IL GOVERNO DI GIORGIA MELONI È IMPEGNATO, BONTÀ SUA, A CAMBIARE LA NOSTRA REPUBBLICA DA PARLAMENTARE A PRESIDENZIALE. SI VEDRÀ MA HA TRE ANNI DI LEGISLATURA DAVANTI A SÉ E, QUINDI, NON SI SPIEGA LA FRETTA SE NON COME ARGOMENTO DI “DISTRAZIONE DI MASSA” OVVERO PER NON PARLARE DI ALTRI PROBLEMI PIÙ COGENTI COME L’AUMENTO DEI PREZZI FUORI CONTROLLO. OGNI FAMIGLIA È IN GRADO DI CONSTATARE COME IL COSTO DELLA VITA DETTO ANCHE CAROVITA SIA LASCIATO DAL GOVERNO A SPECULATORI SENZA SCRUPOLI. DIETRO L’ALIBI DELLA GUERRA IN UCRAINA, DELL’INFLAZIONE E DELLA SICCITÀ OPERANO, NEL SILENZIO COMPLICE DEL GOVERNO, BANDE IMPUNITE DI SPECULATORI SU GENERI DI PRIMA NECESSITÀ E SU SCORTE DI MAGAZZINO PRE-ESISTENTI ALLA GUERRA IN UCRAINA E ALL’INFLAZIONE. LA PROPAGANDA DI REGIME FA IL RESTO. POCHE DECINE DI EURO IN BUSTA PAGA PER I REDDITI MEDIO – BASSI E LIBERTÀ DI SPECULARE SULLA SPESA ALIMENTARE. NON CI VUOLE MOLTO A CAPIRE DOVE STA L’IMBROGLIO DI STATO.
Estratto dell’articolo di Carlo Ottaviano per “il Messaggero”
Sembra una spirale senza fine: più cresce l’allarme sull’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e più questi aumentano. In modo che appare talvolta anzi, spesso del tutto ingiustificato. Un caso eclatante è quello del vino di consumo quotidiano (non da invecchiamento) che al dettaglio in un anno ha segnato variazioni da regione a regione tra il + 9% e il + 18%. […] a schizzare in altro sono stati immotivatamente i prezzi delle bottiglie che bottegai, ristoranti, grande distribuzione avevano già in deposito (acquistate quindi a valori ben più contenuti prima dell’invasione dell’Ucraina e dei vari aumenti).
LE CIFRE
Se del vino, volendo, si può fare a meno o si può ridurre il consumo, non così per gli altri prodotti alimentari, essenziali già per definizione. Forzatamente gli italiani hanno dovuto fare dieta, come dimostrano le cifre rese note dall’Istat la scorsa settimana secondo cui in marzo per il cibo si è speso il 7,7% in più dell’anno prima per un carrello però più leggero del 4,9%. Così, a esclusione di uova e carne di pollo, tutti gli alimenti hanno subito una contrazione negli acquisti[…] In calo, addirittura, il consumo di pasta (- 11%) e del latte (- 1,4%), cioè in assoluto i prodotti più popolari. I prezzi di spaghetti, maccheroni e farfalle in un anno sono diventati più cari del 17,5% (ben più dell’inflazione) a fronte di un calo del prezzo del grano nello stesso periodo del 28,3% (dato Ismea). […] da qualche parte si annida la speculazione. […] È quanto vuole provare a capire su sollecitazione del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso Benedetto Mineo, ribattezzato Mister Prezzi, capo della Commissione di allerta rapida sui prezzi nata appena un mese fa. La commissione che si riunirà giovedì 11 a Palazzo Piacentini, viene messa alla prova per la prima volta proprio sul caro-pasta. Non è da escludere che il secondo banco di prova saranno il latte e i suoi derivati. Anche in questo caso i prezzi della materia prima nelle stalle continuano a scendere. […]da novembre il latte è in costante calo […] Eppure al dettaglio i listini non sono calati, ma aumentati. Incrociando i dati di Istat e Assoutenti emerge che il latte fresco intero è più caro del 18,8%, il parzialmente scremato fresco del 22,6%, il latte conservato del 34,6°%, lo yogurt del 20%, i formaggi freschi del 26,9%, i fusi del 28,9%. Più contenuti solo l’8,9% in più i formaggi stagionati, ad esclusione del pecorino romano, aumentato del 31%.
LA FORBICE
Su base annua, Assoutenti calcola una maggiore spesa per formaggi, latticini e uova per una famiglia tipo di 4 persone pari a 194 euro all’anno. La forbice tra i prezzi agricoli in calo e gli aumenti al dettaglio riguarda quasi tutti i prodotti, come dimostrano le ultime rilevazioni di Unioncamere dei prezzi all’ingrosso. In marzo nei mercati all’ingrosso, rispetto a febbraio, melanzane meno care del 44,3%, cavolfiori del 34%, zucchine del 32,2%, carciofi del 27,6%, spinaci del 23,3%, broccoli del 21%, bietole del 19,1%, peperoni del 15,6%. […] . Al dettaglio i prezzi sono come i precedenti o addirittura più alti. Colpa dell’inflazione, colpa della siccità: dicono i negozianti, l’ultimo anello della filiera, usando come scusa l’allarmismo (talvolta eccessivo) di alcune associazioni. Maltempo che invece ha influito sui rincari questi sì motivati di asparagi (+56,1%), cipolle (+40,3%), patate (+14,7%). Le cipolle in un anno da marzo a marzo – sono addirittura aumentate del 134,5%.