L’ABUSO…..IL CONDONO…. E L’ILLEGALITA’ DIFFUSA…..
Nessuno finora vi aveva fatto cenno,considerandolo evidentemente un elemento secondario e marginale ma, strada facendo, gli abusi consumati nell’edilizia residenziale hanno assunto nel sud e,quindi,anche in Calabria una consistenza che escluderà non pochi dalla possibilità di accedere al superbonus 110% finalizzato alla ristrutturazione delle abitazioni in sintonia con le politiche energetiche a tutela dell’ambiente.
Uno dei requisiti,infatti,per accedere al superbonus è l’inesistenza di violazioni delle norme edilizie o, più semplicemente,l’inesistenza di abusi che, se accertati in itinere, impediscono l’erogazione del finanziamento.Una clausola che opportunamente fa la necessaria distinzione fra chi rispetta la legge, per quanto “dura” e prossima alla “iniuria” di ciceroniana memoria, e chi ritiene che dall’osservanza delle leggi si può anche prescindere.
Non bisogna però semplificare perché i torti non stanno tutti dalla parte dei cittadini che sono incorsi in piccoli e non vistosi abusi edilizi.Non è che il sud e le sue popolazioni sono etnicamente votate alla violazione delle leggi e quindi all’illegalità.Le criticità stanno nel rapporto con lo Stato e le sue rappresentanze che gestiscono le politiche del territorio. La casa, soprattutto nel sud, è un bene primario che è nelle aspirazioni di ogni famiglia e per il quale si è disposti a fare grandi sacrifici.
Un caso emblematico è, al sud, quello delle “case incompiute” che gli emigrati con le loro rimesse mettono su a tappe ,fermandosi quando il reddito da lavoro soffre e riprendendo quando le condizioni migliorano.Fatta la tompagnatura e messo il tetto, rivestimenti, intonaci, pitturazione e arredo possono aspettare. La casa ormai c’è, il sogno può considerarsi realizzato. Ne godranno i figli. Dove c’era l’orto ora c’è lo status symbol di chi ce l’ha fatta.
Qualcuno è arrivato a teorizzare che l’abuso edilizio nel sud è uno”stato di necessità” nel senso che il bisogno-più che il sogno-di una casa spinge a farla dove c’è lo spazio disponibile.Piani regolatori e “piani strutturali comunali” (PSC) vengono considerati sovrastrutture burocratiche, impedimenti che non riconoscono il bisogno o, nella migliore delle ipotesi, ne rendono difficile e complicata la soddisfazione. Il resto lo ha fatto il susseguirsi di condoni ciclici che hanno finito per dare vita al convincimento che ,fatto l’abuso, bisognerà aspettare il condono che comunque verrà. Anche i sindaci, esposti al consenso elettorale, hanno fatto la loro parte, facendo finta di non vedere e non sapere, salvo casi macroscopici difficili da nascondere.
Ciò non toglie che sempre di illegalità si tratta, sia pure distinguendo fra piccoli abusi e palazzi costruiti coprendo i fiumi e manomettendo il territorio, addossando palazzi a palazzi, spesso senza le infrastrutture di servizio.Nel sud interi condomini sono stati costruiti all’insegna dell’abuso.
Accade ora che non solo i grandi abusi ma anche i piccoli debbono fare i conti con i requisiti richiesti per accedere al superbonus e poiché si configura una sorta di abuso di massa ecco che si muove la politica, sempre in cerca di consensi elettorali, che chiede il condono degli abusi commessi per poter attuare anche al sud l’efficientamento energetico e la tutela dell’ambiente.
La richiesta ha una sua logica e, in un certo senso, è legittimata dal valore della finalità cui è vincolato il superbonus.Questa volta il condono non è per fare cassa o per premiare la speculazione edilizia e le lobby del cemento dalle quali la politica ottiene sostegni economici e supporto elettorale.Siamo in una operazione globale che coinvolge gli Stati e i rispettivi governi per bloccare l’avvelenamento del pianeta.
Detto questo,però, nessuna indulgenza per la “cultura” della illegalità, sia che si tratti di piccoli o grandi abusi. Semmai andrebbe affrontato il problema dell’accanimento burocratico cui va incontro il cittadino che vuole agire nel rispetto delle leggi e delle regole.Spesso a monte degli abusi c’è la solita burocrazia occhiuta e legnosa che scoraggia l’osservanza delle regole perché non offre mai soluzioni ma applica meccanicamente norme e codicilli.Il problema della burocrazia e delle sue ignominie va al di là degli abusi edilizi e del superbonus perché rappresenta , a tutti i livelli, il ventre molle del nostro ordinamento democratico al cui interno, zone grigie a parte, trovano sponda corruttivamente le mafie e i poteri criminali che condizionano la vita e l’economia nel nostro Paese.Per certo l’illegalità,comunque intesa, per la sua diffusione è una delle “piaghe” del sud ma tocca allo Stato scoraggiarla, nella consapevolezza, per connivenze e complicità, di quanto sia difficile sconfiggerla.