“Adesso aspettiamoci che arrestano il Papa” ha affermato Wim Wenders, quotato regista cinematografico che Riace l’ha vissuta e dove ha girato il film “Il volo” che-riteniamo-i giudici del Tribunale di Locri ignorino o non lo hanno capito.Tredici anni e due mesi a Mimmo Lucano,il sindaco più povero d’Italia-se non l’unico-per le sue malefatte dell’accoglienza, della solidarietà e della fratellanza.
Una riuscita vignetta di Bini, su Repubblica, ripropone il Golgota, dove Cristo e Barabba furono crocifissi, con una terza croce e la scritta “Lucano”, e Barabba che dice a Gesù :”Non si lamenti a lui è andata meglio”.
Fa discutere la sentenza di condanna dei giudici di Locri per l’enormità della pena in un Paese in cui fior di criminali e boss di tutte le mafie, della lupara o del Kalashinkoff, la fanno franca. Una severità fuori misura rispetto ai reati contestati.Si dirà che compito dei giudici è applicare la legge ma è anche vero che il giudice dispone di un potere discrezionale nel commisurare la pena al reato, interpretandone il movente e la finalità.
Sul piano formale-cioè del rispetto della norma-certamente Mimmo Lucano,nella veste di amministratore,è incorso in errori di procedura e forzature nella gestione dei capitoli di spesa ma senza approfittare di un solo euro, senza avvalersi dei suoi poteri per favorire interessi illegittimi o torbidi. “In questo mondo di ladri “ impuniti-come canta Venditti- è Mimmo Lucano con la sua povertà a prendersi 13 anni per un reato innovativo da configurare come “truffe a fin di bene”. Perché da un punto di vista tecnico-giuridico gli errori amministrativi commessi da Mimmo Lucano certamente confliggono con la norma ma la destinazione dei capitoli di spesa, comunque li si voglia leggere, sono stati gestiti a favore esclusivo della comunità multietnica di Riace, modello di accoglienza e di integrazione riuscita nel rispetto di quei diritti umani che sono alla base della civiltà occidentale.
Per certo i giudici del Tribunale di Locri nell’emettere la sentenza di condanna nei confronti di Mimmo Lucano , chiedendo il doppio degli anni richiesti dall’accusa,conoscevano l’aforisma del diritto romano “summum jus…summa iniuria” ovvero l’applicazione rigorosa della legge può risolversi in una ingiustizia se applicata,come nel caso di Mimmo Lucano, con voluta miopia e abusata discrezione.
Ma siamo al primo grado di giudizio e la vicenda di Mimmo Lucano sarà di supporto e di monito-come quella di Enzo Tortora- al referendum per “una giustizia giusta” di cui sono state già raccolte le firme occorrenti per non dire che nel secondo e terzo grado di giudizio Mimmo Lucano avrà certamente giudici più illuminati e consapevoli del loro ruolo e delle loro responsabilità.Già la Cassazione aveva trovato eccessive e non sufficientemente motivate le misure restrittive,arresti domiciliari e obbligo di dimora lontano da Riace, inflitte nella prima fase delle indagini.
Nella vicenda di Mimmo Lucano un ruolo non secondario ha avuto la Prefettura di Reggio che con i suoi ispettori ha rilevato gli intrecci contabili dei capitoli di spesa contrari alla norma e la destinazione non sempre documentata di alcune somme, fermo restando che non un euro di quelle somme è stato utilizzato per arricchimento personale o di associazioni a delinquere.Uguale solerzia la Prefettura di Reggio non ci risulta abbia avuto nel verificare la corretta gestione delle risorse che lo Stato forniva ai tanti soggetti improvvisati a gestire l’accoglienza e i 35 euro pro-capite al giorno per ogni migrante.Non sappiamo se al Ministero degli Interni esiste un dossier delle strutture che in Calabria hanno operato nell’accoglienza a 35 euro pro-capite, con quali modalità e con quali risultati ma sarebbe oltremodo opportuno, per l’opinione pubblica nazionale, poter confrontare l’utilizzo che ne ha fatto Mimmo Lucano e l’utilizzo che ne hanno fatto i “professionisti” dell’accoglienza.Per certo Mimmo Lucano ne esce più povero di prima e non si è pentito di aver rinunciato alle candidature al parlamento italiano e a quello europeo offertegli su un vassoio d’argento. “Rifarei tutto d’accapo” ha detto piegando il capo ai 13 anni e due mesi di condanna.
Infine non è un caso se Mimmo Lucano si trova impegnato in campagna elettorale nelle liste di Luigi De Magistris dove insieme rappresentano plasticamente le distorsioni di una giustizia che si rivela ingiusta.De Magistis-come ha rivelato Luca Palamara- fu costretto a lasciare la magistratura perché non “faceva parte del sistema” e le sue inchieste a Catanzaro lambivano le sfere alte del potere. Mimmo Lucano con la sua politica dell’accoglienza e dell’integrazione dimostrava in concreto che l’arrivo di migranti disperati poteva essere gestito in maniera diversa da come proponeva Matteo SALVINI ministro degli Interni, con risultati diventati “modello” agli occhi del mondo intero.Davvero troppo per il leader della Lega e della “Bestia” che sullo sbarco dei migranti costruiva quotidianamente la paura nella gente e la sua irresistibile ascesa nei sondaggi.E’ vero, per il sistema c’era un che di eversivo nelle inchieste di De Magistris e nel “modello Riace” costruito da Mimmo Lucano.Entrambi propongono oggi ai calabresi la rivoluzione del voto il 3 e 4 ottobre.Anche per rispondere ai giudici di Locri è tempo di schierarsi. (Nella foto Mimmo Lucano)