La letteratura, sin dall’antichità è ricca di autori, che, osservando il genere umano, hanno scritto le più belle poesie, favole e storie, di animali, ed attraverso questi, le gesta degli uomini, evidenziandone le virtù, le debolezze, le miserie.
Ci incuriosisce pensare a quali eventi specifici del loro tempo pensassero Fedro, Esopo, ma anche La Fontain, Orwel, oppure Trilussa, e chissà quanti altri poeti, scrittori, saggisti meno conosciuti, nello scrivere le opere che hanno consegnato alla storia, e che, attraverso il bestiario, hanno narrato del genere umano.
Sull’argomento non ne fa mistero Nanni Moretti, che, nel suo film intitolato “il caimano”, ispirato a un noto leader in auge negli anni 2000, il cui titolo, (a detta del regista), è ripreso dall’espressione con cui Franco Cordero ha definito il laeder sulle pagine di “Repubblica” dell’ 11 aprile 2004
ben diciassette anni fa .
A distanza di quasi vent’anni, per onestà intellettuale, devo ammettere che il leader di allora, era di gran lunga meno peggio di molti altri personaggi contemporanei. Anch’egli vittima, come tanti, di rappresaglie editoriali e giornalisti al soldo.
Dal passo dell’ articolo di F. Cordero , (La Repubblica, 11 aprile 2004).
“…..Il bello dello studiare B. è che le ipotesi analiticamente giuste risultano sempre confermate a opera sua: salta sulla preda, la inghiotte e digerisce, indi ripete l’operazione; fenomeni naturali, come le cacce del coccodrillo o la digestione del pitone. Tout se tient nella sua storia. (…)”
Anche dei caimani, chiamati alligatori o coccodrilli, ne esistono varie specie. Oltre al caimano dell’Amazzonia, il più grande ed il più vorace, (supera i sei metri di lunghezza), esiste il caimano dagli occhiali, sottospecie assai più piccolo e meno pericoloso ma con eguale voracità, ed anche il caimano nano, così chiamato per le dimensioni assai più piccole, meno del 20% dell’esemplare primario dell’Amazzonia ma con uguale abilità ad inghiottire e digerire il pasto.
E’ chiaro che le prede sono proporzionate alle dimensioni del coccodrillo. Il caimano nano non può certo pensare di fagocitare ciò che è più grande di lui stesso.
Non si illudano, con quest’ultima citazione, gli emulatori indigeni, (loro non sono nemmeno da considerare sottospecie), ora concentrati ed assorti a farsi accogliere in altre case, in vista dello sfascio catastrofico della loro che li aspetta pronti, se qualcuno dovesse aprirgli la porta, a continuare a far danni in casa altrui.
Le copie degli originali, -dimensioni a parte-, rimangono sempre contraffazioni, imitazioni, riproduzioni fasulle sempre prive di qualità, di spessore, di contenuti, di capacità, di vocazione, specie quando queste vengono riproposte in piccole realtà di provincia, da piccoli uomini.
Periferie nelle quali viene sempre di più negata la possibilità del confronto dialettico, pertanto costrette all’isolamento culturale e sociale, dal terrore del confronto e della discussione in cui vive, che, nei fatti, nega alla comunità, ed anche a coloro cui offre il suo abbraccio mortale, ogni possibilità di crescita e di arricchimento, onde evitare che emergano i suoi limiti e le sue miserie, le sue patologie più o meno evidenti.
Situazioni in cui prevale il più bieco populismo, a scapito delle verità e dell’informazione che la popolazione merita, e che gli vengono negate; anche a scapito delle più elementari regole dello stato di diritto, con il contributo attivo di chi ha, o si dà una veste politica e/o istituzionale, e della rete dell’informazione, che spesso si presta, (consapevolmente o meno), a giochi a volte loschi ed oscuri.
Anche per i gregari, (gregario è colui che tira la volata al “campione”), emerge l’angoscia di chi, a tutti i costi vuole darsi un ruolo, un motivo esistenziale, una ragione di vita, un motivo apparentemente valido, quantomeno verosimile, a giustificare la loro stessa esistenza.
Ecco allora emergere, ad un tratto, fra i tanti col fiato in gola, ma, con in testa e nell’animo il nulla, il “ ruggito di don Abbondio.
Riccardo Benvenuto (1 continua)