RASSEGNA STAMPA

      Nessun commento su RASSEGNA STAMPA

COME DIRETTA CONSEGUENZA DEL CAROVITA SI HA UN AUMENTO PROGRESSIVO DEL RICORSO A PRESTITI E, QUINDI ALL’INDEBITAMENTO. SI TRATTA DI FARE FRONTE A SPESE GIÀ PROGRAMMATE DOPO L’ USCITA DALLA PANDEMIA E CHE NON AVEVANO MESSO IN CONTO LA GUERRA IN UCRAINA, LA CRISI ENERGETICA, IL CARO BOLLETTE E TUTTO CIÒ CHE NE SEGUE. LE AGENZIE FINANZIARIE SEGNALANO CHE I PRESTITI RICHIESTI SONO FINALIZZATI A ESIGENZE DI LIQUIDITÀ, OVVERO ESIGENZE DI SPESA CORRENTE. TUTTO CIÒ TENDE A RIFLETTERSI SUL QUADRO POLITICO DEL GOVERNO NAZIONALE CHE È BEN CONSAPEVOLE DI NON POTER MANTENERE LE PROMESSE FATTE IN CAMPAGNA ELETTORALE.

Articolo di Sandra Riccio per “la Stampa”

Non soltanto la rinuncia alla cena al ristorante e i tagli alla spesa e alle vacanze. Per tirare avanti adesso le famiglie chiedono sempre più prestiti. I soldi servono per spese importanti come l’acquisto dell’auto o dell’elettrodomestico di casa. Ma le necessità riguardano anche la liquidità per far fronte al caro vita e al peso delle bollette. La dinamica è rivelata dalle esigenze dichiarate al momento della domanda dei finanziamenti il cui trend è in forte aumento in tutto il Paese: nell’arco dei dodici mesi si è mosso addirittura a doppia cifra. Questo anche se, nell’arco di un anno, il livello degli interessi sia fortemente salito e adesso arrivi quasi a quota 10%. Significa che oggi indebitarsi è molto più costoso. A far rincarare la rata sono stati i rialzi del costo del denaro ad opera della Banca centrale europea (Bce), che ieri ha reso noto come il tasso per le imprese sia salito al 3,09% nello scorso novembre e al 2,88% per i mutui personali. Nonostante ciò, le famiglie ricorrono sempre di più ai finanziamenti. I dati di Assofin parlano di un +2% di prestiti a novembre 2022 sullo stesso mese del 2019. Significa un balzo in avanti rispetto alla fase pre-Covid. Ma il vero salto è nel raffronto con il novembre 2021 che rivela una impennata del +10%. «Il 2021 è stato tuttavia un anno fortemente condizionato dalla pandemia e dall’incertezza generale – sottolinea Giuseppe Piano Mortari, direttore generale di Assofin -. L’andamento va interpretato alla luce di uno scenario che è cambiato. La ripresa è legata anche a un parziale ritorno delle famiglie alla progettualità e a una percezione della rischiosità più contenuta da parte degli istituti di credito rispetto agli anni della pandemia». Ma quali sono le principali finalità per cui le famiglie decidono di indebitarsi? Guardando agli obiettivi dichiarati in fase di domanda emerge che, a dicembre 2022, la prima ragione che ha spinto gli italiani a rivolgersi ad una società di credito è stata la richiesta di liquidità (34%), seguita dall’acquisto di auto usate (18%) e dal consolidamento debiti (14%). È quanto emerge dalle analisi di Facile.it. «Nonostante nel 2022 gli italiani siano tornati a chiedere prestiti personali per finanziare alcune attività che, causa pandemia, si erano bloccate, pensiamo ad esempio ai viaggi e ai matrimoni, la prima motivazione che ha spinto i cittadini a rivolgersi ad una società di credito è stata la necessità di liquidità», spiega Andrea Polo, direttore della comunicazione di Facile.it. I costi sono saliti ma la strada per pagare di meno non manca: piuttosto che rinunciare al prestito, gli italiani, per far fronte all’aumento delle rate, si sono orientati su importi dei prestiti più piccoli. È quanto emerge dall’Osservatorio di Facile.it: a dicembre 2022, le famiglie che si sono rivolte a una società di credito hanno cercato di ottenere, in media, 10.713 euro, valore in calo del 5% rispetto allo scorso anno. Sul fronte dei tassi offerti online, invece, ecco cosa è accaduto: l’aumento del costo del denaro ha determinato anche un aumento dei tassi di interesse applicati ai prestiti personali. Se guardiamo ai tassi Taeg medi disponibili online per un prestito personale emerge che da dicembre 21 a dicembre 22 i tassi sono aumentati del 21% (dall’8,18% al 9,86%). Sul futuro domina ancora la paura. A dirlo è l’Osservatorio Findomestic di dicembre condotto dalla società di credito al consumo del gruppo BNP: secondo il 43% degli intervistati dall’analisi il 2023 sarà «peggiore» dell’anno appena concluso. A pesare soprattutto l’aumento dei prezzi che continueranno a salire secondo il 67% del campione così come le bollette: per il 55% ci saranno ancora aumenti più o meno consistenti.