AULA BUNKER: “ LO STATO C’E’”……… MA LA CRIMINALITA’ DI PIU’….
Ha avuto molto rilievo mediatico il sopralluogo effettuato dal ministro della Giustizia al plesso che ospita l’aula bunker di Lamezia dove si svolgerà il maxi-processo allo cosche mafiose avviato dal procuratore Nicola Gratteri il quale, ovviamente, accompagnava il ministro nella visita di Stato.
L’evento è certamente una notizia da salutare con compiacimento perché offre al procuratore Gratteri e alla sua squadra la possibilità di svolgere il processo in condizioni di sicurezza e di strumentazioni adeguate.Non sappiamo chi ma qualcuno ha sentito l’esigenza di precisare che è l’aula bunker più grande del Meridione.Nonè dato sapere se con questa precisazione si vuole stimolare l’orgoglio dei calabresi ma è meglio dire subito che siamo fuori pista, soprattutto se la precisazione viene dagli uffici del ministro Bonafede.
Il ministro di suo ci ha messo un querulo sussulto governativo affermando, nel corso del sopralluogo di fronte all’opera eseguita :” In Calabria lo Stato c’è! “.Espressione quanto mai infelice, se incardinata alla “più grande aula bunker del Meridione”, poiché attesta specularmente che la criminalità ,nello specifico quella mafiosa, ha accresciuto la sua influenza,la sua presenza e la sua attività criminosa.
Lo Stato semmai c’è perché Gratteri , la sua squadra di giovani magistrati, la Guardia di Finanza, i Carabinieri, la Polizia stanno combattendo una battaglia dura e difficile lasciando ad altri le ambigue processioni e le fiaccolate antimafia con in testa i politici che praticano l’antimafia con il rischio e la vita degli altri.
Con buona pace del ministro Bonafede in Calabria, ma più in generale nel Mezzogiorno, lo Stato non c’è perché ha consentito che i governi “canaglia” che si sono succeduti nelle “tre” Repubbliche, sia di centrodestra che di centrosinistra, hanno derubato il Mezzogiorno delle risorse cui aveva diritto col fondo di perequazione e che sono state dirottate al centro-nord laborioso e produttivo,detto anche “locomotiva d’Italia”. La motivazione di tutti i governi è sempre stata che bisogna investire le risorse là dove ci sono le condizioni infrastrutturali e produttive che possono creare ricchezza e sviluppo, fino ad arrivare alla mostruosità della “spesa storica”che vuol dire finanziare le regioni del nord che hanno già avuto ( scuole,ospedali,trasporti,strade, ferrovie,porti e aeroporti) e negare risorse al sud dove “storicamente” mancano.Un imbroglio colossale e vergognoso, con tutti i governi e i partiti dentro, che ora l’Europa ha messo sul tavolo dei 209 miliardi da concedere all’Italia.
Si dà il caso,infatti,che sui tavoli di Bruxelles è arrivata, espressa in numeri, la vergogna delle due Italie con i differenziali che toccano ogni aspetto della vita sociale e economica in termini di infrastrutture e di servizi. Ora che la pandemia ha messo in evidenza le inefficienze e le distorsioni del nostro apparato produttivo, infrastrutturale, della sanità e dei servizi,l’annosa “questione meridionale”, che non è mai diventata nazionale, diventa europea.
Si vede che hanno letto i numeri ed hanno constatato che se nella “rossa” Bologna per ogni cittadino si spendono 85 euro per l’assistenza sanitaria,per ogni cittadino di Reggio Calabria se ne spendono appena 15 .Il differenziale non cambia se si parla di scuole, asili nido,trasporti, infrastrutture, welfare.
Da qui la parola chiave “coesione” come cardine dei miliardi messi a disposizione dall’Europa , ovvero la necessità per l’Italia di mettere fine allo squilibrio nord-sud utilizzando proprio i miliardi messi a disposizione e vincolati a questo obiettivo. Della quota di miliardi a fondo perduto il Sud dovrebbe avere il 66% e il Nord il 34% ma le cricche della politica a delinquere sono già al lavoro per ribaltare le percentuali facendo affidamento sulla dipendenza tosco-emiliana del PD, sulla vocazione politica della Lega a rubare risorse al sud , sulla inconcludenza, per l’assenza di competenza e di cultura di governo, del M5Stelle e di quei poteri forti, sempre presenti, che al Sud hanno pregiudizialmente negato ogni possibilità di crescita e di sviluppo. Ecco perché lo Stato in Calabria ha molto da farsi perdonare e oggi, come calabresi, dobbiamo sentirci più europei che italiani, con buona pace dei ladroni di risorse destinate al sud che siedono dentro e fuori le istituzioni.