PER LA CALABRIA NON BASTA LA ZONA ROSSA…E NEMMENO L’ESERCITO…..

PER LA CALABRIA  NON BASTA LA ZONA ROSSA….E NEMMENO L’ESERCITO…

Ci siamo, sta arrivando l’onda alta della pandemia e ci trova, come sapevamo tutti, impreparati o,meglio, consegnati al peggio. Il prezzo che avremo pagato, qundo sarà passata-perché anche questa “nottata” deve passare- sarà alto per stare ai dati attuali e alle sue proiezioni.Dovremo lottare a mani nude che non è certo la condizione migliore per contrastare il virus.

Ma se ci troviamo a mani nude cioè, fuor di metafora, senza posti letto, senza tamponi, senza ventilatori,senza medici,senza infermieri, senza USCA (le squadre speciali di primo contatto), con gli ospedali in essere collassati e quelli sciaguratamente chiusi, non riapribili e utilizzabili per mancanza di personale, qualcuno ne deve rispondere. Ci sono in mezzo dei morti.

C’è voluto un giornalista –nei confronti del quale i calabresi abbiamo tutti un debito di gratitudine- per mettere a nudo le vergogne della gestione commissariale ,  compresi i commissari delle ASP e degli ospedali, e fare esplodere a livello nazionale il caso Calabria.Sarebbe stato meglio, forse, se a fare verità e giustizia  sullo stato della sanità calabrese fosse stato un magistrato, pur invocato prendendo a prestito il giudice di Berlino invocato da Bertold Brecht, a dimostrazione che la giustizia in Calabria non aveva gli occhi chiusi e non era indifferente a quanto largamente noto sulla gestione commissariale e sullo stato dell’organizzazione sanitaria in tutte le sue articolazioni.C’è  voluto un giornalista e-per altro-del servizio pubblico che, almeno nei confronti della Calabria, si riscatta per una informazione troppo spesso impiegatizia, irrilevante e compiacente con i centri di potere ed i suoi esponenti.

C’è da aggiungere che ,sempre la magistratura, ci ha messo dei giorni a cogliere la gravità di quanto  veniva emergendo dalle inchieste giornalistiche prima di mandare carabinieri e guardia di finanza a sequestrare, “ a fini conoscitivi”, tutta la documentazione relativa ai comportamenti e alle azioni messe in atto dai responsabili del servizio sanitario. Ci sarà da attendere ma è già qualcosa.

Sulle condizioni in cui versa da tempo l’ospedale di Cosenza esiste una copiosa pubblicistica, con dichiarazioni di medici, sindacalisti, alcuni  esponenti politici non compromessi con i califfati della governance regionale ma c’è voluta la notizia, divulgata dagli organi di informazione, che la commissaria responsapile della gestione dell’Annunziata ha avuto, a giugno, dal governo centrale 2 milioni e 850 mila euro di risorse per predisporre le misure di contrasto alla seconda ondata del virus e, ad oggi, ne avrebbe impegnato soltanto 550 mila euro circa.Si dovevano creare posti letto aggiuntivi,Covid-hotel di riserva, assumere medici e infermieri, fare provvista dei dispositivi di sicurezza, programmare il tracciamento con i tamponi e la successiva elaborazione. Oggi abbiamo il prontosoccorso strapieno di contagiati che attendono un posto letto, l’apparecchiatura che processa i tamponi per tutta la provincia di Cosenza fuori uso e Catanzaro, destinataria nel frattempo dei tamponi da processare, che ha, in laboratorio Covid, 3 mila tamponi da smaltire.

La politica tace o balbetta, consapevole delle sue connivenze e complicità, se è vero che il generale Cotticelli veniva considerato l’ottavo assessore della giunta regionale, ma non tacciono i medici, gli infermieri e il personale tutto che hanno chiesto, con una protesta nel piazzale dell’Annunziata, l’allontanamento della commissaria Panizzoli  ritenuta responsabile della situazione esistente. A seguire il sindaco Occhiuto, responsabile della sanità cittadina, ha buttato la spugna e chiesto l’intervento dell’esercito per avere in tempi rapidi un ospedale da campo.Avere temuto e in qualche modo previsto tutto ciò non è servito a nulla.Incrociamo le dita e confidiamo che chi ha sbagliato paghi o almeno che venga rimosso e neutralizzato.Quanto alla zona rossa è una risposta vile ad una situazione che tutti sanno richiede ben altro.Di positivo c’è che i calabresi stanno prendendo coscienza di come è stato impunemente sacrificato alla lottizzazione politica il diritto alla salute e ridotto a veicolo moltiplicatore di consenso elettorale.

In ultimo c’è da avere vergogna di quanto ha dichiarato il vice-presidente  f.f. della giunta regionale,Nino Spirlì, su Gino Strada ,figura  di medico stimato a livello mondiale, definito “medico africano” di cui- secondo Spirlì-la Calabria non ha bisogno.Ecco in che mani sono i giorni a venire della Calabria in attesa di nuove elezioni.