SCAMPATA LA “CARNEFICINA “….NON DIMENTICHIAMO….
Non è dato sapere per quali ragioni il consiglio regionale ,insediatosi per concretizzare l’elezione avvenuta e accedere alle indennità previste, non abbia dato seguito all’ardore con cui, con linguistica politichese puramente autoreferenziale, ha esaltato le alte funzioni del “massimo organismo elettivo”soprattutto nella situazione di drammatica emergenza che il Paese sta vivendo.
Sta di fatto che se la giunta guidata da Jole Santelli sta , con i mezzi disponibili,ottemperando alle incombenze di contrasto alla propagazione del virus, il consiglio regionale latita.Sempre sollecito ad adeguare ed estendere i trattamenti e i privilegi del parlamento nazionale al consiglio regionale , nell’occasione “lor signori”-come direbbe Fortebraccio- si sono guardati bene dall’emulare deputati e senatori della Repubblica che,pur con le dovute cautele e misure di sicurezza, hanno avvertito la ineludibilità di non venire meno alle loro responsabilità.
Pippo Callipo, leader e consigliere del movimento “Io resto in Calabria”, sta sollecitando, inascoltato, che il consiglio trovi le modalità per assolvere ai suoi compiti istituzionali tanto più necessari per la situazione esistente.L’aula del consiglio regionale consente largamente il distanziamento fra i singoli consiglieri e, là dove si volesse eccedere con la prudenza,si potrebbe articolare i lavori in modo che siano i capigruppo a prendere la parola e rappresentare le posizioni.
Niente di niente. Mancano i capigruppo, mancano le commissioni e resta bloccato il bilancio la cui approvazione è preliminare ad ogni investimento e decisioni di spesa.I soliti beneinformati fanno sapere che non c’è accordo sulla composizione delle commissioni e che,per soddisfare tutti gli appetiti sul tavolo delle trattative, si pensa di creare una nuova commissione.Non resta che prenderne atto, in attesa che motivazioni meno ignobili vengano addotte da qualcuno che non vuole essere coinvolto nel gioco sporco e parassitario della politica.
C’è il bilancio da approvare, lasciato in eredità dal consiglio precedente, ci sono fondi comunitari inutilizzati da attivare e spendere che Carlo Guccione ragguaglia a 1 miliardo e mezzo di euro, c’è soprattutto da fare verità sulla spesa sanitaria, le responsabilità commissariali, le rendite di posizione,le passività accumulate, gli imbrogli, ,le ruberie,la gestione delle case per anziani, gli ospedali chiusi, le strutture eventualmente disponibili nell’emergenza e, soprattutto, dove e perchè sono stati insabbiati i progetti dei nuovi ospedali compreso quello di Cosenza.
Se risponde al vero quanto affermato concordemente dai più autorevoli esperti che stanno seguendo la pandemia e cioè che in Calabria, con un focolaio infettivo come quelli registrati al nord, si avrebbe una (testuale) “strage”,una (testuale) “carneficina” per come è strutturata l’organizzazione e l’efficienza della sanità calabrese. Sarà bene, quando il peggio sarà alle nostre spalle, ricordarci di queste parole, di questa verità non più occultabile perché se si possono nascondere o manipolare i contagi non si possono nascondere certamente i morti.
Debbono essere i calabresi, almeno tutti coloro che non vogliono essere complici delle nefandezze politiche , amministrative e gestionali che pesano sulla sanità calabrese, a chiedere verità e trasparenza sui dati strutturali del servizio sanitario regionale.Non si può difendere il diritto alla salute se non si conoscono gli strumenti e le dotazioni di cui il servizio dispone a fronte della spesa sanitaria consolidata.
Qualcuno dovrà dirci, dopo quelli chiusi,quanti ospedali operativi abbiamo su tutto il territorio regionale, con quanti posti letto, con quali specializzazioni e professionalità, con quali organici di personale, con quale vicinanza alle popolazioni da assistere territorialmente.Scampata la “carneficina”,tornerà utile sapere quanti sono i posti di terapia intensiva, di quanti ventilatori polmonari dispongono gli ospedali, per non dire dei tamponi e delle mascherine.E anche con l’emigrazione sanitaria bisogna vedere chi si arricchisce.
La storia della sanità calabrese, compreso il settore privato parassitario e inefficiente, ha nomi e cognomi e non è di processi al passato che si sente il bisogno ma di profondi cambiamenti per quanto riguarda l’immediato futuro.Se non andrà a buon fine l’auspicio, sempre più largamente condiviso ,che la sanità torni nella competenza del governo nazionale e della scienza medica, con carriere affidate al merito e alla competenza, in modo da sottrarla alle fameliche clientele create dal mercato elettorale della politica, dovranno essere i cittadini a vigilare perché il diritto alla salute non venga stravolto e ridotto a vuota enunciazione.Diversamente, essere scampati alla “carneficina” non ci avrà insegnato nulla.