LA BEFFA DI ZAMBRONE OVVERO SALVINI CANDIDA E SCARICA SPIRLI’…

LA BEFFA DI ZAMBRONE OVVERO SALVINI CANDIDA E SCARICA SPIRLI’…

Avevano preparato tutto a puntino e tutti i passaggi erano stati fatti, in attesa dell’arrivo di Matteo salvini, per mettere in orbita la candidatura di Nino Spirlì, presidente f.f., alla guida del governo della Regione come espressione della Lega e del centrodestra.

Per avallare la candidatura erano appositamente “scesi” due esponenti autorevoli della nomenclatura leghista e cioè il vice-segretario nazionale Crippa e Morelli vice-ministro ai Trasporti. Entrambi si sono spesi ad elogiare Spirlì per quanto fatto fino ad oggi nel ruolo supplente in una situazione difficile come quella che ha vissuto e vive ancora la Calabria con la pandemia. Sulla base di questi presupposti Nino Spirlì veniva pienamente legittimato a porre la sua candidatura alla presidenza regionale.

Viene difficile pensare che Matteo Salvini non fosse informato di quanto era stato detto nei primi due giorni di dibattito e, soprattutto, non è credibile che Crippa e Morelli si siano avventurati a legittimare la candidatura di Spirlì senza prima averne parlato con Salvini. Ne consegue che la sceneggiata di Salvini, che copre di elogi Spirlì per poi notificargli che la sua candidatura non è in agenda, scaricandolo, va spiegata con motivazioni più attendibili del “gioco di squadra”invocato, che deve prevalere sulle aspirazioni,per quanto legittime, dei singoli. Spirlì ci aveva creduto e con lui tutti i partecipanti ai lavori della convention.

Più realisticamente bisogna considerare che, in ogni caso, la candidatura di Spirlì poteva essere una provocazione, diretta soprattutto nei confronti di Forza Italia, che da tempo ha indicato in Roberto Occhiuto, attuale capogrupopo alla Camera, come successore di Jole santelli alla guida della Regione e come espressione del centrodestra. Una mossa politicamente maldestra anche nell’ipotesi di voler utilizzare la candidatura di Spirlì per strappare assessorati di peso, se non la stessa vicepresidenza, nella ipotesi di una futura giunta di centrodestra.

In verità Matteo Salvini ha fatto pipì controvento, autorizzando l’annuncio della candidatura di Spirlì, perché non aveva messo in conto la reazione di Berlusconi. Per due ragioni di tutta evidenza.La prima è che la scomparsa di Jole Santelli non poteva comportare la perdita della presidenza a suo tempo concordata in favore di Forza Italia e che ha avuto come contropartita candidature, regolarmente incassate da Lega e Fratelli d’Italia, in altre regioni.La seconda ragione sta nell’aver lanciato la candidatura di Spirlì mentre Salvini proponeva a Forza Italia la federazione con la Lega, proposta da molti interpretata in Forza Italia come un tentativo di una vera e propria annessione mentre in Fratelli d’Italia veniva interpretato come espediente, s5tudiato a tavolino, per impedire quel sorpasso tanto temuto che sposterebbe in favore di Giorgia Meloni la premiership del centrodestra in un eventuale governo di centrodestra.

Non ci vuole molta fantasia per immaginare quale sia stata la reazione di Berlusconi che, soprattutto dal Sud, aveva dovuto registrare espliciti e rumorosi dissensi circa l’ipotesi di fusione o meno con la Lega.Da qui la marcia indietro obbligata di Salvini che avrà ancora conseguenze nei rapporti con Forza Italia soprattutto con la componente in dissenso con Berlusconi.Il povero Spirlì ne esce malissimo, giubilato e scaricato con l’invito esplicito, per il ruolo ricoperto e il potere esercitato, a candidarsi al consiglio regionale per contribuire ad una affermazione della Lega nelle urne.Entrato nella tre giorni di Zambrone come cardinale candidato a papa, ne è uscito parroco o , se si preferisce, entrato come generale ne è uscito soldato. A essere obiettivi non se lo meritava.