SE IL CORONAVIRUS SI ESPANDE AL SUD-LE RAGIONI DI CONTE
Ormai siamo tutti consapevoli che la situazione è seria.Lo si desume anche dai diminuiti interventi sui social dei pensatori “da tastiera” del bar sotto casa che, messi di fronte ai numeri e alla realtà dell’antivirus che tarda a venire, hanno cominciato ad aver paura, aggravata ovviamente dal grado di ignoranza. Dopo essersi avventurati nelle più fantasiose ipotesi circa l’origine del virus e degli interessi cui sarebbe funzionale, ora balbettano.Meglio così.Vuol dire che, quando riprenderanno a straparlare e a sproloquiare, il peggio sarà passato e torneremo a ridere.
Intanto la situazione non incoraggia all’ottimismo anche se i guariti in considerevole aumento sono una buona notizia.Le scuole chiuse,decisione necessaria e inevitabile, rappresenta una lacerazione sotto il profilo psicologico perché mette in crisi un rapporto delicato ed essenziale qual è quello scuola-famiglie. E’ la nostra quotidianità che viene stravolta, la nostra vita di relazioni, nella famiglia, sul lavoro e nella società.
Dopo una controversa “narrazione” sulla gravità del contagio, con responsabilità non marginali dei media e di chi vi lavora, sembra ormai acquisito che ci troviamo di fronte ad un nemico oscuro che possiamo, al momento, soltanto contenere nel suo espandersi e prevenire nel suo manifestarsi.La paura diventa angoscia e matura il convincimento che la soluzione definitiva potrà venire soltanto dalla scienza, dalla ricerca, dal sapere che ,per definizione, è patrimonio di tutta l’umanità.
Nelle misure adottate dal governo, non senza diversità di vedute all’interno del consiglio dei ministri, c’è qualcosa che riguarda da vicino il sud e,quindi,la Calabria. Il presidente Conte avrebbe motivato le decisioni adottate ,prendendosene la responsabilità in quanto “timoniere”, con una preoccupazione fondata e non eludibile. Se il virus dovesse espandersi al sud-questo il monito di Conte che ha ammutolito tutti- sarebbe un disastro perché il virus troverebbe strutture ospedaliere e personale addetto impreparati. Se la Lombardia si trova nelle difficoltà che deve affrontare, non ci vuole molto a immaginare cosa accadrebbe al sud. Ecco perché l’imperativo è contenere il contagio nelle realtà di maggiore criticità e per riuscirci bisogna ricorrere a misure estreme, come quelle adottate.
Tornando al sud, al monito di Conte ora ripreso dalla stampa nazionale, una riflessione è necessaria e riguarda, soprattutto, le regioni con flussi consistenti di emigrazione sanitaria al nord.Se in condizioni normali è già difficile potersi curare in Calabria, figurarsi in caso di emergenza. Sappiamo tutti in quali condizioni versano le strutture ospedaliere calabresi e quali sono le responsabilità del livello politico e della decennale gestione commissariale ma i calabresi non hanno battuto colpo. Alle elezioni regionali del 26 gennaio su 10 calabresi 6 non sono andati a votare, per dire qual è il grado di consapevolezza dei problemi e delle responsabilità di chi i problemi e le inefficienze li ha creati.
Nessuno,ad oggi, ha chiesto conto alle bande di potere che hanno occupato gli ospedali e le ASP trasformandoli in serbatoi elettorali, mortificando e umiliando la competenza e la professionalità dei medici non asserviti alla politica, a vantaggio di modeste figure in carriera con l’unico merito di una appartenenza politica che ha subordinato il diritto alla salute del cittadino agli interessi elettorali del partito e dei suoi feudatari.
Abbiamo appreso di ASP con bilanci dissestati, di altre che hanno pagato per tre volte la stessa fattura, di medici che hanno lasciato le corsie dell’ospedale per imboscarsi dietro scrivanie con compiti amministrativi e non è successo nulla.Le scene ai prontosoccorso degli ospedali calabresi sono scene da quarto mondo e non succede nulla. Mancano centinaia di medici e infermieri ma le assunzioni sono bloccate in forza di un decreto governativo che ha reso complicata anche l’acquisizione dei medicinali .Nessuno vuole sapere come si è arrivati a tutto questo in un contesto di impunità generalizzata.
I parlamentari calabresi 5Stelle che fanno i moralizzatori e i giacobini nel week end, dovrebbero prendersi la briga, se vogliono fare verità storica e pulizia in sanità, di ricostruire la composizione delle bande di potere che, negli anni, hanno stravolto qualitativamente il servizio sanitario assoggettandone la spesa, che impegna il 70% del bilancio regionale, a logiche di potere e di consenso elettorale.
Oggi che il virus minaccia il sud e la Calabria, apprendiamo che il presidente dell’ordine dei medici di Cosenza, Eugenio Corcioni, ha lanciato l’allarme che”ad oggi nessuna iniziativa organica e strutturale è stata assunta per dotare tutti gli operatori sanitari dei necessari equipaggiamenti di difesa personale dal contagio…”. A questo siamo nel profondo sud.Ovvero Conte non ha detto tutto.