OPERAZIONE “SANGENNARO”: ELEZIONI IN CALABRIA A TRAZIONE NAPOLETANA….
E’ vero, la pandemia non consente assembramenti che in una campagna elettorale vuol dire niente comizi, niente convegni, niente conferenze- stampa e nemmeno assemblee di partito.Inutilmente i circoli calabresi del PD invocano di essere coinvolti nella scelta delle alleanze, del candidato alla presidenza della Regione e nella formazione delle liste. Il commissario Graziano, non si sa perché assimilato da Carlo Tansi a Mario Merola, se per una vaga somiglianza fisica oppure in quanto indiscusso re della sceneggiata napoletana.In questo caso la somiglianza attribuita avrebbe alta densità politica.
Sceneggiata a parte, di cui la politica per altro sarebbe quotidianamente ricchissima, la napoletanità di Stefano Graziano, commissario del PD calabrese, gioca un ruolo di primo piano nella definizione delle candidature, soprattutto quella a presidente.I nomi messi in campo-da qui l’ipotesi di sceneggiata- sono praticabili ma inattendibili, a cominciare da Nicola Irto, ex-presidente del consiglio regionale ma con un profilo di appartenenza al PD e, a quanto è dato sapere, senza avere al suo attivo ruoli o battaglie, non importa se vinte o perse, di una qualche rilevanza.Un candidato comunque buono per perdere.
Poi ci sarebbe Antonio Viscomi, deputato PD che siede in Parlamento, docente universitario prestato alla politica,impegnato in battaglie note solo a lui, a quanto pare sostenuto dalle gerarchie ecclesiastiche catanzaresi. Un po’ poco in tempi non più democristiani ma, a pesarlo politicamente, per grinta e iniziativa, anche lui un candidato buono per perdere.
A seguire, nella sceneggiata napoletana di Graziano-Merola, circola anche il nome di Marco Minniti -lui rigorosamente silente- certamente figura con un passato politico connotato da incarichi di governo di alto profilo, da responsabilità nell’intelligence al ruolo di primo piano avuto, come ministro dell’Interno ma nella circostanza anche degli Esteri, nella trattativa col governo libico per bloccare gli sbarchi di migranti.Ma Minniti tace, conoscendo uomini e cose, certamente consapevole che le scelte decisive avvengono altrove.Comunque,se dovesse essere lui, sarebbe un candidato di battaglia con vittoria da conquistare sul campo.
Nella sceneggiata napoletana in versione calabrese un momento di centralità lo ha avuto Carlo Tansi ,leader del movimento Tesoro Calabria e di liste civiche collegate,che più volte è entrato, uscito e rientrato nelle trattative via internet del centrosinistra condotte dal PD con i 5Stelle convitati privilegiati, disponibili ad un’alleanza elettorale di centrosinistra col PD e le liste civiche. Una disponibilità che è andata in crisi nel momento in cui i 5Stelle si sono dichiarati favorevoli ad una candidatura Tansi alla presidenza della Regione.Il tavolo è ovviamente saltato e Tansi è tornato a raccogliere le firme di cui ha bisogno per poter riproporre la sua candidatura già collaudata nelle urne di gennaio.
E’ anche circolato un altro nome, fuori dalla sceneggiata di Graziano-Merola, ma si è subito sottratto al tritacarne delle interpartitiche ed alla umiliazione di essere valutato da mezze maniche di partito esperti di tesseramenti e clientele elettorali.Si tratta di Florindo Rubbettino, imprenditore di successo ma soprattutto patron della omonima casa editrice, affermatasi a livello nazionale con le sue pregevoli collane e con nomi di prestigio in catalogo. Il suo nome era stato preso in considerazione anche per le regionali vinte da Jole Santelli ma poi la scelta cadde su Pippo Callipo. Non risulta che Rubbettino abbia dato la sua disponibilità ma c’è chi sostiene con molta determinazione la sua candidatura, fra questi Agazio Loiero che non è certamente l’ultimo arrivato.Si vedrà ma il problema sono le condizioni che Rubbettino porrebbe.
La sceneggiata napoletana poggia su tre ineludibili personaggi, “isso”,”issa” e “’o malamente” dove è il “malamente” predestinato a soccombere. Nella sceneggiatura e nella regia di Graziano-Merola “o malamente” non va cercato in Calabria ma a Napoli ,perché a Graziano in verità interessa risolvere il grosso problema che il Pd ha a Napoli e che si chiama Luigi De Magistris, sindaco di Napoli a scadenza e leader della formazione politica “Dema”, movimento di aggregazione della sinistra non allineata e spina nel fianco del presidente della Regione, Vincenzo De Luca,targato PD.
Luigi De Magistris, ex- magistrato pm a Catanzaro ha lasciato un buon ricordo ai calabresi per aver dato vita a due inchieste “Why not” e “Poseidone” che segnano l’inizio del marcio che la politica ha seminato nelle istituzioni e che trova conferma negli scandali di oggi, in quell’intreccio perverso fra mala-politica, mala-imprenditoria, mala-burocrazia e malavita in coppola, colletto bianco o doppiopetto.
Costretto a lasciare la magistratura per avere , con le sue inchieste, messo in difficoltà il potere gerarchico dei suoi superiori, De Magistris è stato parlamentare europeo e successivamente, a sorpresa, ha conquistato col colore arancione il comune di Napoli.Ha governato per 10 anni Napoli , una città certamente complessa e difficile, ed oggi è fortemente critico nei confronti del presidente-sceriffo De Luca.Una contrapposizione fino ad oggi insanabile che non pochi problemi crea a De Luca e al PD.Se si dovesse aprire una crisi di governo avente come esito finale le elezioni anticipate, De Magistris viene dato per certo come candidato al Parlamento ma, risolvendosi la crisi, bisognerebbe aspettare la fine naturale della legislatura e in politica basta poco, in attesa del 2023, per sparire dai radar.Da qui l’ipotesi per niente fantapolitica di sostenere la candidatura di De Magistris in Calabria per togliere la spina nel fianco a De Luca e al PD partenopeo. Ecco allora “l’operazione San Gennaro “ .Pur di liberarsene, il PD ingoierebbe anche l’elezione di De Magistris a presidente e Graziano, che da commissario in Calabria aspira ad una promozione parlamentare a Napoli, avrebbe di che farsi ringraziare. Ma non può essere né Graziano né il PD a porre la candidatura.Ecco spuntare allora l’euro parlamentare 5Stelle, Maria Laura Ferrara, a fare il nome di De Magistris E’ un gioco a incastri, come usa in politica. De Magistris, se dovesse concretizzarsi la candidatura,può realisticamente vincere ma se fuoco amico dovesse precludergli questa possibilità il centrosinistra perderebbe dopo aver combattuto.