NEL BALLOTTAGGIO A RENDE WHATSAPP INFLUENZA MA NON DECIDE IL RISULTATO…
La si può raccontare come si vuole ma i numeri sono là a confermare che la vittoria di Marcello Manna, sindaco uscente, è piena e legittima. Ha vinto mantenendo un profilo istituzionale e puntando tutto sulla roulette del “nuovo” e del “vecchio”, del “presente” e del “ passato”. E i cittadini di Rende hanno fatto la loro scelta.
Ma il voto di Rende ha una portata più generale nel senso che la “vecchia politica” esce sconfitta perché non ha saputo fornire sufficienti elementi cambiamento. Il “ritorno al futuro”, rivendicando il passato, non ha funzionato. Nessuno ha mai messo in discussione quanto realizzato dalle amministrazioni “riformiste” ispirate da Sandro Principe ma, evidentemente, la “domanda politica” era di andare oltre.
Non solo.Il centrosinistra messo insieme da Principe al secondo turno si è rivelato raccogliticcio e disomogeneo. L’elettorato del primo turno si è sentito libero al secondo turno di scegliere al di là delle appartenenze del primo turno. A favore di Manna c’è stato un travaso netto di voti provenienti dalle liste che avevano sostenuto altri candidati. Ecco perché la vittoria di Manna è pienamente legittima e tocca ai leader delle formazioni confluite sulla candidatura di Principe spiegare perché le indicazioni di voto sono state disattese. In questo sta il significato del voto di Rende che, proprio perché contrario alla logica dei numeri, nettamente favorevoli a Principe,configura un ribaltamento e uno stravolgimento delle previsioni accreditate.
E’ doveroso, però, tenere conto di una variabile che si è inserita nella campagna elettorale e che ne ha sconvolto i ritmi e la discussione. E’ stato detto e scritto che al primo turno è stata una campagna anemica, condotta sott’acqua, con un esercito di 550 candidati al consiglio comunale che hanno setacciato quartieri e fabbricati, mobilitando parentele, amicizie e conoscenze. I candidati a sindaco sono stati nove , non sono andati oltre incontri negli alberghi e comizi di chiusura, con pochissimi manifesti e tensione bassissima.
Ad accendere la campagna elettorale è intervenuto un accadimento che andava circoscritto al folklore della politica ma che non doveva diventare prevalente rispetto al futuro amministrativo di Rende per come prospettato dai due contendenti. Così non è stato. Sarebbe disonesto intellettualmente sminuire la vittoria di Manna su Principe ma sarebbe ugualmente disonesto sottovalutare l’impatto che ha avuto, nell’orientamento del voto, l’ormai famoso “fuori onda” avvenuto nello studio televisivo di TEN nel corso di un faccia a faccia tra Manna e Principe.
Viviamo tempi in cui il bon ton è fuori moda, le buone maniere non hanno quotazioni vincenti, i “vaffanculo” portano un confuso e rancoroso movimento di protesta al governo del Paese, le emittenti televisive forniscono trasmissioni pecorecce ad ogni ora del giorno e della notte, i comici costruiscono i loro successi arricchendo il loro lessico con espressioni da caserma ma ciò non vuol dire che si può scantonare liberamente senza pagarne le conseguenze. E’ una questione di contesto, non vi è dubbio e l’abuso della citazione del sesso maschile per guadagnarsi la simpatia del pubblico paga se vi ricorre un comico come Grillo o come Maurizio Crozza ma ha un impatto completamente diverso se ricorre in un confronto istituzionale.
Il problema è e rimane che Principe è scivolato nel turpiloquio in modo inconsapevole, ritenendo cioè, di non essere registrato in quanto in pausa pubblicitaria.Il che non lo giustifica e meno che mai lo assolve dal linguaggio utilizzato ma va riconosciuto che l’accaduto ha avuto un grande impatto sullo svolgimento della campagna elettorale. Le persone cosiddette “benpensanti” non hanno apprezzato- si fa per dire- i termini del confronto usati da Principe nei confronti di Manna sia pure a microfoni che si ritenevano e dovevano essere spenti.
E’ stata una esplosione di lazzi e di vignette, fotomontaggi e versi in prosa, una gara a chi sbeffeggiava di più , un dilagante sberleffo che ha fatto precipitare il confronto politico nella risata grassa e sbracata che ha, implicitamente e non necessariamente, come obiettivo, la distruzione dell’immagine del personaggio in questione-
E’ stata per una settimana una grandinata di derisioni e irrisioni che, in gran parte, non si ponevano il problema del voto al ballottaggio ma partecipavano inconsapevolmente ad un gioco al massacro che non va sottovalutato ai fini del risultato finale.Oggi possiamo dire che Manna sarebbe stato eletto anche senza l’incidente del “fuori onda” nello studio di TEN ma non si può nemmeno affermare che non abbia avuto un impatto negativo e penalizzante per Principe.
Mentre su WhatsApp grandinavano lazzi e vignette a danno di Principe lo staff che curava la comunicazione inviava comunicati stampa e lettere agli impiegati comunali.Avrebbe potuto fare qualcosa di più e di meno inutile, accettando il corpo a corpo su WhatsApp, cercando di spostare lo scontro sul futuro amministrativo di Rende per come visto da Manna e visto da Principe. E’ accaduto,invece, che al comizio di Principe a Commenda c’era chi si diceva convinto che il “fuori onda”, per la sua spontaneità e radicalità, avrebbe fatto guadagnare consensi a Principe. E’ andata come è andata.Sarà per un’altra volta. Auguri a Marcello Manna di buon lavoro.