RASSEGNA STAMPA

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“TANTO TUONO’ CHE PIOVVE” È IL CASO DI DIRE CON L’ARRESTO DI MATTEO MESSINA DENARO AVVENUTO QUESTA MATTINA IN UNA CLINICA DI ECCELLENZA A PALERMO DOVE IL SUPER RICERCATO ERA , SOTTO FALSO NOME, IN CURA CHEMIOTERAPICA. UN SUCCESSO INVESTIGATIVO DELLA PROCURA DI PALERMO E DEL ROS DEI CARABINIERI. LE MODALITÀ DELLA CATTURA NON PRESENTANO ELEMENTI DI RILIEVO. MATTEO MESSINA DENARO SI SENTIVA AL SICURO. ABBIGLIAMENTO DI LUSSO, OROLOGIO DA 35 MILA EURO, NESSUNA SCORTA DI GUARDASPALLE. FRA LE TANTE IPOTESI LA VOLONTARIA RESA PER LE GRAVI CONDIZIONI DI SALUTE MA ANCHE UNA ACCELERAZIONE DALL’INTERNO DI COSA NOSTRA PER LA SUCCESSIONE ALLA GUIDA DELL’ ORGANIZZAZIONE. MANCANO I DETTAGLI DELL’ OPERAZIONE MA È EVIDENTE CHE NON È CONCLUSA. CATTURATO IL CAPO ORA SI PASSA A CHI L’HA COPERTO E SOSTENUTO IN UNA LATITANZA DURATA 30 ANNI.

Articolo da “www.oggi.it”

Gaspare Mutolo, il pentito che sfidò Totò Riina scegliendo di collaborare con Giovanni Falcone, commenta in esclusiva con il settimanale OGGI la cattura di Matteo Messina Denaro e ciò che può significare negli assetti di Cosa Nostra. «La prima cosa che mi viene in mente sono le parole di un grande uomo come Giovanni Falcone: la mafia è un fattore umano, ha avuto un inizio e sicuramente avrà una fine. Speriamo che questo arresto sia l’inizio della fine», dice Mutolo. «Di sicuro, non gli mancavano le possibilità di curarsi all’estero, se avesse voluto», spiega ancora lo storico collaboratore di giustizia a OGGI. «Può darsi che abbia scelto di farsi prendere. Magari spera in un allentamento delle leggi, magari era troppo malato, magari si sta entrando in una nuova era». E sul possibile successore del boss arrestato dopo trent’anni di latitanza: «Ciò che è importante non è l’arresto in sé, ma ciò che verrà dopo. È stato rotto un equilibrio. Non ho più rapporti con quell’ambiente, ma in base alle vecchie usanze potrebbe toccare a Settimo Mineo. Io l’ho conosciuto, aveva una gioielleria in centro a Palermo, era stimato da Riina, tanti anni fa scampò a un agguato in cui morì il fratello. Adesso è molto anziano. Di certo, i veri capi, i coordinatori, sono sempre stati di Palermo, anche all’estero per tradizione i capi erano palermitani. Messina Denaro, trapanese, è stato un’anomalia».