Il 34 per cento sono 70 miliardi invece dei 140 previsti dai criteri europei (in base a popolazione, reddito, disoccupazione). E l’intento europeo era proprio finirla col marchio (per tutti) di un Sud più vasta area continentale col più basso reddito e la più alta disoccupazione. Il 34 per cento è la percentuale della popolazione meridionale, quindi si potrà dire che le proporzioni sono state rispettate.
Ma non è la stessa cosa dare una bistecca all’affamato e una al sazio. Ogni politica (foss’anche) alla pari accentua il divario perché non si parte alla pari. Puoi dare uno stesso asilo nido al Sud che ne ha il 4 per cento e uno al Centro Nord che ne ha il 20 per cento?
Uno schiaffo non solo all’Europa ma allo stesso Parlamento italiano. Le cui commissioni competenti di Camera e Senato avevano raccomandato che si andasse oltre quel 34 per cento (drogato per giunta). Il Senato: <I fabbisogni per le infrastrutture fisiche e sociali del Sud sono ben superiori alla misura del 34 per cento>. La Camera: è auspicabile che le risorse per il Sud siano maggiori del 34 per cento <considerato il più alto moltiplicatore della spesa di investimento al Sud>. Questo appunto non solo per superare il divario ma anche perché ne beneficerebbe tutto il territorio nazionale (ogni 100 euro speso in investimenti al Sud porta un ritorno di 40 euro al Centro Nord).
Raccomandazioni simili erano state fatte anche da parlamentari di Forza Italia, del Pd, addirittura della Lega. Parlamentari singoli, perché i partiti si sono guardati bene da non fare gli interessi dei soliti forti e famelici del Paese. Dei poteri nordisti che in questi giorni hanno fatto di tutto per dimostrare che ogni euro speso al Sud è sprecato. Quindi diamogli briciole del Recovery. Sprecato anche se consentirebbe ai meridionali di trovare lavoro e non emigrare più, mica darsi a ostriche e champagne. Sprecato anche se consentirebbe alle imprese di avere gli stessi mezzi delle altre. E sprecato anche se servirebbe a tutti. Servirebbe anche a quelli che, continuando a puntare sulla locomotiva del Nord, hanno fatto dell’Italia il Paese che cresce meno in Europa e quello nel quale i giovani non vogliono stare più.
La chicca ulteriore è stata la voce fatta circolare in questi giorni sui Lep per il Sud, che sarebbero anch’essi finanziati con i soldi del Recovery. Livelli essenziali di prestazione tanto inapplicati per la impari spesa dello Stato al Nord e al Sud da far essere i servizi fondamentali al Sud (sanità, scuola, trasporti) tutti al di sotto del minimo della vivibilità. E livelli che devono essere adeguati e non difformi per i nati a Brescia o a Crotone come chiede la Costituzione. Finora violata. Mentre ora si vorrebbe che ad occuparsene fosse l’Europa, perché per l’Italia il Sud può continuare ad avere i vecchi non curati che muoiono e i paesi irraggiungibili per mancanza di strade. E fondi europei che, se non ci fossero più, tutto ritornerebbe con l’Italia dei privilegiati e con l’Italia dei sottomessi. Una vergogna per un Paese sedicente moderno.
Lo scandalo è tanto grande. E l’occasione per il Sud tanto irripetibile. E le attese tanto ancòra deluse. E l’interesse nazionale tanto disatteso, che le Regioni meridionali dovrebbero (dovrebbero) mettersi insieme e ribellarsi. Rivolgendosi alla Corte costituzionale con l’appoggio dell’Europa. Alla cui presidente Von der Leyen una lettera è stata inviata dal Movimento per l’equità territoriale, pezzo della società civile che non si arrende. Vi si chiede che non un euro del Recovery sia concesso all’Italia se l’Italia non rispetta le indicazioni europee verso il Sud. Mentre le sedici regioni continentali più ricche (comprese quelle italiane del Nord) hanno chiesto di gestire direttamente i fondi scavalcando i governi. Vergognoso: il virus usato per togliere la vita a tutti gli altri.
di LINO PATRUNO
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