ITALIA COVID19-I FURBI DI OGNIVOLTA E I FESSI DI SEMPRE….
In attesa dei miliardi promessi dall’Unione Europea e annunciati dal presidente Conte,dal commissario Gentiloni e dal presidente del parlamento europeo,Davide Sassoli, i conti vanno fatti con quello che c’è in casa e che notoriamente è poco.
Abbiamo appreso che, chi più chi meno, tutti abbiamo pagato economicamente un tributo al corona-virus, con rinunce e sacrifici, e non è per niente detto che sia finita.Che arrivi o meno in autunno “la seconda ondata”, lo scenario si presenta drammatico per molte imprese i cui bilanci dipendono non solo dalla produttività ma anche dell’export.
Il sistema produttivo del nostro Paese è stato collassato dalle misure che il virus ha costretto ad adottare e, a conti fatti, nonostante il prezzo altissimo pagato in vite umane, guardando ad altre realtà ancora in grandi difficoltà,possiamo affermare,pur riconoscendo gli errori commessi, che abbiamo superato la fase di maggior contagio.
Ma tornando al “chi più chi meno abbiamo pagato tutti “ qualche distinguo va fatto anche perché il salario di un operaio non è equivalente allo stipendio di un impiegato statale e meno che mai alla parcella di un notaio o al fatturato di un commercialista.Non scherziamo.
I numeri raccontano che 500 mila liberi professionisti hanno fatto richiesta del sussidio di 600 euro disposto dal governo e certamente fra questi 500 mila c’è chi effettivamente si è trovato in difficoltà ma delle distinzioni vanno fatte.
Il presidente Conte, autonominatosi “avvocato del popolo” nel fervore delle battaglie grilline per sconfiggere la povertà, nel momento in cui ha dovuto affrontare il dramma di una povertà non prevista, ha dimenticato il popolo ed ha tenuto in maggior conto le corporazioni.
Non risulta che sia stata chiesta , per godere del sussidio, una autocertificazione attestante che il richiedente non è titolare di depositi e conti in banca superiori a una certa cifra, che non è titolare di rendite di posizione,che non è proprietario di altre unità immobiliari oltre la prima casa. Diversamente come si stabilisce uno stato di bisogno? Tutti abbiamo fatto sacrifici, anche quelli che (beati loro!) sono andati a svernare nelle ville sui laghi , in montagna o in Costa Azzurra ma c’è qualcuno che si è sacrificato di più,senza volerlo e senza che nessuno glielo abbia chiesto.E che ancora è in grandi difficoltà.
Tutte le categorie produttive e commerciali hanno presentato il conto dei loro mancati guadagni ed hanno chiesto al governo, cioè allo Stato, aiuto e sostegno.Lasciando da parte il settore industriale, obiettivamente strategico per l’economia nazionale che deve tornare a produrre per l’export e per mantenere i livelli di occupazione , soffermiamoci sul commercio e sui servizi, soprattutto quelli legati al turismo.
Nessuno contesta che, a causa delle misure di distanziamento, la ristorazione subisce una forte limitazione ma la limitazione non è sufficiente per scaricare sullo Stato il mancato guadagno che è sempre da quantificare e documentare. Chi denuncia o ha denunciato perdite per decine di migliaia di euro, a causa del corona virus, quanto ha dichiarato di imponibile nell’ultima dichiarazione dei redditi? C’è coerenza fra i mancati incassi e il fatturato dell’ultimo esercizio?
C’è una categoria, i gestori di stabilimenti balneari, che hanno cominciato a piangere da febbraio, in piena pandemia ma anche in pieno inverno, a stabilimenti chiusi.Si sono fasciati la testa prima ancora di rompersela. Non vi è dubbio che anche per i gestori degli stabilimenti balneari sarà un anno difficile ma niente di paragonabile con chi è rimasto senza lavoro.
Il Corriere della Sera, nell’inserto Corriere del Mezzogiorno dedicato alla Puglia, nell’ edizione di mercoledi 17, riporta la notizia che in una nota località turistica della Puglia, nei dintorni di Monopoli, meta della vipperia barese ma anche nazionale,il costo giornaliero di un ombrellone e due lettini viaggia sui 120 euro mentre il costo per l’intero mese va sui 4.500 euro.
In un Paese “normale”-direbbe qualcuno che di suo danni ne ha fatto- i responsabili della politica fiscale dovrebbero avere la curiosità di “andare a vedere”. Non solo nei confronti di chi fa il prezzo ma anche di chi quel prezzo non ha difficoltà a pagare.In un Paese normale si confronterebbe quanto paga il gestore del lido per la concessione demaniale e quanto guadagna su quella concessione e i servizi connessi.In ultimo confrontare il costo dell’ombrellone e dei lettini con quanto fatturato e dichiarato nell’Irpef 2018.
Abbiamo citato il caso del gestore di uno stabilimento balneare in Puglia ma non sono da meno ristoratori, baristi, pizzaioli, parrucchieri e servizi vari. E’ aumentato il prezzo del caffè, al banco o al tavolo, è aumentata la pizza e anche il barbiere ha caricato 3-4 euro di “sanificazione” a carico del cliente.Anche le discoteche piangono miseria..
Non è vero,dunque che, “ chi più chi meno “, tutti dobbiamo fare sacrifici. Come al solito ci sono i soliti furbi che i sacrifici li fanno pagare ai soliti fessi, cioè alla gente semplice e onesta che non gode di protezioni nei palazzi che contano. Anche sui generi alimentari e sugli ortaggi si segnalano ingiustificati aumenti dei prezzi mentre la grande distribuzione viaggia su un aumento delle vendite del 40 per cento.
“Insieme ce la faremo “ era lo slogan che riecheggiava dagli italici balconi, da Bolzano a Palermo ,con tanto di bandiera tricolore e colonna sonora dell’inno nazionale.A misure restrittive rimosse, ogni categoria è andata per conto suo,premendo con le proprie organizzazioni sulla politica e sul governo ,mentre medici ,ricercatori,infermieri e quanti,notte e giorno, “angeli” della vita contro la morte, impegnati a contrastare la pandemia e a salvare vite umane, sono stati ignorati.
Tutto ciò prima che arrivino i 172 miliardi di finanziamenti dall’Unione Europea e che hanno già innescato gli appetiti delle fameliche lobby che dai palazzi che contano tirano le fila di ogni crisi, di ogni emergenza, di ogni terremoto e di ogni pandemia.Fatti alla mano, a pagare sempre i più deboli che nel cinismo della politica, attenta sempre alle clientele e agli appuntamenti elettorali, diventano massa di manovra per ingrassare e arricchire i soliti furbi.