Esiste un problema e non da oggi perché l’allarme è già di qualche anno. E’ risaputo che a Roma circolano liberamente i cinghiali che sono diventati il simbolo della decadenza della Capitale e, in quanto tale, del Paese che esprime. A Roma ci sono le massime istituzioni dello Stato, dal Quirinale alla Corte costituzionale, dalla sede del governo nazionale alla sede del Parlamento,dal Papa alle ambasciate di tutto il mondo e, a seguire, comandi generali dell’Arma, dell’Esercito e dei servizi civili.
La realizzazione di un termovalorizzatore per risolvere il problema dei rifiuti che ammorbano Roma si porta dietro quello dei cinghiali che nella spazzatura rovistano in cerca di cibo. Il problema lo si è fatto marcire e soltanto un senso di vergogna nei confronti dei turisti che fluttuano nella capitale insieme all’imbarazzo delle massime cariche dello Stato ha dato una accelerazione alla soluzione del problema. Nel mentre che si decida per il termovalorizzatore, con buona pace degli animalisti e degli ambientalisti della domenica, si sta provvedendo recintando il raccordo anulare con una rete di sbarramento per impedire il girovagare dei cinghiali.
Il problema non è soltanto di Roma e la situazione si va aggravando alle varie latitudini del Paese. Nel Comune di Cervo, in Liguria,, è stato chiuso il traffico sull’Aurelia per oltre 5 ore per consentire l’abbattimento di un branco di cinghiali che aveva terrorizzato e messo in fuga i clienti di un bar nell’ora dell’aperitivo. C’è l’orientamento a procedere all’abbattimento in tutte le realtà compromesse ma, stranamente, la mattanza non parte, l’ordine esecutivo non arriva. E siccome siamo nel Paese delle lobby, da quella dei trasporti a quella dei ristoratori, da quella dei tassisti a quella degli stabilimenti balneari,mancava-si fa per dire- la lobby dei cacciatori che è sempre esistita. Pare che a fare resistenza all’abbattimento siano loro che vorrebbero essere incaricati della “mattanza” dietro lauto compenso per ogni cinghiale abbattuto. Inoltre, avendo licenza di abbattere i cinghiali dandogli la caccia, dovrebbero poter sparare tutto l’anno. Cadrebbe, insomma, il limite della stagione venatoria.
Non ci vuole molta fantasia per immaginare in termini elettorali quanto può pesare la lobby dei cacciatori e, di conseguenza, quanto coraggio politico ci vuole per contrastarne le pressioni. Per altro se i tassisti sono concentrati soprattutto nelle grandi città, i cacciatori sono disseminati su tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud, e né i Salvini del nord né i Mastella del sud hanno interesse a sollevare il problema.
La Calabria,ovviamente, non esente dal problema, lo vive e lo affronta in chiave “saudita” coprendo col silenzio la gravità della situazione e traccheggiando sui tempi di un intervento che non arriva mai. Si potrebbe già procedere all’abbattimento di 10 mila cinghiali ma non si muove nulla, fiduciosi che sarà il governo nazionale a prender la decisione dell’abbattimento imponendosi a quanti, cacciatori o non, dell’abbattimento dei cinghiali vogliono farne un business.
Nella Calabria “saudita” dei califfati ,istituzionali e politici, a differenza delle altre realtà dove i cinghiali vengono monitorati, fotografati e segnalati, non esiste informazione al riguardo, se non in termini riduttivi,perché evidentemente non si vogliono prendere decisioni. Tace il presidente della giunta regionale, tace il consiglio regionale nella sua parassitaria articolazione di maggioranza e opposizione e tace, soprattutto, salvo sporadiche ed ermetiche dichiarazioni, l’assessore all’agricoltura,Gianluca Gallo. A detta degli agricoltori calabresi ,che stanno vedendo le loro coltivazioni devastate dai cinghiali, è il più inutile assessore nella storia della Regione.
Nella precedente giunta L’assessore Gallo era addetto al welfare, cioè a dare sostegno alle fasce deboli, incarico assolto con eroica abnegazione, atteso che- per sua ammissione in campagna elettorale- per le richieste di aiuto rispondeva e si attivava in piena notte. Di fronte a tanta sensibilità e compenetrazione nei problemi dei più deboli non poteva mancare , insieme alla gratitudine,l’apprezzamento sotto il profilo politico. I bene informati assicurano che con il record di preferenze ottenuto alle regionali si è guadagnato incontestabilmente il trampolino di lancio per il parlamento nazionale.
Al momento, però, l’assessore Gallo è assessore all’agricoltura e , già per i danni che i cinghiali vanno arrecando alle culture, dovrebbe concentrare la sua azione di governo sul problema perché, a parte i danni all’agricoltura, i cinghiali-a quanto pare-circolano indisturbati in alcune delle più rinomate località turistiche, come Sangineto e Belvedere in provincia di Cosenza. Il suo collega al Turismo, Fausto Orsomarso , congiura del silenzio non funzionando, dovrebbe spiegargli che non incoraggia l’arrivo di famiglie e turisti se vengono a sapere che, rientrando a casa a tarda ora, ad attenderli ci sono i cinghiali in cerca di cibo.
E qui potremmo avere la spiegazione del silenzio che copre il problema dei cinghiali, a partire dal sevizio pubblico ai quotidiani locali, dalle testate televisive ai giornali on line. Se si crea allarme sociale, se si enfatizza la presenza dei cinghiali, le economie locali nelle zone interessate vanno in tilt. Meglio, quindi, tacere e non creare allarme sociale.
Quello che non si comprende- e qui potrebbe tornare in campo la lobby dei cacciatori- è cosa impedisce all’assessore di dare corso all’abbattimento dei cinghiali considerato che la competenza è della Regione. Ma non bisogna mai sottovalutare la creatività di un politico per di più recordman delle preferenze guadagnate anche di notte. L’assessore all’agricoltura, in un convegno a Cirò, avrebbe annunciato che sta lavorando ad un progetto per trasformare il problema dei cinghiali da emergenza in risorsa. Una intuizione a dir poco geniale, se non fosse venuto fuori che le stesse parole usate dall’assessore sono in un documento della giunta regionale lombarda che vorrebbe, dopo averli abbattuti, avviare i cinghiali alla filiera della macellazione delle carni per immetterle nella grande distribuzione. Vecchio vizio questo di copiare da altre regioni senza dichiararlo. Ma non si può mai dire, statisti non si nasce ,si diventa e bisogna apprendere dove c’è da apprendere.
Qualcuno ha provato a immaginare quale può essere l’intuizione dell’assessore ma non è andato al di là di ipotizzare, considerato il progetto di Milano, un salumificio dedito esclusivamente a produrre salumi da cinghiale e, con la consulenza ben pagata di qualche supershef, produrre come specialità la nduja da cinghiale, che avrebbe un successo assicurato sulle italiche mense. Si lavora al progetto, dunque, in attesa che i cacciatori o l’esercito abbiano l’incarico dal governo nazionale di procedere all’ abbattimento dei cinghiali. L’assessore Gallo deve convenire che il governo è alle prese con la guerra in Ucraina e che la guerra ai cinghiali è competenza del governo regionale e sua. A ciascuno la sua guerra, col coraggio e il senso di responsabilità di cui dispone. Ma sottrarsi alle responsabilità è ben altra cosa. ( Nella foto l’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo )