DOPO I MUGUGNI DEL PRIMO MOMENTO L’OPPOSIZIONE AL GOVERNO MELONI AVVIA INIZIATIVE DI CONTESTAZIONE. ENRICO LETTA È STATO IL PRIMO AD ANNUNCIARE UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE IL 17 DICEMBRE. PER IL M5STELLE CONTE PENSA DI UTILIZZARE LE MODIFICHE AL REDDITO DI CITTADINANZA COME ARGOMENTO DI CAMPAGNA ELETTORALE. SOPRATTUTTO AL SUD. IL TERZO POLO TROVA IRRILEVANTE POLITICAMENTE LA MANIFESTAZIONE DEL PD CONTRO LA MANOVRA FINANZIARIA SE NON SI FANNO PROPOSTE ALTERNATIVE. IL TERZO POLO OFFRE LE SUE DI PROPOSTE.
Estratto dell’articolo di Carlo Bertini per “la Repubblica”
E ora che arrivano i nodi al pettine, ovvero tutte le misure della manovra del governo, le opposizioni commentano unite usando gli stessi argomenti, ma si presentano divise alla prova del fuoco. Come era immaginabile, visto lo stato dei rapporti. E quindi, Enrico Letta gioca d’anticipo, brucia Giuseppe Conte sul tempo e lancia una manifestazione in piazza il 17 dicembre, come termine di un percorso che rientra nella fase costituente del congresso dem. «Contro una manovra inadeguata rispetto al rischio recessione e all’inflazione», per dirla con Letta, o «reazionaria e di classe», per usare il linguaggio di Andrea Orlando; una manovra «che farà aumentare la benzina e aiuta solo le partite Iva», per dirla con Simona Malpezzi. I 5stelle alzano le barricate e si preparano a far scendere il popolo in piazza contro il taglio del reddito di cittadinanza, facendo ferro e fuoco, ma senza avere ancora una data e senza mettere in conto una fusione con i dem in una manifestazione unitaria, anzi. […] Conte avverte che «se vogliono mandare fuori strada gli ultimi, troveranno un muro. Non possiamo permettere un massacro sociale, Meloni spaccia vigliaccheria per coraggio, confonde la prudenza con l’ignavia». I centristi del terzo Polo si tirano fuori, poco inclini per natura a mettere «the boots on the ground», gli scarponi sul terreno, per usare un’espressione militare sulla guerra più aspra da combattere. «Enrico – twitta Carlo Calenda rivolto a Letta – fare manifestazioni contro la manovra senza proporre un’alternativa è esattamente l’opposizione che la destra si augura di avere. Vi manderemo il documento sulle proposte per una contromanovra più equa e giusta. Lavoriamoci insieme». […] Ma il punto politico sta proprio nella volontà del Pd di riguadagnare credibilità in solitudine, rivendicando un ruolo di traino dell’opposizione, in quanto partito uscito più forte dalle urne. Rimettendosi in sintonia con le fasce del disagio sociale sui temi più caldi. […] Naturale che il Pd non voglia proporre ai fratelli-coltelli dell’opposizione di aderire alla chiamata in piazza, «perché non la proponi per farti dire di no, ci auguriamo che ci siano convergenze, anche perché poi in Parlamento che si fa?». Ecco la domanda successiva: che faranno le opposizioni quando si finirà in aula? Voteranno emendamenti comuni o autonomi?