DECRETO CALABRIA: UNO SCHIAFFO AI COMMISSARI

nella foto il commissario Cotticelli

DECRETO CALABRIA: UNO SCHIAFFO AI COMMISSARI

AL PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO Prof. Avv. GIUSEPPE CONTE
ROMA

AL PRESIDENTE F.F.
REGIONE CALABRIA prof. NINO SPIRLI’
CATANZARO

A TUTTI I CONSIGLIERI REGIONALI
CONSIGLIO REGIONALE DELLA REGIONE CALABRIA

Signor Presidente del Consiglio,
signor Presidente vicario della Regione,
signori Consiglieri regionali,
il decreto legge cosiddetto “Calabria”, licenziato ieri 4 novembre continua ad espropriare – in maniera assolutamente incostituzionale – il diritto del popolo calabrese ad essere governato dai propri rappresentanti democraticamente eletti a titolari delle prerogative loro assegnate dal titolo V della Costituzione.
Mi rivolgo, dunque, anche a loro sperando che facciano sentire la loro voce.
Capiamoci bene: il servizio sanitario in Calabria è gestito in ogni suo aspetto da un Commissario ad acta da oltre dieci anni.
Il decreto Calabria di ieri nasce allo scopo di (testuale): “traghettare la sanità calabrese verso situazioni di normalità amministrativa”.-
Dunque il presupposto è che – in questo momento e da molti anni – la sanità calabrese versa in una situazione di “anormalità” amministrativa.

La cui responsabilità va ascritta – per logica ed evidenza – a chi ha gestito sinora, cioè il Commissario ad acta (ufficio ricoperto, in dieci anni da diversi soggetti).-
La conseguenza politica di questi inconfutabili – e dichiarati – dati di fatto, dovrebbe essere semplice e indiscutibile: prendere atto del completo fallimento della gestione commissariale (facilmente spiegabile ma non è questo il momento) e restituire al Consiglio regionale la responsabilità e l’onere di governare il servizio sanitario in Calabria.
Invece, sulla base di una situazione di anormalità, determinata, con la massima evidenza, dall’unico soggetto dotato – negli ultimi dieci anni – del potere di crearla, Lei, signor Presidente del Consiglio, decide che, al fine di “traghettare” i calabresi verso approdi sanitari, gestionali e amministrativi più adeguati e dignitosi, sia necessario “dotare il Commissario ad acta di alcuni poteri straordinari al fine della rimozione dei principali fattori di criticità”; in altre parole dare maggiori poteri proprio al soggetto che tale situazione di criticità ha creato.
Come dire, mi scusi la banalità, affidare le pecore al lupo.
E ciò reiterando una situazione di “sospensione costituzionale” che dura da dieci anni. E Lei insegna che ciò non è né possibile né tollerabile, in uno Stato di diritto.
Non solo ma, pur affermando nella relazione illustrativa allegata al decreto:

che “sono comunque emerse notevoli criticità, con riferimento alla rete ospedaliera, alle rete perinatale, alla rete oncologica, all’assistenza territoriale, alla gravità dello stato dei pagamenti delle aziende del Servizio santiario della regione Calabria, alla gestione del personale, ai flussi informativi, alla contabilità analitica e alla mancata presentazione del programma operativo per l’emergenza Covid-19”;

che “ad oggi, la struttura commissariale non ha provveduto a trasmettere, nei tempi richiesti, adeguata documentazione di riscontro agli impegni relativi alla verifica adempimenti 2018, assegnati dal Comitato LEA nella riunione del 30 aprile 2020 e ribaditi nella riunione dei Tavoli di verifica del 25 maggio 2020”;

che “sussistono numerose inadempienze regionali per le quali, ancora una volta la Regione non riceverà un punteggio sufficiente nella griglia LEA, che si traduce in una manchevole erogazione delle prestazioni afferenti i livelli essenziali di assistenza.

