E ADESSO CORAGGIOSAMENTE TUTTI ADDOSSO A COTTICELLI…
Se non ci fosse stato il colpo di scena della disastrosa intervista televisiva del commissario Cotticelli, aggravata dalla partecipazione alla trasmissione “Non è l’arena” su La 7,a drammatica conferma che il commissario “non sta bene”, non avremmo avuto consapevolezza, come calabresi, in che condizioni versa la sanità in Calabria. C’era il nuovo “decreto Calabria “-è vero-che demoliva impietosamente la gestione commissariale e si riservava di dare il nome del “supercommissario” in arrivo ma non faceva il punto sulla situazione in atto che ha portato la Calabria in fascia rossa.Ma non è questo il punto.
Dato per scontato che Cotticelli si è “suicidato” mediaticamente da solo, due volte,rivelando una ingenuità difficilmente presumibile in un ex-generale dell’Arma, non si può consentire che ora si scarichino su di lui le responsabilità del disastro sanitario calabrese.Bisogna avere buona memoria e partire dagli anni in cui venne alla luce la famigerata “contabilità omerica” dove “omerica” sta per orale, cioè fatta a voce.I bilanci non erano ritenuti necessari e, una volta introdotti, dopo la figuraccia a livello nazionale, come strumento ineludibile per la spesa sanitaria, diventarono bilanci passivi che nel tempo hanno cumulato quei miliardi di passività che hanno reso necessario il commissariamento e il piano di rientro dal debito. Dettaglio da non dimenticare:per alcuni manager che presentavano bilanci passivi scattava addirittura una premialità in denaro. Non bisogna avere la memoria corta. Cotticelli era di là da venire e i nomi che governavano la sanità in quei tempi allegri sono facilmente rintracciabili.
La rovinosa intervista di Cotticelli e le spiegazioni date a La7 ce ne ricordano un’altra che riguardava la ricerca scientifica in Calabria quando Catanzaro, con la Fondazione Campanella e il policlinico universitario, era destinata a diventare polo sanitario per l’oncologia e istituto riconosciuto e finanziato per la ricerca scientifica. Arrivarono le telecamere anche allora della RAI e, alla domanda in quali ricerche l’istituto fosse impegnato, il manager intervistato rispose che aveva fatto venire i “topolini bianchi” da laboratorio ma, quanto alla ricerca vera e propria, ancora non c’era nulla di concreto.Il personaggio ancora oggi siede notoriamente ai vertici della dirigenza regionale. Un esempio concreto di quella “Calabria saudita” governata dai califfati di potere che si annidano nelle istituzioni e che affidano a loro fiduciari di nomina politica le rendite di posizione di natura elettorale.
Torniamo all’intervista e alle riconosciute responsabilità di Cotticelli che si è autoflagellato 2 volte in diretta e veniamo a quelli che coraggiosamente oggi lo” massacrano”-espressione sua- come unico responsabile. Lo hanno lasciato solo ma intorno a Cotticelli si muoveva una moltitudine di “responsabili” a vario titolo e di vario grado, a cominciare dalla potentissima sub-commissaria Maria Crocco ritenuta insieme al potentissimo “usciere”-dirigente Mosciaro colei che in effetti prendeva le decisioni che Cotticelli firmava. Non può chiamarsi fuori. E poi, per restare alla gestione commissariale, ci sono i commissari delle ASP e delle aziende ospedaliere che operano in sinergia con l’ufficio del commissario.
Cotticelli ha spiegato, nello studio de La7, che il piano anti-covid lui lo ha elaborato a giugno in base alle direttive del governo, disponendo come andava organizzata la rete ospedaliera, l’acquisizione dei dispositivi di sicurezza, la formazione delle USCA, unità speciali di primo contatto, ma non toccava a lui realizzarlo ma al commissario nazionale Arcuri che impartiva direttamente istruzioni alle ASP ritenute soggetti attuatori delle misure di prevenzione. In effetti-se abbiamo capito bene- Cotticelli,col suo quesito al ministero, chiedeva se era la gestione commissariale a sovrintendere alla realizzazione del piano oppure la Regione, atteso che nella prima fase della pandemia la Protezione Civile aveva indicato e dato pieni poteri a Jole Santelli che, infatti, li ha esercitati chiudendo d’iniziativa i comuni e aprendo i ristoranti. Era, a quanto pare, il commissario nazionale Arcuri a sovrintendere direttamente.
