RASSEGNA STAMPA

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D’ALEMA SMENTISCE DI AVER VOTATO 5STELLE E DIFENDE LA SEGRETEZZA DEL VOTO.NON UNA PAROLA SUI RAPPORTI CHE INTRATTIENE CON CONTE E I ‘GRILLINI”. SONO IN MOLTI A PREVEDERE UN SUO RIENTRO IN SCENA NELL’AMBITO DELL’ANNUNCIATA CONGRESSO PD.

articolo estratto da “Il Foglio” a firma di Marianna Rizzini

“Campagna vergognosa”: sono le 12.44 di mercoledì quando la notizia irrompe sugli schermi degli smartphone. L’ex premier Massimo D’Alema smentisce di aver votato per l’ex premier Giuseppe Conte, azione che alcuni retroscena gli avevano attribuito il giorno prima. Ma non si sa se le parole saranno sufficienti, visti gli indizi che le avevano rese non così incredibili agli occhi di molti osservatori, e nonostante la veemenza di D’Alema: “Inaccettabile violazione di uno dei principi della democrazia: la segretezza del voto. In ogni caso la notizia per cui avrei votato Movimento 5 stelle è falsa”. E la smentita di D’Alema smentiva la questione voto, sì, ma non il pregresso. E cioè tutta quella serie di segnali che, nei mesi scorsi, avevano fatto intravedere la presenza di un filo rossogiallo teso tra due personaggi all’apparenza così diversi, per giunta identificati, negli slogan dei rispettivi avversari, l’uno come esponente della “casta” e l’altro come simbolo di “anticasta” assurta al potere. Andando a ritroso, dice un insider, “D’Alema e i Cinque Stelle si erano già incrociati nell’ambiente della Link Campus”, e si sa che da quel mondo provengono figure per così dire tecniche poi cooptate nell’era governativa contiana. Correndo invece avanti, alla primavera-estate che ha visto la crisi del governo Draghi, è la comune posizione sulla guerra in Ucraina (comune a D’Alema e Conte, contro la linea Draghi) che porta cemento al ponte politico tra i due, al punto che l’impianto delle obiezioni di Conte a Draghi sul tema Ucraina appariva ai dalemiani “molto dalemiano”, dice un ex dalemiano. E il discorso di D’Alema al congresso di Articolo 1, nell’aprile scorso, era parso, con il senno di poi, un possibile canovaccio d’ispirazione per la linea contiana successiva: “Pensare che la democrazia superi la sua crisi mettendo l’elmetto è semplicistico”, aveva detto D’Alema in quell’occasione, ” e può essere disastroso per le forze democratiche e di sinistra a cui apparteniamo. La democrazia deve essere una forza in grado di offrire speranza e questo richiede una visione delle relazioni internazionali in cui torni a essere centrale un’espressione antica: la coesistenza pacifica Una politica saggia avrebbe cercato di usare la distanza dalla posizione cinese invece di cercare di coinvolgere la Cina nel conflitto”. Quanto al giudizio critico su Draghi stesso, la linea D’Alema e la linea Conte avevano più di un punto in comune (della serie: premier tecnico uguale rovina per l’Italia). Nei giorni scorsi, poi, quando Rosy Bindi, alla testa un gruppo di intellettuali e politici, ha fatto appello a Pd e M5s per la costituzione di un fronte progressista (con eventuale “scioglimento dell’esistente”, cioè del Pd), c’è chi ci ha visto contaminazioni dalemiane di fatto. E insomma, ride amaro un dirigente pd, “la direzione di oggi si apre con Conte e D’Alema appollaiati sulla finestra del Nazareno”.