RASSEGNA STAMPA

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NON ERA PREVISTO MA LA VISITA A SORPRESA DI BIDEN A KIEV E ZELENSKY HA ALZATO LE QUOTAZIONI POLITICHE DEL PRESIDENTE DEGLI USA CHE INTENDEREBBE RIPRESENTARE LA SUA CANDIDATURA ALLA CASA BIANCA NEL 2024. A KIEV E A VARSAVIA BIDEN HA PARLATO CHIARO E FORTE INDOVINANDO I TONI GIUSTI. A KIEV BIDEN HA CONFERMATO IL PIENO SOSTEGNO ALLA RESISTENZA DEL POPOLO UCRAINO ED HA ANNUNCIATO LA FORNITURA DI ARMI PER UNA SPESA DI 500 MILIONI DI DOLLARI. A VARSAVIA BIDEN HA DATO ATTO AL GOVERNO POLACCO DI DARE AMPIO SOSTEGNO E AIUTO AL POPOLO UCRAINO ED HA AMMONITO I PAESI CONFINANTI CON LA RUSSIA A CONSIDERARE IL RISCHIO DI SUBIRE LA SORTE DELL’UCRAINA SE MOSCA DOVESSE PREVALERE NELLA GUERRA IN ATTO. IN GIOCO CI SONO, IN TERMINI GEOPOLITICI, GLI EQUILIBRI INTERNAZIONALI. DIFENDERE L’UCRAINA VUOL DIRE DIFENDERE LA PROPRIA LIBERTA’ E SOPRAVVIVENZA.

Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”

[…] Joe Biden non sarà un oratore che avrebbe battuto Cicerone, ma il modo in cui pone i termini della sfida in corso per il futuro dell’umanità, durante il discorso a Varsavia per l’anniversario dell’invasione dell’Ucraina, impone a tutti di farsi l’esame di coscienza e scegliere da che parte stare. Perché questo non è più il tempo delle esitazioni, le incertezze, le furbizie per tenere il piede in due scarpe, sperando di aggrapparsi comunque al carro del vincitore. È un tempo che invece ricorda le scelte a cui furono obbligati i nostri padri, quando il mondo si ritrovò sull’orlo dell’abisso aperto dai fascismi. Lo conferma Putin, che indebolito dall’inaspettato fallimento dell’invasione dell’Ucraina invoca la violazione dei trattati sulle armi nucleari, ma anche il cinese Xi, che secondo il Wall Street Journal si prepara ad andare a Mosca, forse per riportare alla ragione il suo alleato, o magari incoraggiarlo a proseguire lungo la strada della distruzione. Davanti al Castello Reale, nel giardino affollato anche da bambini risparmiati dall’inverno mite, Biden promette che «il nostro supporto per l’Ucraina non vacillerà, la Nato non verrà divisa, e non ci stancheremo. La codarda bramosia di Putin per la terra e il potere fallirà». Risponde al capo del Cremlino, dandogli del bugiardo: «L’Occidente non stava complottando un attacco alla Russia. Questa guerra non è mai stata una necessità, è una tragedia. Putin ha scelto di farla. E ogni giorno che continua è una sua scelta». Ma la differenza tra i due fronti è evidente: «Se Putin smette di combattere, la guerra finisce; se smette Zelensky, l’Ucraina finisce». Biden rilancia le accuse a Mosca sui crimini di guerra: «Ha preso di mira i civili con la morte, ha usato gli stupri come arma, ha rubato i bambini ucraini per togliere il futuro al Paese, ha preso di mira stazioni ferroviarie, ospedali, reparti di maternità, scuole e orfanotrofi. Chiederemo conto ai responsabili dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi». Davanti a tanta brutalità, il capo della Casa Bianca vede un’unica risposta possibile: «Gli autocrati capiscono solo una parola: no, no, no. Non prenderai il mio Paese, non prenderai la mia libertà». Ma questa fermezza richiede l’impegno di tutti: «L’invasione non ha messo alla prova solo l’Ucraina. Il mondo intero fronteggia un esame epocale. Putin pensava che quando i suoi carri armati hanno varcato il confine ci saremmo arresi. Pensava che gli autocrati sono più forti dei democratici. Ora non lo crede più, ma dubita della nostra fermezza». Il presidente non si fa illusioni: «Ci sono ancora giorni duri davanti a noi, ma gli Usa e gli alleati non smetteranno di difendere l’Ucraina. Le democrazie del mondo resteranno a guardia della libertà oggi, domani e sempre». Ripete che «difenderemo ogni centimetro di territorio della Nato». Poi fa una promessa che suona come impegno solenne: «Un anno fa il mondo trepidava per la caduta di Kiev: ora posso riportarvi che resiste con forza. La Russia non prevarrà mai».   […] La visita di Xi a Mosca preoccupa, ma finirà per indebolirlo, perché gli farà perdere qualsiasi credibilità come mediatore, sommata alle prove in arrivo dei tentativi della Cina di aiutare militarmente la Russia. Quanto all’Ucraina, Washington ritiene che gli F-16 al momento non siano necessari, ma sono diventati un “meme” politico. Magari tra sei mesi Biden li concederà, come ha fatto con i carri armati Abrams, se da essi dipendesse la tenuta dell’alleanza occidentale. Discorso diverso per i missili a lungo raggio, su cui c’è una conversazione aperta, però gli Usa temono che vengano usati per colpire il territorio russo, scatenando la rappresaglia di Putin. La Crimea è la linea rossa del Cremlino e se Zelensky cercasse di riconquistarla ci sarebbe una reazione, magari anche nucleare. […]