SE A BERLUSCONI CON I SOTTOSEGRETARI È ANDATA MALE PER LE RESISTENZE DELLA MELONI A MATTEO SALVINI È ANDATA COME DESIDERAVA. HA PIAZZATO I SUOI DOVE HA VOLUTO E LA MELONI HA DOVUTO ABBOZZARE. SE SALVINI DOVESSE SFIDARLA A SFILARSI DALLA MAGGIORANZA NON CI SAREBBERO ALTERNATIVE. ECCO PERCHÉ IL LEADER DELLA LEGA,BASTONATO DALLE URNE DEL 25 SETTEMBRE, CERCA DI INTESTARSI POLITICAMENTE LE DECISIONI DEL GOVERNO ANTICIPANDOLE SUI MEDIA E ANIMA LA SCENA SOLLEVANDO PRIORITÀ PER OBIETTIVI- BANDIERINA. CON LA MELONI IMPEGNATA ALL’ESTERO COME VICE-PREMIER SARÀ LUI A OSTENTARE POTERE E INCIDENZA SUL GOVERNO.
(Dagonews)
Con i posti di sottogoverno, Matteo Salvini ha fatto filotto. La lista che ha sottoposto a Giorgia Meloni è stata accettata in toto. Ogni suo desiderio, un ordine. Doveva essere junior partner del governo, invece il Capitone si sta muovendo con la sicurezza dell’azionista forte. La Ducetta, dopo un inizio scoppiettante fatto di lodi e imbrodi (“E’ una fuoriclasse”, Concita de Gregorio dixit), sembra un po’ in difficoltà a dare un “suo” ordine alle cose. Al primo vero tavolo di trattativa (sui ministri poteva giocare la carta dei veti del Quirinale), si è piegata alle richieste della Lega. L’esperienza al governo deve aver fatto crescere un bel pratone di peli sullo stomaco a via Bellerio: il Carroccio appare più strutturato nell’assalto ai posti di potere. La decisione di spedire Nicola Molteni a fare il sottosegretario al Viminale vuol dire dare potere a un Salvini al quadrato. E’ lui l’uomo dei decreti sicurezza, lo stesso che si augurava la “distruzione dei barconi delle Ong”. Piazzare il leghista Edoardo Rixi a viceministro alle Infrastrutture permetterà a Salvini di non restare inchiodato al ministero ma di fare il trottolino amoroso in giro per l’Italia, a recuperare voti e consensi. Claudio Durigon, che voleva intitolare il parco Falcone e Borsellino di Latina a Arnaldo Mussolini, è stato mandato a fare il sottosegretario al ministero del Lavoro. Le carezze alla Lega hanno preceduto le randellate a Forza Italia. Per il partito di Berlusconi, zero carbonella. Negato un posto all’uomo di fiducia di Tajani, Paolo Barelli. Il filo-russo Valentino Valentini, in predicato di andare agli Esteri, è stato dirottato al Mise come viceministro. L’antipatia per Licia Ronzulli e il dente avvelenato verso Berlusconi, a causa delle sue sparate pro-Putin, hanno sicuramente avuto un peso nella decisione finale. Ma Giorgia deve guardarsi bene dai suoi alleati: chi dei due è il meno peggio? Se il Cav la chiamava “la piccoletta”, Salvini l’ha marchiata “la nana”…Quel che è certo è che Salvini ha iniziato la sua nuova esperienza di governo già in modalità Papeete, come ai tempi del Conte-1: spadroneggia, gioca su più tavoli, minaccia di sfilarsi e ottiene quel che vuole. Lui e il suo braccio destro Andrea Paganella stanno dettando la linea. Della serie: adesso la Meloni la mettiamo pancia a terra. E quel che colpisce è che la leader di Fratelli d’Italia sembra aver lasciato loro mano libera. I problemi seri arriveranno quando la Ducetta sarà a lungo fuori dall’Italia per i suoi impegni istituzionali. Nei prossimi giorni volerà in Egitto per il Cop-27, poi tappa a Bruxelles, al G20 di Bali e poi a Parigi. In sua assenza, come si comporteranno il Capitone e la sua schiera di fedelissimi piazzati al governo? Saranno disciplinati e obbedienti o daranno fuoco alle polveri per fare dell’Esecutivo una succursale di via Bellerio? Senza contare che nei primissimi giorni di governo, invece di un’azione decisa sui temi discussi in campagna elettorale c’è stato uno smottamento su questioni decisamente “laterali”. Gli argomenti all’ordine del giorno rilanciati dai giornali (il covid e il rientro a lavoro dei medici no vax, il tetto al contante e l’aborto) nulla c’entrano con le priorità a cui Giorgia Meloni ha più volte detto di volersi dedicare: lotta al caro-bollette e all’inflazione. Se il buongiorno si vede dal mattino, la strada per il governo è già in salita…