LA CALABRIA FINISCE IN ZONA ROSSA: DI CHI LA RESPONSABILITA’…….

LA CALABRIA FINISCE IN ZONA ROSSA: DI CHI LA RESPONSABILITA’…….

Non era nelle previsioni che la Calabria, la regione con il più basso  indice di contagio nella prima fase, finisse nelle regioni a più altro rischio nella seconda.E forse, proprio perché nessuno se lo aspettava, nemmeno chi doveva ha pensato a predisporre le misure per fronteggiare quella “seconda ondata” che poteva essere sottovalutata dai frequentatori di discoteche e di movide ma non da chi ricopriva e tuttora ricopre ruoli di responsabilità a tutela della salute dei cittadini.

E’ accaduto che, mentre il governo nazionale a luglio  confermava lo stato di emergenza fra contestazioni politiche e spavalderie negazioniste, nelle regioni  ci si preoccupava di compiacere le pulsioni divertentistiche, in cerca di facili consensi, sottraendosi agli adempimenti e alle direttive impartite dal governo  con il supporto delle risorse necessarie.

La Calabria ha avuto dal governo nazionale 86 milioni da utilizzare per la creazione di un centro Covid regionale, per individuare i Covid- hotel,per assumere a tempo determinato e indeterminato 500 unità di personale medico e paramedico, per realizzare 136 nuovi posti di terapia intensiva e 134 di sub-intensiva e comunque di ovviare, per quanto possibile, alle note carenze strutturali della rete ospedaliera e della medicina territoriale.Bisognava fare i bandi per formare personale di primo contatto per il tracciamento e soprattutto bisognava realizzare le USCA (Unità Speciali Continuità Assistenziali ), ovvero “squadre” sanitarie  come primo contatto di assistenza distribuite sul territorio regionale. Niente di niente, come confermano i primari responsabili degli ospedali di Cosenza, Catanzaro e Reggio.(Qui a fianco nella sezione video).

Nel momento in cui il governo nazionale prende atto che il contagio in Calabria viaggia oltre il rapporto  di 1,5 ed essendo a conoscenza che l’apparato sanitario e ospedaliero non è in grado di reggere l’onda d’urto decide di mettere la Calabria nella zona rossa ad alto rischio, innescando le proteste facilmente prevedibili di chi non ce la fa a reggere un nuovo fermo dell’attività lavorativa  e il danno economico che ne consegue.Proteste che meritano rispetto e considerazione se espresse senza violenze e disordini.

Meno rispetto e considerazione meritano le istituzioni politiche, in primis presidente f.f. di giunta e presidente del consiglio regionale, che gridano alla prevaricazione istituzionale, alla violazione della Costituzione e persino alla soppressione delle prerogative che la Costituzione attribuisce alle Regioni. Surrettiziamente, in quel misto ricorrente di  di furbizia e cialtronismo politico, lor signori mettono insieme strumentalmente la “zona rossa” e le misure anti-covid con il decreto di proroga del commissariamento della sanità.

La verità è che il mondo politico si trova ad affrontare una situazione anomala per una campagna elettorale di cui nessuno parla ma che procede sott’acqua con grandi incertezze.Il covid e le misure restrittive del governo hanno fatto saltare il sistema delle clientele politico-elettorali nel momento in cui le regole per tutti le detta il governo centrale lasciando alla politica locale le decisioni da prendere per le situazioni particolari.

E così la politica nella sua espressione istituzionale e di governo si trova da una parte a dover fronteggiare il collasso della rete ospedaliera sotto la pressione dei ricoveri in crescita esponenziale e dall’altra  la protesta delle categorie commerciali e produttive che rifiutano le misure restrittive del governo.Le regioni hanno provato,con una estenuante trattativa, a ottenere che fosse il governo nazionale a prendere e decidere le misure ritenute necessarie esimendo le regioni da ogni responsabilità politica ma il governo ha tenuto duro ,rendendo obbligatorio il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino, distinguendo tre fasce di rischio mappate con colorazioni diverse ma lasciando  alle regioni la valutazione delle decisioni da prendere,insieme al ministero della Sanità, in base all’andamento del contagio a livello locale proprio in virtù della conoscenza del territorio e dell’organizzazione sanitaria.

E siccome la Regione rispetto allo scempio del servizio sanitario calabrese condivide,per la sua parte, le responsabilità e i danni prodotti della gestione commissariale finisce per trovarsi  sotto accusa per le omissioni,le negligenze, i mancati interventi di contrasto al virus.

Ciò che sorprende è che , a fronte del prezzo che stiamo pagando in termini di contagi, di ricoveri e di decessi nessuno intraveda la necessità di individuare le responsabilità di chi ha contribuito, per negligenza e sottovalutazione dei rischi  a determinare la situazione che stiamo vivendo e i cui sviluppi tendono al peggio.

Non si tratta di invocare i fulmini della giustizia sui responsabili, che si tratti dei commissari o di dirigenti regionali, ma semplicemente di rimuoverli dalle posizioni superpagate che occupano e dalle quali hanno prodotto i danni che stiamo pagando.Si invoca un magistrato, una procura che indaghi e, una volta accertate le responsabilità, impedisca che facciano ulteriori danni e provochino ulteriori lutti.