REGIONALI:LA DISPERAZIONE DI OLIVERIO E IL CORAGGIO DI CALLIPO
La tornata elettorale che si concluderà nelle urne il 26 gennaio resterà nella storia della Calabria come il punto più alto dell’imbarbarimento della politica. Si va per bande ma non è una novità. Il fatto nuovo è che all’interno delle “bande” è scontro incrociato per la prevalenza dei personalismi. Ognuno si gioca il suo destino.
Non è il vecchio gioco delle “correnti” di matrice democristiana che, nella lotta per il potere, aveva comunque le sue regole. Questa consultazione elettorale più che riguardare i territori con le loro specificità, come cerca di far capire Bonaccini in Emilia, si va configurando come la verifica della tenuta del governo in carica e il conseguente ribaltamento degli equilibri politici.
Non sono i “pieni poteri” che Salvini invocava dalla spiaggia del Papeete ma la conquista per via democratica di Palazzo Chigi, dove ha sede il capo del governo.Per il momento può bastare. C’è l’imprevisto delle “sardine” e delle piazze piene, inimmaginabile ai tempi del Papeete, ma Salvini ostenta sicurezza e continua a capitalizzare politicamente selfie con chi si è convinto che i guai dell’Italia dipendono dai migranti e dall’Europa.
Si vedrà dopo il 26 gennaio che impatto avrà il voto regionale sulla tenuta del governo mentre è quanto mai evidente lo stato confusionale che precede la scelta dei candidati alla guida del governo regionale.
A cominciare dal PD che attraversa in Calabria il momento più difficile della sua storia recente e più lontana. Si è sull’orlo della dissoluzione del partito e delle sue articolazioni territoriali perché lo scontro è fra il PD, per come organizzato e gerarchicamente responsabilizzato sotto il controllo degli organismi nazionali, e una consorteria di potere che si è andata aggrumando al suo interno e che oggi ha come leader riconosciuto il presidente uscente Mario Oliverio e l’entourage che si è venuto a creare intorno a lui nel corso dei due mandati alla guida dell’amministrazione provinciale di Cosenza.
Ma c’è di più.Nella consorteria di potere, a parte nani e ballerine che non mancano mai, sono stati cooptati i feudatari delle sigle del centrosinistra che hanno fatto muro contro il PD nazionale nel sostenere la ricandidatura di Mario Oliverio. Ad oggi senza ottenere nullla. Ultimo tentativo a ridosso dell’annuncio che il PD ha indicato Pippo Callipo , scelto per realizzare-parole di Zingaretti-“la rivoluzione dolce” per il cambiamento.
E’ la decisione definitiva di Zingaretti, Oddati e Graziano che da mesi sono bersaglio di un pressing senza sosta in favore di Oliverio. L’ultima supplica arriva dal solito hotel del centrosinistra, cioè dove è solito riunirsi, ed è la richiesta-proposta di fare le “primarie” con Callipo “dentro” il tritacarne delle note primarie alla calabrese.
E qui comincia il dramma umano di Mario Oliverio, comunista della prima ora, cresciuto nella mistica del PCI ma ,nelle sue successive evoluzioni, passando agevolmente dalle lotte proletarie alle cravatte di Marinella , per quattro legislature deputato concluse le quali si è candidato alla guida dell’amministrazione provinciale di Cosenza doppiando il mandato. Oggi Oliverio può vantare un trattamento pensionistico, al di là dell’ attuale indennità di carica, pari a quello dei boiardi di Stato.Almeno così si racconta senza che siano mai intervenute rettifiche o smentite.
Ora Oliverio è chiamato a fare una scelta dolorosa-si può dargliene atto- ma la vita pone a tutti delle prove difficili.La disperazione di Oliverio, consapevole di giocarsi non tanto il futuro quanto il passato vissuto sempre nella stessa “ditta”, si può cogliere nella dichiarazione fatta ai giornalisti a margine dell’ultima riunione di giunta.Richiesto di commentare l’ annuncio della candidatura di Callipo fatta dal PD ha dichiarato:” Non ho mai detto Oliverio o morte”.Sarà ma ambienti bene informati riferiscono che è stata già creata la segreteria politica per dare inizio alla campagna elettorale fuori dal PD e contro il PD. Non è decisione da poco.
Resta da vedere quanti lo seguiranno nella diaspora dal PD perché saranno tutti chiamati a pronunciarsi e a sciogliere ogni ambiguità.Il commissario Graziano è stato inequivocabile:”Chi sta con Oliverio è fuori dal PD”.
L’altro dramma si va consumando nel M5Stelle dove la leadership di Di Maio è fortemente contestata per la contraddittorietà delle sue indicazioni sul candidato da scegliere una volta deciso se partecipare o meno al voto.Alla fine pare che l’abbia spuntata il giovane docente di economia all’Unical,Francesco Aiello, sottoposto alla verifica dei requisiti e sputtanato per abitare in una palazzina dei genitori che debbono rispondere di abuso edilizio. E ora, come se nulla fosse accaduto,dovranno andare in giro a chiedere voti per lui .Se non è imbarbarimento questo come vogliamo chiamarlo?
Manca ancora il candidato del centrodestra perché non c’è intesa fra gli alleati, con Salvini che mantiene il veto su Mario Occhiuto e il sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, che scalda i muscoli ai margini del campo.
Con la candidatura di Pippo Callipo i calabresi sono chiamati, al di là delle appartenenze, a riflettere sulla personalità di colui che sarà pure il “re del tonno” ma è soprattutto un cittadino-imprenditore coraggioso, che ha resistito alle intimidazioni della ndrangheta, che fa partecipare maestranze e personale alla gestione delle sue aziende, che invoca la legalità e la trasparenza a tutti i livelli istituzionali, che da presidente degli imprenditori calabresi ha teorizzato la distinzione fra imprenditori che rischiano con le loro imprese e i “prenditori” che con la spesa pubblica arraffano finanziamenti agevolati che non producono né ricchezza né occupazione.
Ma c’è una denuncia fatta da Pippo Callipo nel suo provato impegno “civico” che sovrasta tutte le altre ed è quella in cui individua nella burocrazia regionale “la mafia con la penna” al posto della lupara.Ora tocca ai calabresi scegliere da chi farsi governare.