che “la Regione Calabria non appare essere addivenuta ad un regime di normalità sia per la gestione che per l’organizzazione che per l’erogazione dei servizi sanitari regionali ai cittadini residenti”;

che “per quanto concerne la rete ospedaliera, la regione registra gravi ritardi nell’implementazione della rete ospedaliera stessa, la rete emergenza urgenza e le reti tempo-dipendenti”;

che “l’attività delle strutture ospedaliere risulta poco performante ed evidenzia il sostanziale ritardo nella messa a regime delle azioni di riorganizzazione programmate da parte delle aziende sanitarie, nonché l’assenza di una governance a livello regionale”.

che “il Commissario ad acta ha recentemente adottato il Piano di potenziamento della rete territoriale, tuttavia non risultano ancora trasmessi i Piani attuativi aziendali territoriali che il PO 2019-2021 prevedeva entro aprile 2020”.

che “in assenza di un piano di fabbisogno complessivo regionale, i decreti pervenuti non sono stati organicamente valutati”;

che “sui flussi informativi persistono gravi criticità sulla qualità e completezza dei flussi aziendali che, oltre a denotare una carenza di governance regionale, non consentono di effettuare un adeguato monitoraggio dell’assistenza erogata”;

che “sulla contabilità analitica si registrano gravi criticità dovute ai ritardi alla implementazione della stessa in tutte le aziende del SSR”;

che “sui tempi di pagamento dei fornitori i Tavoli di verifica hanno più volte evidenziato la gravità dello stato dei pagamenti delle aziende del Servizio sanitario regionale. Il 69% dei pagamenti effettuati nell’anno 2019 non ha rispettato l’indice di tempestività di cui al DPCM 22.9.2014”;

che “non risulta trasmesso il Programma Operativo Covid ai sensi dell’art. 18 del D.L. n. 18/2020”;

che “con riferimento alla verifica adempimenti LEA, la regione Calabria presenta numerose inadempienze fin dall’anno 2015”;

che “la Regione, tuttavia, non ha provveduto ad adempiere a nessuno degli impegni assegnati”;

pur affermando tutto ciò e registrando così il totale disastro della gestione commissariale Lei, con il decreto Calabria, ravvisa “la necessità di prevedere che vi sia un accentramento di tutta la gestione delle attività correlate al servizio sanitario regionale” e propone “il rafforzamento dei poteri del Commissario affinchè sovrintenda alla gestione dei diversi compiti regionali in ambito sanitario”.-

Propone – e dispone – cioè, l’affidamento della salute di due milioni di suoi concittadini nelle mani di un solo soggetto (chiunque esso sia personalmente) dotato di poteri tanto straordinari da non ritrovarne di simili nella storia politica del Paese.
Al soggetto il cui ufficio è responsabile unico – indiscutibilmente quanto evidentemente – del disastro gestionale e del dissesto economico del servizio sanitario calabrese.
E per di più senza che sia possibile sottoporlo al giudizio democratico dei cittadini, dal momento che non è eletto da nessuno e non risponde a nessuno del suo operato se non a Lei.
Signor Presidente, lo so che non succederà, perché le implicazioni sono talmente complesse che è impossibile districarsi ed uscire dall’ingorgo in cui la classe politica ha trascinato la Calabria ma occorrerebbe, davvero, un sussulto di dignità istituzionale e politica.
Ed i primi che dovrebbero scuotere l’albero dovrebbero essere i consiglieri regionali sinora silenti e obbedienti a incomprensibili ragioni di Stato o a più comprensibili convenienze di quieto vivacchiare con stipendi e vitalizi ma senza responsabilità.
Non succederà, neanche se il Presidente vicario dovesse riprendere quanto detto da Jole Santelli e pretendere la fine di questo regime mefitico ed asfittico per i diritti basilari dei calabresi.
Non Le sono state sufficienti le evidenze che Lei ha così impietosamente messo in fila nella relazione illustrativa al decreto Calabria, dunque non mi aspetto che presti attenzione a questa mia, ma è bene che io glielo chieda lo stesso, che rimanga ben chiaro e scritto che la salute è un diritto, ma il diritto, quello dei calabresi, non è affatto in salute.
Con sincera stima.

Enzo Paolini