RASSEGNA STAMPA

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UN FATTO È FARE OPPOSIZIONE E BEN ALTRA COSA È GOVERNARE SOPRATTUTTO QUANDO LA SITUAZIONE È OGGETTIVAMENTE DIFFICILE E COMPLICATA. MATTEO SALVINI, CHE È PERENNEMENTE IN CAMPAGNA ELETTORALE, PENSA DI POTER FARE IL MINISTRO E ANCHE L’OPPOSIZIONE, MASCHERANDOLA CON RICHIESTE E PROPOSTE, METTENDO IN DIFFICOLTÀ GIORGETTI CHE GLI INSIDIA LA LEADERSHIP DELLA LEGA E LA MELONI CHE, SE HA I VOTI ALL’OCCORRENZA PER FARE A MENO DI BERLUSCONI, DI CERTO NON PUÒ PRESCINDERE DA QUELLI DELLA LEGA CONTROLLATI DA SALVINI. LA MELONI TOCCA CON MANO CHE I MILIARDI NECESSARI NON CI SONO E PENSA DI TAGLIARE REDDITO DI CITTADINANZA E” BONUS”.

Articolo di Andrea Ducci per “Corriere della Sera”

Tre aggettivi che dovranno fare i conti con l’esigenza di reperire quasi 10 miliardi di euro. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, illustrando l’approccio del governo alla legge di Bilancio ha spiegato che sarà «prudente, realistico e sostenibile». Un messaggio diretto a Bruxelles che, però, sul fronte interno obbliga l’esecutivo a tagli, revisioni di spesa o individuazione di maggiori entrate. La manovra, per ora, vale 21 miliardi, ottenuti grazie al deficit fissato per il 2023 al 4,5%, come pubblicato nel quadro programmatico della NaDef (Nota di aggiornamento Documento di economia e finanza) diffuso ieri dal ministero dell’Economia. Ma l’intero importo è già destinato alle misure per mitigare i rincari delle bollette, come detto dalla premier Giorgia Meloni: «Concentreremo le risorse, oltre 30 miliardi, di cui 9,1 miliardi per il 2022 e 21 miliardi per il 2023, per aiutare gli italiani a far fronte all’aumento del costo dell’energia, senza disperdere risorse in bonus inutili». Un segnale ben accolto dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: «È positivo che si mettano tutte le risorse sull’energia». Fuori dai 21 miliardi restano dunque le promesse annunciate in campagna elettorale dal centrodestra come, per esempio, la flat tax, quota 41 in materia di pensioni, la proroga del cuneo fiscale, lo stralcio delle cartelle esattoriali. Tra gli interventi da finanziare ci sono poi quelli segnalati dalla premier Meloni nel suo intervento programmatico alla Camera, la riduzione delle imposte sui premi di produttività, l’innalzamento della soglia di esenzione dei fringe benefit, il taglio dell’Iva al 5% su prodotti e beni primari. Il costo complessivo per un pacchetto di misure del genere in legge di Bilancio richiederà, insomma, coperture per una decina di miliardi. La modalità per reperirle è stata ribadita dal ministro Giorgetti: tutto ciò che non riguarda i provvedimenti legati al caro energia non potrà avere come copertura il deficit, ma dovrà prevedere tagli di spesa o maggiori entrate fiscali. Negli ultimi giorni il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, interrogato su dove verranno presi i soldi per andare in pensione in anticipo con 41 anni di contributi e per alzare la platea di partite Iva beneficiarie della flat tax al 15%, è stato chiaro: «Basta tagliare un po’ di sprechi e truffe del reddito di cittadinanza che costa 9 miliardi». Un’indicazione che all’atto pratico sarà di difficile applicazione, garantendo risorse limitate. Il reddito di cittadinanza costa circa 8,8 miliardi all’anno e la stretta preconizzata da Salvini e condivisa da Meloni muove dall’idea di separare le platee di percettori del sussidio tra abili (circa 660 mila persone) e non abili al lavoro, con questi ultimi che continueranno a beneficiare del sostegno. Ma anche per gli abili al lavoro servirà una soluzione soft e quindi in termini di risparmi pare arduo ottenere più di un miliardo. Un’altra fonte a cui attingere sono i bonus edilizi, introducendo un giro di vite sugli incentivi per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico. Una provvista potrebbe arrivare dalla riforma della tassa sugli extra profitti delle imprese energetiche, un’imposta che finora ha garantito 2 miliardi anziché i 10 miliardi attesi dal governo Draghi. Sul fronte fiscale nel governo si ragiona sull’ipotesi di aprire le porte a una norma sulla voluntary disclosure per la regolarizzazione dei contanti non dichiarati. Tra i tagli una delle poche certezze è, invece, la sforbiciata alle spese dei ministeri che per il 2023 vale 800 milioni. Le prossime settimane serviranno a capire quanto «prudente, realistico e sostenibile» sarà il cammino della manovra. Nel frattempo mercoledì prossimo la premier Meloni ha convocato i sindacati a Palazzo Chigi.