QUIRINALEIDE : HANNO VINTO I “ TENGO FAMIGLIA”…..

Mentre non avremo mai conferma dell’identità dei 101 che silurarono Romano Prodi, dovendoci accontentare di chi va sostenendo che dietro c’erano, per ragioni diverse,Massimo D’Alema e Matteo Renzi, per i 759 che hanno rieletto Mattarella, andando per esclusione, sarebbe possibile identificarli. Ma non avrebbe senso. Ciò che con Mattarella fa la differenza con gli altri presidenti che lo hanno preceduto non è il numero dei consensi ma l’alta concentrazione di “voti dal basso”. Nel senso che ci sono anche i voti dei partiti ma vanno considerati trasversali e aggiuntivi poiché ,messi insieme, non sono bastati a eleggere nessuno dei candidati sottoposti al voto dell’aula.

Per paradosso mai presidente della Repubblica è stato eletto per “diretta” volontà del parlamento piuttosto che da un accordo fra partiti e correnti. Sembrerebbe,dunque, che il singolo parlamentare, ignorato dai giochi dei leader, con un sussulto di orgoglio si sia riappropriato del suo potere decisionale, rifiutandosi di farsi manovrare. E’ una interpretazione che, se fosse vera, ci restituirebbe un parlamento che ha riconquistato sul campo quella dignità e quel ruolo di rappresentanza del “popolo sovrano” che gli conferisce la Costituzione.

E’ andata,invece,come è andata per il l’incapacità politica dei leader “incartati” ai tavoli delle trattative, allenati più a fare propaganda che a gestire i processi politici nella loro complessità , considerati “ i poteri” e gli interessi in gioco nell’elezione del capo dello Stato. E’ accaduto che i “peones”, non fidandosi dei leader politici, si sono organizzati in proprio a tutela di ciò che stava loro più a cuore, cioè la prosecuzione della legislatura fino alla scadenza naturale, ovviamente vitalizi compresi.

 La candidatura di Mattarella ha cominciato a prendere quota dalla quarta “chiama”,crescendo nelle successive fino a diventare un segnale chiaro che i partiti non controllavano la situazione. Quando Pierferdinando Casini, esperto conoscitore dei meccanismi parlamentari, ritirando la propria candidatura, invitava a votare Mattarella, i giochi erano fatti. L’invito era diretto ai parlamentari non ai partiti e ai loro leader, tant’è che Mattarella riceve i capigruppo di Camera e Senato ed è a loro che pone le condizioni per la sua accettazione.

 Comunque sia e senza nulla togliere ai “retroscena” che non escludono il coinvolgimento attivo di uomini dello staff del presidente, “scatoloni” a parte come possibile messinscena, i peones di ogni appartenenza sono tornati a casa vincenti, lasciando i leader a rinfacciarsi le candidature che hanno bruciato, le responsabilità nei mancati accordi, senza farsi mancare accuse di tradimento. A corredo di questa nota abbiamo scelto la foto che Giorgia Meloni ha postato su facebook come sintesi del suo giudizio sull’elezione di Mattarella. Il giudizio rimane tutto suo, riconoscendole i voti andati a Nordio, mentre la foto racconta come per i peones “umanamente” sono andate le cose. La pagheranno perchè i partiti sono già al lavoro per una nuova legge elettorale d’ impianto proporzionale, con sbarramento al 5 per cento e un vincolo di appartenenza, nel senso di non poter lasciare il partito nel quale si è stati eletti se non pagando un prezzo alto. Di fronte alla disfatta subita i feudatari dei partiti studiano come sopravvivere. Ma per ora hanno vinto loro e nella storia dei peones non era mai accaduto.