RASSEGNA STAMPA

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PERIODICAMENTE COMPARE E SCOMPARE LA NOTIZIA CHE AL CREMLINO LE COSE PER PUTIN NON VADANO PER IL MEGLIO. CHI LO VUOLE MALATO, CHI LO VUOLE BERSAGLIO DI UN ATTENTATO FALLITO, CHI LO VEDE PROSSIMO A CADERE PER UN COLPO DI STATO. DI SICURO PUTIN, NELLE ALTE SFERE DEL POTERE RUSSO, DEVE RISPONDERE DI UNA “OPERAZIONE MILITARE SPECIALE” CHE DOVEVA IMPEGNARE QUALCHE GIORNO E CHE, INVECE, A FINE FEBBRAIO, SEGNERÀ UN ANNO DALL’INVASIONE DELL’UCRAINA. SARA’ PURE CHE LE SANZIONI ECONOMICHE DELL’OCCIDENTE NON HANNO MESSO IN GINOCCHIO L’ECONOMIA RUSSA MA È ALTRETTANTO VERO CHE NELLE CITTÀ RUSSE – A DIFFERENZA DELLE REALTÀ AGRICOLE MENO COLPITE- LA QUALITÀ DELLA VITA È CAMBIATA E IL PESO DELLA GUERRA IMPONE RINUNCE E SACRIFICI. PER NON DIRE DEL COSTO IN VITE UMANE DI UNA GUERRA DI AGGRESSIONE ALL’UCRAINA NELLA QUALE IL POPOLO RUSSO NON SI RICONOSCE. SE DUNQUE TRAPELANO NOTIZIE CHE NEI VERTICI MILITARI E DELLA SICUREZZA NAZIONALE SI REGISTRANO AUTOREVOLISSIMI MUGUGNI, VUOL DIRE CHE PUTIN NON PUÒ PERMETTERSI SONNI TRANQUILLI. LA GUERRA CONTINUA E SONO IN ARRIVO IN UCRAINA PER LE TRUPPE DI ZELENSKI ARMAMENTI PESANTI AD ALTA TECNOLOGIA IN ATTESA DEGLI AEREI DA COMBATTIMENTO CON I QUALI ZELENSKI È CONVINTO DI POTER PIEGARE PUTIN AL “CESSATE IL FUOCO”.

Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per “La Stampa”

Il cambio alla guida del Fsb, il servizio segreto interno della Russia, sarebbe ormai imminente. Alexander Bortnikov, l’attuale capo, che a novembre ha compiuto 71 anni, dovrebbe lasciare – spontaneamente, ha chiesto le dimissioni, ma anche “spintaneamente” – anche a causa dei risultati certo non eccellenti del servizio specialmente sul fronte ucraino, e del controspionaggio interno. Putin non è contento (eufemismo), e sta pensando da tempo di correre ai riparti. Ma ogni mossa è delicatissima, perché ogni singola nomina va a toccare un castello di carte nel quale Putin ha rappresentato per due decenni il punto di equilibrio, ma che adesso scricchiola. […]   Lo testimoniano le tante guerre di potere, le morti strane di oligarchi e alti burocrati, l’ascesa ma poi la caduta di personaggi come Evgheny Prighozhin, il fatto che Putin stesso stia incontrando qualche resistenza anche con la fazione dei “tecnocrati”, trovando – come ha raccontato Bloomberg – una qualche resistenza di Elvira Nabiullina alla richiesta di abbassare i tassi per far fronte alla situazione grave del deficit pubblico russo a gennaio. Ma lo testimonia soprattutto l’esitazione del presidente russo nella fondamentale nomina del capo dei servizi segreti federali.   […] L’imminente sostituzione di Bortnikov investe però anche la questione dei rapporti attuali di Putin con Nikolay Patrushev, il capo del Consiglio di sicurezza nazionale, ossia il mega capo di tutte le intelligence russe. A che punto sono davvero questi rapporti? Difficile dirlo. Certo è che venerdì c’è stata una riunione operativa di Putin con i membri permanenti del Consiglio di sicurezza, ma Patrushev non c’era. C’è chi ritiene che ormai Patrushev sia spazientito pe le (tante) promesse e promesse di Putin sulla nomina del figlio […], Dmitry, alla presidenza del Consiglio. […]