IL POTERE CHE LOGORA CHI HA PAURA DI PERDERLO….
( GERARDO MARIO OLIVERIO )
Vale per Salvini e vale per Renzi, vale per Conte e vale per Di Maio,vale per Berlusconi e vale per Zingaretti che vede, da posizioni di potere, la possibilità di bloccare l’avanzata sovranista a trazione leghista. A guardare più in alto vale per Trump e vale anche per Boris Johnson.
Nella Calabria “saudita”, dei califfati politici e degli emirati elettorali, mai lo scontro era stato così duro all’interno dei partiti per la scelta dei candidati alla presidenza della giunta. Sono saltati gli statuti che regolano la vita interna, sono saltati gli accordi nella ripartizione dei candidati per regione.
Iniziamo dal PD e dalla ossessione compulsiva di Gerardo Mario Oliverio di imporre la sua ricandidatura contro ogni valutazione contraria. Non valgono i sondaggi,non valgono le classifiche che lo collocano all’ultimo posto nella graduatoria che riguarda il consenso riscosso dai governatori nelle rispettive realtà. Oliverio ha messo su una sorta di crociata in nome del potere che ha esercitato e che vuole continuare ad esercitare, costi quello che costi, contro il PD e contro chiunque si opponga.
Ha cominciato con buon anticipo, forse fiutando il vento che spirava contro, chiamando a raccolta tutti coloro che, in qualche modo, nei 5 anni di governo regionale, hanno beneficiato della sua generosità. Ci sono i sindaci che hanno ottenuto finanziamenti e ai quali ne sono stati promessi altri.Ci sono i funzionari di partito o comunque esponenti del PD che sono entrati a frotte nelle “strutture” di supporto al consiglio e alla giunta con compensi “di lotta e di governo”, considerato il duplice ruolo di segretario di federazione o di circolo e di dipendente regionale senza obbligo di firma. Poi ci sono i “prenditori” di fondi europei e di finanziamenti regionali che , a stare sul mercato con le proprie gambe e capacità, non durerebbero un mese.Da non trascurare,soprattutto, la zona grigia delle consulenze e degli incarichi negli enti sub-regionali quelli,per intenderci, con buchi milionari nei bilanci che hanno attivato la magistratura inquirente.E poi c’è l’esercito sterminato di coloro che versano nel bisogno, se non nella povertà, che hanno accesso a contributi e sussidi e che diventano massa di manovra per il voto di scambio.
Non è quindi soltanto Oliverio insieme ai feudatari del centrosinistra di parata a soffrire per l’incombente scenario del potere che passa di mano e che “non fa prigionieri”, visto l’imbarbarimento della lotta politica. C‘è quella folla che ha riempito i teatri ma che ha evitato le piazze e che in qualche modo si trova coinvolta, per benefici, promesse o aspettative, nel destino politico di Oliverio.La determinazione con cui Zingaretti ,Oddati e Graziano hanno mantenuto, nonostante le pressioni e le minacce, la decisione di non ricandidare Oliverio ha generato una esplosione di ridicolo con richiami allo stalinismo e Oliverio assurto a vittima incolpevole come Solgenitsin. Ma qui si entra nel folclore ed è un altro aspetto del “fare politica” in Calabria al di là delle esagerazioni di Cetto La Qualunque.