RASSEGNA STAMPA

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NON C’È NÉ NATALE NÉ CAPODANNO PER IL CRIMINALE DISEGNO DI PUTIN DI INVADERE L’UCRAINA. IN ENTRAMBE LE RICORRENZE PIOGGE DI MISSILI E ACCANTO A UN RESIDUO DI MISSILE CADUTO A TERRA UN CARTELLO -BEFFA MESSO DAI RUSSI: “BUON NATALE ! BOOM”. A SAN SILVESTRO SOTTO UNA PIOGGIA DI MISSILI RUSSI INTERCETTATI DALLA CONTRAEREA GLI UCRAINI SONO USCITI SUI BALCONI A CANTARE L’ INNO NAZIONALE. A PUTIN SERVONO ALTRI QUANTITATIVI DI MISSILI PER MANTENERE SOTTO PRESSIONE KIEV E LA RESISTENZA UCRAINA E LI CHIEDE ALL’INDUSTRIA BELLICA RUSSA GIÀ IMPEGNATA AL MASSIMO DELLA PRODUZIONE. ZELENSKY DAL CANTO SUO SPRONA LA “RESISTENZA UCRAINA” FINO “ALLA VITTORIA”. MOLTO DIPENDE DALLE BATTERIE ANTIMISSILE PROMESSE DAGLI AMERICANI.

Estratto dell’articolo di Daniele Ranieri per “la Repubblica”

I russi avevano avvertito che non avrebbero concesso tregua durante le feste e nella notte di Capodanno hanno lanciato quarantacinque droni suicidi con cinquanta chilogrammi d’esplosivo ciascuno contro le città dell’Ucraina. Trentadue erano diretti alla capitale Kiev, sono arrivati attorno alla mezzanotte, sono stati abbattuti tutti dalla contraerea e questo vuol dire che non hanno fatto danni a terra ma che nel cielo oscurato dal coprifuoco ci sono state esplosioni forti e visibili da lontano. Molti cittadini sono usciti sui balconi durante il bombardamento – che è il contrario di quello che si dovrebbe fare – e hanno cantato l’inno nazionale dell’Ucraina come segnale di resistenza. La polizia ha fotografato il rottame di un drone caduto su un campo da calcio ed era ancora visibile la scritta beffarda lasciata dai russi: “Buon anno! Boom!”. In mattinata dieci missili da crociera erano arrivati su Kiev, uno era riuscito a eludere le difese aeree, era esploso in centro davanti alla facciata di un hotel, aveva ucciso un passante e ferito un giornalista giapponese. […]   Il capo dell’intelligence militare, il generale Kyrylo Budanov, in un’intervista in televisione ha detto che i russi hanno scorte di missili sufficienti soltanto per altri «due attacchi » su larga scala, quelli da settanta-ottanta missili alla volta. Budanov spiega che «in condizioni ottimali i russi riescono a produrre cinquanta missili al mese e quindi gli attacchi su larga scala costano loro almeno un mese e mezzo di lavoro». Se si considera che gli attacchi arrivano tre volte al mese, si capisce che la Russia sta consumando i suoi missili molto più rapidamente di quanto non riesca a produrli e che «a marzo avrà problemi». Questa è la grande speranza dell’Ucraina. Il bombardamento dell’ultimo giorno dell’anno, quello da dieci missili, è stato un trucco russo per simulare un attacco su larga scala, aggiunge Budanov. Il 29 dicembre, dopo un’ondata di 69 missili, il ministero della Difesa russo aveva scritto sul suo canale telegram: «I nostri missili Kalibr non finiranno mai», ed era un messaggio pensato per azzerare l’ottimismo degli ucraini. Nei primi mesi della guerra si pensava che i russi avrebbero finito le loro scorte di missili molto prima. Alcune analisi sostenevano che fossero in grado di produrre soltanto quattro missili al mese e che quindi presto sarebbero rimasti senza, anche perché non sono disposti a bruciarli tutti contro l’Ucraina: tengono una scorta di riserva in caso di guerra con la Nato. Adesso però gli esperti pensano che quelle previsioni fossero sbagliate, perché hanno molti più dati a disposizione. I missili russi hanno un codice di tredici numeri stampigliato su metallo che identifica il loro trimestre di produzione, e a volte questo numero è ancora visibile dopo l’esplosione, spiega tra gli altri John Hardie sul sito specializzato LongWarJournal. Se si vanno a vedere i numeri di serie rinvenuti dopo le ultime ondate di attacchi, si scoprono due cose interessanti: la prima è che la Russia è in grado di produrre più missili al mese di quanto si pensasse (stime teoriche dicono cinquanta invece di quattro) e la seconda è che ha accelerato la produzione nei mesi di guerra. È vero che molte componenti elettroniche sono occidentali e i russi non possono più acquistarle, ma in qualche modo – forse con grandi scorte accumulate prima dell’invasione, forse con materiale di qualità inferiore – riescono a farne a meno. Tuttavia il problema di fondo per il Cremlino è sempre lo stesso: consuma molti più missili di quelli che produce e quindi si può permettere attacchi su larga scala contro le città ucraine due-tre volte al mese. E questo ritmo per ora consente agli ucraini di tenere in piedi la rete elettrica, una riparazione disperata dopo l’altra fino alla primavera.