A TRIESTE L’INFANTILISMO POLITICO GIOCA ALLA RIVOLUZIONE…

A TRIESTE L’INFANTILISMO POLITICO GIOCA ALLA RIVOLUZIONE….

A seguire mercoledì sera l’ampio servizio de “L’arena” di Massimo Giletti sulla piazza di Trieste presidiata dalla protesta  “no vax”, “no pas”, “no-tampone”  c’era da rimanere molto stupiti della leggerezza con cui si invocava il popolo italiano come protagonista delle “giornate”.

Colpiva la disinvoltura con cui alcuni intervistati parlavano a nome del popolo pur sapendo che l’85 per cento del “popolo italiano” si è vaccinato o, se si vuole, si è lasciato convincere a vaccinarsi. Il popolo in sé è una entità complessa, plurale, diversificata al suo interno, con mille articolazioni e identità categoriali, profili di alfabetizzazione e conoscenze, stato sociale e condizioni economiche stanno alla base della sua complessità.E’ semmai nel concetto di nazione che si può trovare l’identità di un popolo attingendo alla sua storia, alle sue tradizioni, alla sua cultura.Dopo di che dietro un corteo, quale che sia, non c’è il popolo italiano ma un suo segmento caratterizzato dalle motivazioni che hanno dato vita al corteo.

C’è dunque il popolo dei “no-vax” e dei “no-pass “ e c’è poi il popolo dei vaccinati che, senza rumore e con maturata fiducia nella scienza, si sono sottoposti al vaccino.In termini numerici, su 60 milioni di italiani circa due terzi si sono vaccinati e altri si vanno convincendo.Da che parte sta il popolo, a volerlo invocare impropriamente  in termini quantitativi, non è difficile stabilirlo.Ma è un falso problema poiché dietro le ingenuità e le suggestioni della protesta si muovono torbidi interessi  che strumentalizzano quella che potrebbe essere una legittima protesta se non fosse inquinata dall’allarmante minaccia di voler bloccare l’economia.

Per tornare alla trasmissione di Giletti, consapevolmente generoso nel concedere spazio ai “rivoltosi”, si citava la Costituzione con interpretazioni falsate, si esaltava la forza della protesta, si vaticinava l’ estendersi della protesta in tutto il Paese, si tratteggiava una rivolta in difesa del lavoro, si invocava il moltiplicarsi delle proteste per sconfiggere il disegno di un nuovo ordine mondiale deciso chissà dove e da chissà chi.

Si poteva anche indulgere verso un infantilismo politico così scoperto ed evidente ,considerata anche la giovane età di alcuni intervistati, ma l’invocazione di una protesta dilagante con l’apporto di manifestanti provenienti da altre città senza escludere arrivi   da altri paesi, era una minaccia esplicita di disordini fuori controllo.Il tutto programmato per venerdi.

Con tutta l’indulgenza possibile per l’infantilismo politico, per coloro che vedono nel vaccino un rischio per la propria salute, per coloro che rifiutano il green pass in quanto strumento liberticida di un governo che vuole imporre la “dittatura sanitaria”, la minaccia di bloccare l’economia bloccando l’attività del porto non poteva essere presa alla leggera. A cominciare dai lavoratori del porto già “spaccati” sulla conduzione della protesta.Ed è proprio dai lavoratori del porto che è venuta la decisione di annullare la manifestazione annunciata per venerdi. “E’ una trappola !- ha affermato il portavoce dei portuali- abbiamo notizia di frange violente provenienti da ogni parte che vogliono infiltrarsi nella manifestazione. Non se ne fa nulla.Alla luce di queste notizie facile immaginare quale teatro di violenze sarebbe stata Trieste, come ne sarebbe uscita, con quali danni alla città e alla convivenza civile.Manifestare deve essere consentito e garantito ma la violenza va bandita, diversamente si scivola nell’eversione che non è la rivoluzione, concetto molto più complesso. La signorina che vedeva in cuor suo fanciullescamente profilarsi da Trieste la rivoluzione contro il padronato mondiale non va colpevolizzata ma capita. Vive in un Paese in cui le disuguaglianze incidono pesantemente sull’assetto sociale e su diritti fondamentali come il lavoro e la salute. Troppi privilegi, troppe discriminazioni, troppa corruzione, mille ragioni per riconoscersi in una protesta  ma è con le armi della democrazia che bisogna combattere e mettere fine alle ingiustizie.La storia  insegna che le scorciatoie e le fughe in avanti  consolidano il potere che si vuole abbattere lasciando sul terreno lutti e distruzione.( Nella foto un momento della protesta a Trieste )