Se così sono andate le cose Cotticelli non le ha sapute spiegare nello studio de La7,visibilmente frastornato e con difficoltà ad argomentare.C’è voluto l’intervento del sindacalista da Reggio per sentir dire che le indicazioni alle ASP erano state date,ovvero che un piano-anticovid esisteva ed esiste e che la sanità calabrese è inquinata dalla masso-mafia e che la sola ASP di Reggio ha cumulato un miliardo di passività. Cotticelli annuiva come se era la prima volta che ne sentiva parlare.
Cotticelli non ha chiamato in causa nemmeno il livello politico, ora impegnato a contestare la “zona rossa” ma oltremodo silente, chiusi gli ombrelloni e tornati al lavoro-si fa per dire- nel chiedere conto quali fossero le misure adottate nell’ambito del piano-anticovid .
C’è anche chi non esclude che Cotticelli, senza con ciò voler sminuire le sue acclarate responsabilità, sia vittima o bersaglio di un complotto finalizzato ad eliminarlo dalla carica di commissario per fare posto ad un commissario più vicino alla politica e agli interessi in gioco nella elezione del nuovo consiglio regionale.Tutto può essere ma bisogna provarlo. Nello studio de La7 era venuto fuori il nome del nuovo commissario subentrato a Cotticelli ma il conduttore non ha inteso approfondire.
Il nome è Giuseppe Zuccatelli, è dentro il sistema sanitario calabrese con compiti delicati da più anni, oggi commissario al Mater Domini e al Pugliese Ciaccio di Catanzaro, è in quarantena post-covid in Emilia e, bontà sua, quanto all’uso della mascherina ne sostiene, in un video virale, l’inutilità con un linguaggio da osteria. Dalla sua ha che è molto vicino a Pierluigi Bersani e al ministro Speranza che ne difende ed esalta il trentennale curriculum professionale. Il curriculum,però, trascura di dire che lo Zuccatelli è stato candidato nel 2018 alla Camera nelle liste di LEU, il partito appunto di Speranza e di Bersani.E come disse,prima del detto andreottiano sul pensar male, il re d’Inghilterra Edoardo III, quando alla dama di corte cadde durante il ballo la giarrettiera :”Honni soi qui mal y pense “. Cotticelli ha spiegato, nello studio de La7, che il piano anti-covid lui lo ha elaborato a giugno in base alle direttive del governo, disponendo come andava organizzata la rete ospedaliera, l’acquisizione dei dispositivi di sicurezza, la formazione delle USCA, unità speciali di primo contatto, ma non toccava a lui realizzarlo ma al commissario nazionale Arcuri che impartiva direttamente istruzioni alle ASP ritenute soggetti attuatori delle misure di prevenzione. ( Nella foto Saverio Cotticelli)Possibile che, non arrivando dal ministero della Sanità la risposta al quesito di Cotticelli, né la Crocco,né il Mosciaro, né qualcuno dei commissari nelle ASP e nelle aziende ospedaliere, nelle tre province, abbia avvertito l’esigenza di sapere e di chiedere come ci si doveva organizzare per la “seconda ondata” del virus? E al dipartimento regionale della sanità , a cominciare dal direttore generale, nessuno ha avvertito la necessità di sapere e di chiedere alla gestione commissariale come ci si preparava al “ritorno” del virus? Se la Regione sapeva che spettava a Cotticelli predisporre il piano anti-Covid perché non si è fatta parte attiva per conoscere come si intendeva procedere ? Nella prima fase della pandemia il governo aveva affidato a Jole Santelli il compito e la responsabilità di gestire l’emergenza Covid.Deceduta la Santelli nessuno si è chiesto a chi toccava gestire il Piano Operativo Covid disposto dal governo a luglio.Ovvero arrivano dal governo 86 milioni per fronteggiare la seconda ondata e nessuno si chiede come utilizzarli ?