IL FATTO CHE I NUOVI CAPIGRUPPO DEL PD SIANO STATI ELETTI PER ACCLAMAZIONE, SU PROPOSTA DELLA SEGRETARIA, NON DEVE TRARRE IN INGANNO. LE CORRENTI ALL’INTERNO DEL PD ESISTONO ANCORA E SONO PIÙ AGGUERRITE DI PRIMA, A SOVRASTARE TUTTI DELLA VECCHIA GUARDIA DEI DINOSAURI È DARIO FRANCESCHINI, MINISTRO STABILE DI TUTTI I GOVERNI DI CENTROSINISTRA E INOSSIDABILE TESSITORE DI TUTTE LE TRAME CHE PASSANO PER IL PD. È DETTO “L’INAFFONDABILE” PERCHÉ SI TROVA SEMPRE DALLA PARTE CHE PREVALE ANCHE SE PARTE DALLA PARTE CHE SOCCOMBE. DEMOCRISTIANO DI SCUDERIA, SI TIENE LONTANO DAI RIFLETTORI E DAI TALK SHOW TELEVISIVI. NON HA BISOGNO DI VISIBILITÀ PER POTER MANOVRARE DIETRO LE QUINTE. HA BRIGATO FELPATAMENTE ANCHE PER LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA E DANNO PER SCONTATO CHE -QUANDO SARÀ IL MOMENTO- CI RIPROVERÀ. SI AVVALE NON POCO DELLA MOGLIE, NON INDIFFERENTE AL GIOCO DEL POTERE, CHE LO AVREBBE CONVINTO A SOSTENERE LA SCHLEIN. IN DIREZIONE NE HA PIAZZATO 20 DEI SUOI E AVRÀ QUALCUNO ANCHE IN SEGRETERIA. A CONTI FATTI, HA VINTO LUI MENTRE ALLA SCHLEIN TOCCA DIMOSTRARE, CON LE DECISIONI E CON I NUMERI, CHE PUNTARE SU DI LEI È STATA LA SCELTA GIUSTA. FRANCESCHINI VIGILA.
Estratto dell’articolo di maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
«Adesso dobbiamo occuparci delle cose che interessano alla gente»: Elly Schlein vorrebbe chiudere il prima possibile la partita della segreteria e degli uffici di presidenza. La segretaria si rende conto che l’immagine che il Pd rimanda all’esterno in questa fase è quella del solito partito soffocato dalla logica delle correnti. Ma la stessa leader sarà costretta a usare il bilancino nella distribuzione dei posti. Peraltro al tavolo delle trattative c’è anche una nuova componente, quella capitanata dal lettiano Marco Meloni, che si è staccato dall’area Bonaccini per giocare in autonomia e che l’altro giorno è stato piuttosto chiaro in proposito: «Non è che noi non siamo legittimati a esprimerci». E a trattare sulla composizione della segreteria e degli uffici di presidenza. Schlein, però, in questa fase ha anche altri problemi da affrontare: sabato e domenica si voterà in Friuli Venezia Giulia e a maggio è prevista una nuova tornata di elezioni amministrative. Sarà un modo per sondare lo stato di salute del Pd dell’era Schlein. Oggi la leader sarà in Friuli Venezia Giulia e certo non si aspetta che in quella regione i dem, che non hanno nemmeno un candidato alla presidenza, ma sostengono un autonomista, Massimo Moretuzzo, ottengano risultati sfavillanti. (…)Partito democratico e M5S sono riusciti ad allearsi solo in quattro capoluoghi coinvolti nelle elezioni: a Teramo, Brindisi, Catania e Pisa. Negli altri invece non c’è stato niente da fare. A Imperia, Brescia, Massa, Sondrio, Ancona, Trapani, Ragusa, Siena, Treviso, Vincenza, Brescia, Massa e Ragusa dem e 5 Stelle non sono riusciti a trovare la quadra. A Latina, Siracusa e Terni si sta ancora trattando. Dietro la mancata intesa c’è lo zampino di Giuseppe Conte: «Non facciamo accordi a tutti i costi, pensiamo prima ai programmi», ha spiegato ai suoi. Lo stesso ragionamento e le stesse parole che poi hanno portato alla mancata intesa del Lazio. L’ex presidente del Consiglio sa bene che Schlein può togliergli voti e quindi non ha nessuna intenzione di dare una mano al Pd.