PARE CHE VENGANO CONSIDERATI CON PREOCCUPAZIONE GLI ULTIMI SBARCHI DI MIGRANTI A LAMPEDUSA. IMPOSSIBILE LA LORO SISTEMAZIONE NEL CENTRO DI ACCOGLIENZA GIÀ SUPERAFFOLLATO E AL COLLASSO. DA QUI LA DECISIONE DI IMPIEGARE NAVI E AEREI PER TRASFERIRE IN ALTRE REGIONI LE MIGLIAIA DI MIGRANTI SBARCATI IN MASSA A LAMPEDUSA. L’IDEA È DI CREARE CENTRI DI PERMANENZA IN OGNI REGIONE PER DISTRIBUIRE GLI ARRIVI SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE. MA È SOPRATTUTTO A LIVELLO POLITICO CHE VIENE AFFRONTATO IL PROBLEMA CON BRUXELLES IMPEGNATA A TROVARE RISORSE A SOSTEGNO DELLA TUNISIA CHE ATTRAVERSA UNA DEVASTANTE CRISI ECONOMICA, VERA CAUSA DEGLI SBARCHI DI MASSA DI PERSONE DISPERATE CHE METTONO CONSAPEVOLMENTE A RISCHIO LE LORO VITE.
Estratto dell’articolo di Flavia Amabile per “La Stampa”
Sono stati 27.200 gli arrivi via mare, quattro volte di più rispetto allo stesso periodo del 2022. Il governo sa che queste cifre rischiano di aumentare con l’avanzare della primavera […] il ministero dell’Interno ha messo a punto un piano. Un accordo con il ministero della Difesa permetterà di utilizzare navi e aerei militari per svuotare Lampedusa nelle giornate di picco di presenze nel centro di prima accoglienza. Ci sarà un esame accelerato alla frontiera delle domande di asilo per agevolare il rimpatrio verso i Paesi sicuri; verranno rafforzate le espulsioni potenziando il numero e la capienza dei Centri di permanenza per il rimpatrio: ne servono almeno uno a regione. Non si pensa invece a tendopoli o alla requisizione di edifici; l’obiettivo del ministero è infatti quello di ridurre l’impatto dell’accoglienza sul territorio. Il governo […] lavora anche su un piano diplomatico con […] i Paesi di provenienza e transito dei migranti per limitare le partenze, soprattutto dalla Tunisia e dalla Libia […] […] L’azione verso la Tunisia […] è necessaria perché in questo momento il Paese attraversa una fase di grande fragilità soprattutto per effetto delle difficoltà economiche. Si cerca quindi di evitare un collasso che provocherebbe conseguenze catastrofiche per la popolazione tunisina e flussi migratori incontrollati e incontrollabili. L’idea è di agire come Unione europea per sostenere il Paese con aiuti finanziari e opportunità commerciali. […] Il 6 aprile il ministro degli Esteri Nabil Ammar sarà a Roma e gli Stati Uniti stanno lanciando segnali di attenzione dopo la telefonata dei giorni scorsi tra Tajani e il capo del dipartimento di Stato americano Antony Blinken. L’ambasciatore Usa Joey Hood in un’intervista alla radio tunisina ha confermato che Washington sostiene un accordo con il Fondo Monetario a patto che il governo accetti di introdurre riforme economiche e politiche nel Paese. A entrare nella complessa partita stanno provando anche gli Emirati Arabi interessati a gestire il porto di Tunisi, proposta che è stata rifiutata. L’Italia sta poi puntando anche sull’Algeria che negli ultimi mesi ha rafforzato i suoi legami con la Tunisia con prestiti di 300 milioni di dollari l’anno. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato il presidente algerino Abdelmajid Tebboune e Tajani il suo omologo Ahmed Attaff nel tentativo di convincere Tunisi ad avviare le riforme politiche ed economiche richieste dall’Fmi per lanciare il programma di aiuti che permetterebbe di evitare la crisi.