UN SINDACO PER CAMBIARE COSENZA
Cosenza ha bisogno di una rinascita. Una nuova stagione che faccia dimenticare il cemento, le opere inutili, l’indifferenza verso la cultura ed il centro storico e la tutela ambientale, l’oblio nei confronti dei giovani, del lavoro, dello stato sociale, dei servizi pubblici essenziali, della solidarietà verso gli ultimi.
Ricorderemo questo decennio, come quello della movida. Che ci piace pure, intendiamoci, ma che non può costituire l’unica cifra politica di una amministrazione.
Insomma vorremmo proporre discontinuità, un cambiamento, una virata sospinta da un vento di un centrosinistra motivato, convinto ed inclusivo che escluda la nomenclatura notoriamente screditata opaca e traditrice e guardi agli interessi di una comunità composita, quella dei diversi ceti sociali che devono essere, tutti, rappresentati e non antagonisti.
Quali componenti del cosiddetto tavolo del centrosinistra abbiamo però registrato posizioni variegate, diffidenze e veti.
Dobbiamo invertire il percorso, fare sintesi e fare subito.
Il che non vuol dire accettare qualunque cosa e qualsiasi nome purchè abbia – o si sia data – l’etichetta di centrosinistra.
Lo vogliamo fare sui temi.
Lungi da noi avanzare un programma, che come sappiamo, da sempre è un esercizio sterile destinato ad accontentare le coscienze elettorali e rimanere spesso nei cassetti degli eletti.
Noi abbiamo bisogno di forza e di determinazioni sulle questioni di fondo, quelle che fanno la differenza. E che l’hanno fatta – in negativo – in questi anni.
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La prima riguarda la tutela dell’ambiente e del centro storico, il nostro patrimonio e la nostra anche potenziale risorsa economica.
Il Centro storico è semidistrutto e forzosamente ripopolato in maniera inadatta. Non solo questa Amministrazione ha lasciato che molti palazzi e case cadessero e si riducessero a ruderi, ma ne ha, addirittura, demolito alcuni, di fondazione seicentesca, fra Corso Telesio e via Gaeta.
Visaranno fondi per il consolidamento e la manutenzione. Non debbono essere utilizzati, tutti e soltanto, per il recupero di 20 (venti!) immobili pubblici a valenza culturale (alcuni di essi sono stati più e più volte già finanziati), ma anche per il miglioramento dell’accessibilità, per la costruzione di nuove reti idriche e fognarie, per l’adeguamento di linee elettriche e della pubblica illuminazione e per la riqualificazione di spazi pubblici degradati, e per tutto il resto, per il grosso del tessuto edilizio privato della città perlopiù degradato o, addirittura, in rovina, perchè il nostro è un Centro storico che, nella sua articolata complessità, Antonio Cederna, già nel 1982, riteneva dovesse essere “…considerato come un monumento unitario da salvaguardare e risanare a fini residenziali e culturali, e che, invece, ridiventa terra di conquista, affinché i nostri bravi architetti possano lasciare in esso lo loro “impronta” ovvero affermare lo loro “creatività progettuale”. Dunque dobbiamo pensare anche ai cittadini che vogliono o vorrebbero continuare ad abitare le case in quelle strade ed in quelle piazze e piazzette, ai magazzini degli ultimi commercianti, ristoratori e artigiani, al popolo che ha abitato ed abita la città, che ha conservato e trasformato nel corso dei millenni quelle pietre e quei mattoni che, in mancanza di ciò inesorabilmente, si ridurranno in rovine e macerie.
Dunque il Comune di Cosenza deve fare ciò che non ha fatto in questo ultimo decennio: un progetto dettagliato di ripristino, ristrutturazione degli edifici e degli spazi pubblici, rifacimento dei servizi e dei sottoservizi, acquisto e/o esproprio degli edifici privati.
Dobbiamo restituire dignità al Castello simbolo della città ridotto a longe-bar per matrimoni e feste del rum, munito di una inutile ed incongrua “voliera” e di un “ascensore missile” che conduce ad una incongrua ed inutile terrazza panoramica costruita al posto del tetto in tegole preesistente.
