CONCLUSA LA LITURGIA DELLA FORMAZIONE E DEL GIURAMENTO DEL NUOVO GOVERNO LA POLITICA DEL FARE PASSA ALLE INIZIATIVE DA PRENDERE E IL QUIRINALE MANDA MESSAGGI INEQUIVOCABILI SULLA LOTTA AL COVID. LA MELONI HA AFFERMATO IN PARLAMENTO CHE NON CI SARANNO MISURE RESTRITTIVE COME IN PASSATO, MATTARELLA HA INVITATO ALLA PRUDENZA E A NON ABBASSARE LA GUARDIA. INSOMMA LA MELONI GOVERNA MA IL QUIRINALE VIGILA E SI FA SENTIRE.
Articolo di Ugo Magri per “La Stampa”
Non è una polemica preventiva, tantomeno un «tackle» a gamba tesa. Chi meglio conosce gli umori del Colle esclude che ieri mattina, durante la cerimonia dedicata ai «Giorni della Ricerca», Sergio Mattarella abbia voluto mettere nel mirino il neonato governo Meloni. Si tratta in fondo di concetti da lui mille volte ribaditi: la gratitudine nei confronti della scienza che ci ha regalato i vaccini, la guardia da mantenere alta rispetto alle possibili evoluzioni della pandemia, l’importanza della Sanità pubblica da potenziare anche con un uso accorto dei fondi europei. Immaginare che, dopo nemmeno due settimane, Quirinale e Palazzo Chigi siano già ai ferri corti suonerebbe davvero eccessivo. Quando in passato ha voluto lanciare richiami, per esempio verso il mondo No Vax, il presidente l’ha fatto sempre in maniera chiara, diretta, inequivocabile; stavolta nessuna esplicita reprimenda, solo buoni consigli. Ciò detto, è impossibile non cogliere una netta dissonanza tra le raccomandazioni prudenti di Mattarella sull’approccio al Covid («Non possiamo ancora proclamare la vittoria finale») e la fretta con cui i vincitori delle elezioni si apprestano a voltare pagina, ribaltando anche sul piano simbolico certe scelte dei precedenti governi che avevano apertamente contestato. Sul tavolo c’è l’ipotesi di abolire il bollettino quotidiano su decessi e contagi, considerato inutilmente ansiogeno; si prevede di togliere l’obbligo di mascherina nelle corsie degli ospedali e anche nelle Rsa dove il virus aveva fatto strage tra gli anziani; si discute se cancellare le multe a quanti non si erano vaccinati e di riammettere in servizio il personale sanitario sospeso perché renitente all’obbligo. Il messaggio inevitabilmente suona come un «liberi tutti», come sconfessione di quanti nell’emergenza avevano chiesto pesanti sacrifici agli italiani. Lo stessa Giorgia Meloni ha messo in chiaro che mai più riproporrà le restrizioni collettive sperimentate nell’ultimo biennio, qualunque cosa suggerirà la scienza («che non è religione», ha argomentato davanti alle Camere). Viceversa Mattarella ringrazia medici, ricercatori e scienziati per averci tirato fuori dai guai. Senza il loro grande impegno «oggi saremmo costretti a contare molte migliaia di morti in più», tiene a sottolineare. Guai a criticare la scienza e la ricerca, che hanno bisogno «di un terreno fertile». E bravi quegli italiani, la grande maggioranza, i quali sono corsi a vaccinarsi «con grande senso di responsabilità» verso i loro concittadini, a cominciare da quelli più fragili. Insomma: il governo è cambiato; non ha cambiato idea il presidente della Repubblica.