REGIONALI :LA CANDIDATURA “ A PERDERE “DELLA VENTURA PARTE DA BINARI PUGLIESI…..
Nel PD ci si arrovella per capire come e dove è nata la candidatura di Maria Antonietta Ventura, imprenditrice di valore riconosciuto alla testa dell’azienda di famiglia specializzata in impiantistica ferroviaria.Si è capito che è piovuta dall’alto ma sarebbe riduttivo identificare “ l’alto”con la sola volontà di Giuseppe Conte ed Enrico Letta, rispettivamente per M5S e PD.
Le cronache raccontano che Maria Antonietta Ventura è più nota in Puglia che in Calabria, dove la sua azienda ha consistenti interessi da difendere e portare avanti, sia pure con qualche complicazione giudiziaria.Il profilo della persona, come espressione della società civile, è spendibile poiché poggia sull’attività imprenditoriale e sulla carica di responsabile regionale dell’Unicef, Fondo delle Nazioni Unite a favore dell’infanzia.
Se per l’attività imprenditoriale può valere il fatturato e la presenza sul mercato per la carica dell’Unicef è legittimo ipotizzare che vi concorrano retrostanti e autorevoli accreditamenti politici unitamente alla benedizione di santa romana madre chiesa che non disdegna di mettere le mani, a parte la tutela dei bambini, nelle vicende terrene contaminate dalla politica.
C’è poi la benedizione laica data alla candidatura di Maria Antonietta da Michele Emiliano, governatore della Puglia che ha già assicurato che verrà in Calabria a tenere comizi a sostegno della candidatura dell’imprenditrice delle strade ferrate.Se si aggiunge che Francesco Boccia, responsabile PD per i rapporti con le regioni e rappresentante della corrente di Emiliano nell’articolazione feudale del potere PD, ci si rende conto che la candidatura non nasce a Paola o a Catanzaro ma a Bisceglie (Barletta), dove pare che la Ventura e Boccia abbiano in comune il luogo di nascita. Un dettaglio pugliese che avrà avuto anche il suo peso.Se a tutto questo si aggiunge poi l’entusiasmo con cui ha aderito alla candidatura “ l’avvocato del popolo” di Volturara Appula, al secolo Giuseppe Conte, il cartello elettorale che mette sui binari di partenza la candidatura della Ventura è quanto mai significativo.
In Calabria è vero che il Pd ha bisogno, per sopravvivere a se stesso, di rinnovarsi nella “mission”, che non può essere quella consociativa di gestire comunque potere, è altrettanto imprescindibile che si rinnovi soprattutto nella rappresentanza elettiva mettendo da parte le vecchie maschere del carrierismo, dell’autoreferenzialità e dei limacciosi compromessi e accordi con pezzi rilevanti dello schieramento avversario.
C’è chi raccoglie firme per imporre le primarie dal basso, chi firma manifesti, chi minaccia scissioni e chi come l’ex-plenipotenziario Oliverio da sfogo ai mal di pancia di chi rimane fuori dai giochi.Si smoccola sul PD commissariato , si rivendica il ruolo della base, si contesta al M5S il potere di imporre il candidato civico ma il Nazareno non risponde né a quanto pare si preoccupa dei mugugni e dei mal di pancia .
Acquista così attendibilità e senso realistico il giudizio dato da Enzo Ciconte sull’operato del PD in Calabria.Consapevole di una sconfitta annunciata e quasi certa, il Pd ha il problema di intestarla a qualcuno che non sia il PD o, almeno, solo PD e il M5S,squinternato e dilaniato com’è, risponde all’esigenza.E anche la Ventura col suo profilo di imprenditrice e di combattente umanitaria nell’Unicef risponde a quel bisogno di cambiamento e di rinnovamento già tentato con Pippo Callipo il quale,preso atto delle consorterie rimaste egemoni nel PD e ancora oggi attivissime, ha preferito abbandonare il campo e il PD al suo destino.
La battaglia si sposta ora sui 12 seggi riservati alla minoranza in consiglio regionale e questi il PD se li dovrà contendere con De Magistris, Carlo Tansi, Anna Falcone, Ernesto Magorno e ultimo arrivato “Popolari in rete”, di ascendenza democristiana, che vuole essere della partita. A perdere.