Dobbiamo dare finalmente il suo valore alla splendida area archeologica di Piazzetta Toscano che, sotto l’orrendo manufatto architettonico contemporaneo, “nasconde” una importante e lussuosa “domus” romana di proprietà comunale, ma è devastata, sommersa dai rifiuti e sequestrata dalla Procura della Repubblica.
Abbiamo l’assoluta necessità di restituire vita al teatro di tradizione Rendano che insieme agli spettacoli leggeri e nazional popolari utili alla cassa deve riavere la sua stagione lirica e quella di prosa, utili alla mente ed all’identità dei cittadini, magari aprendo un circuito virtuoso con gli altri teatri il Tieri, il Morelli, ed i privati.
La Biblioteca civica, orgoglio plurisecolare della colta città rinascimentale, è stata lasciata andare alla deriva e al fallimento economico. L’intervento del Mibact è stato tardivo, per niente risolutivo e, soprattutto, non soddisfacente perché la Biblioteca civica deve rimanere tale, e cioè di proprietà dei cittadini di Cosenza, come è giusto che sia.
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La seconda questione attiene all’urbanistica, la viabilità, i servizi.
L’inconcepibile, cervellotico e inutile spezzettamento della viabilità è servito solo a rendere avventuroso e labirintico l’attraversamento della città e a riempire il buco nero-parcheggio-balene spiaggiate di Piazza Fera che, nonostante i 16 milioni di euro spesi, è costantemente, e prevedibilmente, poco frequentato.
Le Zone a Traffico Limitato sono istituite, in tutto il mondo occidentale, per preservare i Centri storici dai danni provocati dai veicoli a motore alle strade ed agli edifici antichi. Che senso ha avuto istituire la ZTL, a Cosenza, nelle strade della speculazione edilizia del secondo dopoguerra, invece di preservare l’integrità e la bellezza architettonica del Centro storico? Su questo dovrà intervenire l’Amministrazione che verrà, ripristinando la vita nel centro storico, magari iniziando dalla Fiera di San Giuseppe nei suoi luoghi secolari.
Il cemento è stato usato come panacea di tutti i mali urbani, le colate di cemento per scacciare le auto (la dilatazione di Piazza Loreto), il cemento per la gioia dei bambini (Via Roma), cemento per far parcheggiare le auto in centro (Piazza Fera), cemento per celebrare “il rito dello stare insieme” (tutti gli altri slarghi), cemento e ferro per collegare il ponte progettato da Santiago Calatrava, colate di cemento e piastrelle persino per ristrutturare i monumenti (Castello Svevo e San Domenico).
Dovremo intervenire sul viale parco che è stato distrutto per sostituirlo con un presunto giardino che ha solo ricreato, di nuovo, una barriera fisica fra la parte est e tutto il resto della città che è esattamente il contrario della finalità per la quale era stato concepito da Giacomo Mancini: abbattere la separazione fisica che diventava sociale ed economica fra i quartieri proletari e sottoproletari di Via Popilia, e piccolo-borghese e borghese della città nuova ad ovest, con una metropolitana leggera e non invasiva. Per dieci anni abbiamo avuto – ed avremmo in eredità – una arteria devastata da lavori costosi ed eterni (proprio perché costosi).-
Dobbiamo ripensare al sistema di smaltimento dei rifiuti solidi urbani che costituiscono un problema irrisolto della città perché si assiste alla quotidiana e contemporanea ostensione di innumerevoli, maleodoranti e orrendi bidoncini o sacchi e sacchetti di spazzatura di tutte le nature: umido, indifferenziata, carta, plastica et cetera davanti a tutti i portoni e gli ingressi di ogni casa, palazzo e negozio. La raccolta è talmente rapsodica e capricciosa che i rifiuti diventano grandi distese, prima, e enormi cumuli pericolanti, dopo, al punto che non si riesce a camminare lungo i marciapiedi e entrare o uscire dalle case.
