburosauri.

Come pure il governo ha mano libera, ora che ha approvato il decreto anticorruzione, per recuperare risorse e per equlibrare nelle patrie galere la presenza di “colletti bianchi” con i piccoli spacciatori di droga,  i detenuti di colore e i poveri cristi che non hanno avvocati da pagare e santi in paradiso da cui farsi proteggere.                                                                             

Attendiamo il sovraeccitato ministro Bonafede alla prova dei fatti come attendiamo da Salvini, da Di Maio e da tutto il “cucuzzaro” pentastellato, in attesa della flat tax per cui non ci sono le risorse, provvedimenti severi e produttivi contro l’evasione fiscale. Il “popolo” apprezzerà. E sempre il popolo apprezzerà se, dopo aver consentito a chiunque di tenere in casa una pistola contro i ladri,il ministro degli Interni farà qualcosa di serio e di significativo contro mafia,camorra e ‘ndrangheta dopo il dimostrativo bagno nella piscina sequestrata al boss.

Non è dato prevedere quanto ancora Salvini utilizzerà l’emergenza migranti come arma di distrazione di massa dai problemi veri del Paese, a fronte di un abbattimento degli sbarchi dell’80 per cento, ma il “popolo” prima o poi realizzerà-come è sempre accaduto- di essere stato imbrogliato e che di “cambiamento” vero se ne è visto poco.Le aspettative c’erano tutte.

E questo non per tornare a votare i partiti della “casta” ma per restarsene a casa, lontano dalla politica e  in attesa di governanti  più responsabili e più credibili.