NELLA GUERRA DI OLIVERIO AL PD SILURATI RUBETTINO E TALARICO…
Come andrà a finire non è dato saperlo ma il conflitto in corso fra Mario Oliverio e il suo partito di appartenenza, il PD, ne uscirà comunque sfigurato,indebolito e più bisognoso che mai di restyling.
Diciamo che il Nazareno, cioè Zingaretti, Oddati e Graziano non hanno avuto il coraggio di spiegare ad Oliverio le vere ragioni della sua incandidabilità preferendo giocare con le fumisterie del politichese che dice e non dice. Un dirigente di lungo corso come Oliverio non lo si può delegittimare in maniera così plateale baipassando le procedure statutarie e ignorando i pronunciamenti degli organismi territoriali.
Si è cercato di accreditare la versione che la incandidabilità di Oliverio discenderebbe da una telefonata nel corso della quale Nicola Gratteri, procuratrore antimafia per eccellenza, avrebbe sconsigliato Zingaretti a ricandidare Oliverio. Di questa versione si è resa interprete la deputata Enza Bruno Bossio, politicamente legata a filo doppio con Oliverio, incardinandola alle pendenze giudiziarie di Oliverio che vedono coinvolta la stessa Bruno Bossio.
Nicola Gratteri , ospite su la 7 della trasmissione della Gruber, ha seccamente classificato la sua chiamata in causa una provocazione che non lo scalfisce minimamente e che va ad aggiungersi ad altre provocazioni che non hanno avuto alcun seguito e che non lo hanno distratto dai suoi compiti.
Resta il problema politico che Oliverio pone con la sua ostinazione a mantenere in campo la ricandidatura alla presidenza della giunta regionale nonostante l’irremovibilità della segreteria nazionale. Non bisogna avere competenze politiche speciali per capire che sarebbe quanto mai mortificante per Zingaretti, Oddati e Graziano subire l’imposizione di Oliverio che ha messo su un vero esercito di agguerriti sostenitori della sua candidatura.
Dopo i 250 sindaci, i circoli del PD, le 4.500 firme di iscritti a sostegno alla sua candidatura, la solidarietà dei segretari provinciali e tutta la nomenclatura del centrosinistra, Oliverio ha cominciato a silurare i candidati a lui alternativi in trattativa con Zingaretti.
Il primo a dover rinunciare, colpito da un documento firmato da esponenti del PD schierati con Oliverio, è stato Florindo Rubettino, titolare della omonima prestigiosa casa editrice, sponsorizzato da Agazio Loiero e gradito a Zingaretti. Il siluro è stata la collocazione avuta da Rubettino nel consiglio comunale di Soveria Mannelli nello schieramento di centrodestra.Rubettino ha capito in quale situazione rischiava di cacciarsi, restio alle risse e alle lotte fratricide ha ringraziato ed è tornato felicemente alle sue incombenze di editore.
Il secondo siluro, sempre sparato dalle postazioni di Oliverio, ha colpito Maurizio Talarico,personaggio poco noto alla platea politica ma, a quanto pare, imprenditore di suiccesso,originario di Pizzo, affermatosi per la sua produzione di cravatte ricercate dalla vipperia internazionale.Donal Trump in primis.
A dire il vero cosa possa avere a che fare la bravura di Talarico a confezionare cravatte con l’agonia economica, sociale, morale in cui si dibatte la Calabria fra mille emergenze mai risolte, nessuno lo ha spiegato. Lui,però, all’idea della candidatura alla prima carica del governo regionale, si è inebriato, ha fatto finta di tentennare ma poi si è dichiarato disponibile ed ha inviato a Zingaretti il suo programma elettorale.
Nemmeno il tempo di leggerlo il programma di Talarico che Zingaretti si è visto arrivare via WatsApp una foto che ritrae Talarico in un gioioso selfie con Matteo Salvini, si presume dopo l’acquisto di una cravatta ostentata.E ci poteva pure stare se la foto era riconducibile ad un rapporto fornitore-cliente, anche se si trattava del tribuno della Val Brembana che notoriamente ha scarsa familiarità e confidenza con le cravatte. Ma la didascalia che accompagnava la foto precisava che, a parte il selfie con Salvini, il produttore di cravatte è stato consigliere comunale in Calabria anche lui collocato in uno schieramento di centrodestra. Talarico,invece, aveva tenuto a far sapere che, ai tempi del PSI, era stato segretario provinciale a Catanzaro. Peggio ancora ma Talarico non arretra e fa saper e che è pronto a candidarsi “ a prescindere dal PD”.
Così,” a prescindere dal PD”, sono in due, Oliverio e Talarico, a restare in campo per la presidenza della giunta regionale.Prima che, in questa comica finale a due mesi dal voto, il ridicolo seppellisca il PD nella sua rappresentanza nazionale e calabrese,sarebbe ora che qualcuno responsabilmente tirasse fuori una candidatura dignitosa,idonea e calibrata soprattutto per far dimenticare le miserie che stanno accompagnando la scelta del candidato di centrosinistra.
A voce bassa, dagli anfratti minoritari della sinistra e nel silenzio di quella intellettual-aristocratica, è stato avanzato il nome di Anna Falcone, un nome in grado di esprimere cambiamento, competenza ,trasparenza, affidabilità, rigore morale, passione e impegno. Cosentina,avvocato costituzionalista, militante della sinistra larga e mediaticamente nota a livello nazionale, Anna Falcone è una donna che , declinata al femminile, con buon anticipo sulle altre, si è messa alla pari col mondo maschile mettendo in discussione il “ potere del testosterone” e i privilegi connessi.