Il terzo tema, apparentemente non di competenza di un Sindaco lo è, eccome. La sanità.
Non solo il sindaco di centrodestra si è opposto alla costruzione di un nuovo Ospedale facendo finta come i suoi amici sedicenti di sinistra di impuntarsi sul sito, Vaglio Lise o Centro città, sul quale costruirlo, ma, per quel che invece gli competeva, non ha arricchito l’offerta sanitaria territoriale in nessun modo, come avrebbe potuto e dovuto. L’ha, anzi, ridotta non rinnovando il contratto di locazione ad alcuni ambulatori medici. Ha solo allestito la ridicola sceneggiata delle Ordinanze comunali nelle quali, non avendone alcun titolo, intimava all’Azienda Ospedaliera di assumere personale medico ed infermieristico e l’ancor più ridicola manifestazione di protesta davanti al Pronto soccorso dell’Annunziata che, naturalmente, non hanno avuto alcun esito.
Tutte manfrine come quelle dei vari Commissari delle aziende e di quella al piano di rientro.
Tipiche di chi nel migliore dei casi non ha le idee chiare e nel peggiore intende favorire interessi particolari.
Noi abbiamo le idee chiare e difendiamo, sostenendolo senza riserve, il servizio pubblico. Quello che i cittadini pagano con le tasse e che deve essere erogato da strutture con tutti i requisiti di qualità e con gli indispensabili standard organizzativi, tecnologici e strutturali. Strutture che ci sono come c’è una classe medica di valore. Dobbiamo sostenerla e chiedere – il sindaco può e deve farlo – la fine di ogni commissariamento che è uno scempio costituzionale, un furto di democrazia a danno dei cittadini che devono essere governati da chi eleggono democraticamente ed a chi possono assegnare meriti e responsabilità, e non da un eterno vicerè che non risponde a nessuno.
Il quarto punto è lo stato sociale.
Un Sindaco ed una amministrazione devono lavorare per ridurre le disuguaglianze, per consentire le stesse opportunità, per incrementare la scuola e l’università nella creazione di queste opportunità.
Si può fare solo se si hanno presenti come idea guida i principi di solidarietà sociale che permano la nostra Costituzione. Rimuovere gli ostacoli allo sviluppo di un vero socialismo liberale è uno dei compiti precipui di un Sindaco.
L’area urbana, infine.
Cosenza è da anni cardine di un’area urbana che non riesce, per il prevalere di logiche campanilistiche, a concretizzare e condividere un servizio di trasporto urbano. Il che rende remota la possibilità della fusione dei consigli comunali, l’integrazione dei tributi e dei servizi essenziali, come la raccolta dei rifiuti, con grande risparmio di costi per le rispettive casse comunali. Necessita, quindi, un sindaco che abbia una visione alta ma anche flessibile del ruolo del capoluogo, per le quote di sovranità che va ad acquisire e che vanno compensate con ruoli comprimari nel rispetto della storia e delle tradizioni delle singole realtà municipali.
Il nome
Noi pensiamo che Sergio Nucci possa essere l’interprete di questi temi e di questi valori.
Un professionista che non deve chiedere alla politica ma ha sempre servito la sua comunità, da consigliere comunale di opposizione, sempre coerente, intransigente senza ottusità, protagonista di tante battaglie generate da denunce spesso promosse in solitudine e poi pienamente riscontrate dalle indagini, uomo con il senso delle Istituzioni.
Noi pensiamo che attorno al suo nome ed alla sua esperienza, alla sua capacità ed alla sua indiscutibile attività politica di cattolico di sinistra non ondivago né alla ricerca di posti, possa ritrovarsi una coalizione che vuole affermarsi e dire la sua sui grandi temi che abbiamo indicato.
Altri ve ne sono, certo, di medesima importanza e più specifici ma se ci si intende su alcune questioni di fondo, se si guarda tutti al medesimo obiettivo, si può pensare anche di raggiungerli e di realizzarli.
PSE
Cosenza Domani
Club Telesio
Buongiorno Cosenza