IL DIRITTO ALLA SALUTE E IL TOUR ELETTORALE DI DINATALE
Ci vuole una gran disinvoltura e una certa dose di cinismo politico per costruire una candidatura elettorale sulle disgrazie e le ignominie del servizio sanitario calabrese senza denunciarne le responsabilità in alto e in basso.Eppure l’ineffabile presidente del consiglio comunale di Paola, Graziano Di Natale, che nel recente passato non ha avuto imbarazzo a collegare il suo ruolo politico ai braccialetti rossi di una delicata e nobilissima solidarietà collettiva, in vista delle elezioni regionali d’autunno, si è inventato un tour negli ospedali della provincia sul presupposto che rientri nelle sue competenze politiche di consigliere provinciale.
Si dà il caso che la sanità calabrese è al centro delle più rovinose gestioni politico-manageriali per sprechi,incompetenze,ruberie,connivenze,omissioni. Per il 18 prossimo è annunciato a Gioia Tauro un consiglio dei ministri straordinario che, con l’occasione, dovrebbe emanare l’annunciato decreto voluto dalla ministra della sanità,Giulia Grillo, per affrontare con realistica consapevolezza la situazione “incancrenita” (sono parole sue) in cui versa la sanità in Calabria.E’ previsto un rafforzamento dei NAS e della Guardia di Finanza, un’attività di stretto controllo affidata all’Agenas e ,soprattutto, maggiori poteri ai commissari Cotticelli e Schael. Le condizioni in cui versa il servizio sanitario calabrese sono riassumibili in pochi numeri. Su circa 1.500 posti letto previsti per acuti ne sono disponibili poco più di 1.100. La migrazione sanitaria grava sulle casse regionali per oltre 300 milioni l’anno perché i cittadini calabresi bisognosi di cure alla pelle ci tengono e,per come la politica ha ridotto gli ospedali calabresi, non si fidano. Su 9 fra ASP e Aziende ospedaliere (cioè ospedali) ben 7 presentano bilanci passivi.
Il 2018 chiude con un saldo debitore di 160 milioni e dal 2015 a oggi, le passività cumulate raggiungono i 500 milioni. Nell’ASP di Reggio non si fanno bilanci dal 2013 e, per quanto riguarda i pronto-soccorso, operano tutti border-line che è un modo di dire per non dover affermare che offrono servizi sotto i livelli essenziali di assistenza. Addirittura quasi tutti gli ospedali calabresi operano “sotto” i livelli normativi per cui andrebbero chiusi. In un recente convegno svoltosi a Catanzaro sul fenomeno della corruzione, il ministro della Giustizia Bonafede ha affermato che in Calabria tutti i settori ne sono contaminati compresa la sanità.Per di più, ciliegino sulla torta, sono quanto mai acclarate infiltrazioni mafiose nella gestione dei servizi e delle strutture sanitarie. Tutto ciò denunciato come “grido di dolore” del commissario Cotticelli,ex-generale dei carabinieri che,evidentemente, ha capito dov’è il marcio da combattere ed ha convinto la ministra Grillo a dargli maggiori poteri. Ora tutti tremano,soprattutto il livello politico, e c’è qualche anima bella che in parlamento si appella alla Costituzione contro il decreto che si annuncia e che verosimilmente farà molte vittime,soprattutto alla vigilia di una campagna elettorale complicata di per sé.
Ora in questo scenario di devastazione del servizio sanitario regionale fatto di ruberie,stravolgimenti,sprechi,inadeguatezze,passività accumulate, viene fuori Graziano Di Natale, politico di estrema periferia con ascendenze dinastiche democristiane coniugalmente acquisite, il quale si mette a fare un giro per gli ospedali della provincia di Cosenza, guarda caso coincidenti territorialmente col collegio elettorale per le elezioni regionali, non si è capito con quali finalità, atteso che fino ad oggi ha soltanto sollevato, con una intuizione geniale, il problema di quante partorienti si rivolgono all’ospedale di Cetraro e quante all’ospedale di Paola. Al di là della irrilevanza del problema sollevato, vista la situazione tragica in cui versano tutti gli ospedali,Paola e Cetraro inclusi, Di Natale nella sua semplicità di politico ruspante ritiene che nessuno abbia accostato il suo tour e il suo interessamento all’ospedale di Cetraro alla presenza sul campo elettorale tirrenico di Giuseppe Aieta, consigliere regionale uscente, politicamente uno statista rispetto a De Natale, se non fosse per certa sua subalternità acritica all’azione politica di Mario Oliverio che di suo ci ha messo molto per ridurre la sanità nelle condizioni in cui versa.
Per concludere, siccome non si può negare a de Natale il diritto di correre,per sé e per i diritti dinastici ed elettorali acquisiti, per uno scranno di 15 mila euro lordi al mese in consiglio regionale, gli si dovrebbe consigliare di profondere il suo impegno sul terreno che gli è più familiare dove i problemi non mancano, a cominciare dall’ospedale di Paola costruito su una frana. Ma non è soltanto l’ospedale.Paola meriterebbe, dopo Cosenza, di essere la seconda città della Calabria per un complesso di elementi convergenti.E’ a 20 minuti di auto da Cosenza e col suo lungomare,le piste ciclabili realizzate dalla passata amministrazione, il richiamo del turismo religioso per la presenza conventuale del Santo, la posizione baricentrica nel Tirreno cosentino, lo snodo ferroviario e una popolazione intelligente di sani e democratici sentimenti, meriterebbe una immagine e una attrattività che non si vede all’orizzonte. Non che sia colpa di De Natale, che assolve con inossidabile e incontrastata modestia al ruolo di presidente del consiglio comunale, ma visto che ha questa smania spiegabile di stare sulla scena in vista del voto regionale, gli si dovrebbe consigliare di misurarsi ed impegnarsi sui problemi di Paola, che oggi non sono pochi, e le sue potenzialità che sono molte e che darebbero impulso all’economia locale e alla creazione di posti di lavoro non solo nel turismo.Ma questi sono problemi seri e non basterebbe una foto sotto la statua di San Francesco da mettere su facebook.