BUCO NERO DI MILIARDI IN SANITA’ : AZZERAMENTO O AMNISTIA ?

BUCO NERO DI MILIARDI IN SANITA’: AZZERAMENTO O AMNISTIA ?

Dieci anni di gestione commissariale per rientrare dal debito accumulato in sanità non hanno prodotto risultati di un qualche rilievo se non quello di esporre al ridicolo mediatico i commissari che si sono succeduti per nomina governativa e che, a conti fatti, hanno peggiorato la situazione.Ad oggi il “buco nero” ammonterebbe a circa due miliardi e mezzo di euro, una voragine impossibile da colmare.

Da qui una scuola di pensiero  che vede nel creativo presidente f.f. Spirlì il sostenitore convinto dell’azzeramento del debito da parte del governo nazionale come avvenuto per situazioni analoghe. La richiesta in sé potrebbe starci, considerati i fallimenti dei commissari di nomina governativa che per dieci anni si sono impegnati ad azzerare il debito e portare in pareggio il bilancio. La sfrontatezza della richiesta sta nel fatto che lo stesso Spirlì argomenta l’azzeramento riconoscendo che il debito accumulato è frutto dei “ladrocinii” consumati negli ultimi 15-20 anni e rimasti, particolare non secondario, impuniti.

Se,dunque,si tratta di ruberie e di illecite sottrazioni di risorse, sprechi, abusi e imbrogli contabili sarebbe più corretto parlare di amnistia verso ignoti che poi tanto ignoti non dovrebbero essere se qualcuno di mestiere si mettesse a ricostruire la contabilità della spesa sanitaria degli ultimi 15 anni mettendoci dentro tutto, dall’acquisto di macchinari e farmaci, alla pulizia degli ambienti, alle consulenze, ai contenziosi, ai compensi poco trasparenti fino all’acquisto delle siringhe. I bilanci, anche se taroccati e fasulli, ci sono e in calce ai bilanci ci sono le firme di chi li ha approvati e dietro costoro si può risalire a chi li ha compilati, manager, dirigenti o semplici funzionari.Si può stare certi che sotto interrogatorio, perché di codice penale si tratta, a più di uno tornerebbe la memoria di come si formavano i debiti fuori bilancio e il vertiginoso giro di contenziosi dati perdenti in partenza.

Alla richiesta di azzeramento del debito avanzata da Spirlì si sono associati alcuni sindaci e anche Nicola Irto, già presidente del consiglio regionale e designato dal PD a guidare la coalizione di centrosinistra alle elezioni di settembre. Sarebbe il caso di chiedere a Irto di quali iniziative si è fatto promotore quando era presidente del consiglio regionale per fare luce sulla spesa sanitaria. Irto dovrebbe spiegare perché  con l’azzeramento si dovrebbe“amnistiare” malaffare, imbrogli e ruberie di colletti bianchi in combutta con infiltrazioni mafiose come dimostra l’operazione portata a termine dalla magistratura a Reggio dove l’ASP è risultata fortemente condizionata da entità criminali.

Molto opportunamente Santo Gioffrè, scrittore con all’attivo  una esperienza di commissario proprio all’ASP di Reggio, sulle colonne del Quotidiano del Sud argomenta come l’eventuale azzeramento del debito si risolverebbe in un riconoscimento dell’incapacità dello Stato e dei suoi organismi di far valere in Calabria la legge e affermare la legalità.Si sostiene, da parte di chi sollecita l’azzeramento, che è impossibile ricostruire la contabilità del buco nero. Se fosse vero,significherebbe che in Calabria lo Stato di diritto premia con l’impunità chi delinque .Per non dire che, se la conclusione fosse questa, una volta azzerato il debito di due miliardi e mezzo si può ricominciare daccapo, con il vantaggio di sapere ormai come si fa.

Il problema,comunque, non è delle cose (i bilanci) ma delle persone. Lasciare al loro posto le persone che negli anni hanno creato il buco nero significa non volere affrontare il problema, sospetto questo che non è campato in aria se si considera l’indifferenza dei governi nazionali e dei ministri della sanità che si sono avvicendati. E’ il caso di ricordare che, anno 2019, la Calabria ha avuto una spesa di oltre 221 milioni di euro a fronte di oltre 56 mila calabresi che sono andati a curarsi negli ospedali del centro-nord anche per piccoli interventi. La Kmgp, società di consulenza imposta per il piano di rientro dal debito, è costata ad oggi 11 milioni di euro.Nessuno ha mai avuto la curiosità di chiedere di che cosa si è occupata e con quali risultati.Come si vede sulla spesa sanitaria calabrese non sono poche le rendite di posizione.Non dovrebbe essere difficile stendere la lista di chi fino ad oggi ci ha guadagnato.Certamente non ci hanno guadagnato i calabresi che con l’aliquota maggiorata che pagano vengono puniti e beffati due volte, contribuendo all’attivo degli ospedali del nord.