RASSEGNA STAMPA – Nel dramma dell’alluvione le colpe della burocrazia…

NON C’È DISGRAZIA CHE COLPISCA L’ITALIA IN CUI LA BUROCRAZIA NON ABBIA LE SUE RESPONSABILITÀ. VALE ANCHE PER L’ALLUVIONE DI QUESTI GIORNI. E’ PUR VERO CHE LA GRAN MASSA D’ACQUA PIOVUTA IN 48 ORE NON ERA PREVEDIBILE E CONFERMA CHE SIAMO ESPOSTI A CAMBIAMENTI CLIMATICI FINO AD OGGI SCONOSCIUTI MA È PUR VERO CHE C’ERANO GIÀ STANZIATI 8 MILIARDI PER METTERE IN SICUREZZA I FIUMI E INTERVENIRE SULLE CRITICITÀ DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO. NON SI È PROCEDUTO, I MILIARDI SONO RIMASTI NEL CASSETTO, I BUROCRATI SI SONO PAGATI I LORO LAUTI STIPENDI E SIAMO SICURI CHE NESSUNO LI CHIAMERÀ A RISPONDERE DELLE LORO NEGLIGENZE CHE CERTAMENTE HANNO AVUTO UN PESO NEI DISASTRI E LUTTI DI QUESTI GIORNI. ALTRI 8 MILIARDI SONO PREVISTI NEL PNRR SEMPRE PER METTERE IN SICUREZZA IL TERRITORIO. NON CI STANCHEREMO MAI DI AFFERMARE CHE PIÙ DELLA POLITICA ARRUFFONA E DISONESTA È LA BUROCRAZIA CON LE SUE INADEGUATEZZE E INEFFICIENZE IL MALE OSCURO DEL NOSTRO PAESE CHE FRENA OGNI PROCESSO DI CRESCITA E DI PROGRESSO. E L’IMPUNITÀ DI CUI GODE OFFENDE E INDIGNA.

Estratto dell’articolo di Francesco Bechis per “il Messaggero”

Eppure i soldi ci sono. Sulla carta, ci sono. L’ennesima alluvione in Emilia-Romagna costringe di nuovo a fare i conti. E i conti dimostrano che contro il dissesto idrogeologico l’Italia può fare affidamento su una cassaforte di tutto rispetto. Otto miliardi di euro almeno le risorse nazionali. È la cifra stanziata dal piano “Italia sicura” del governo Renzi per intervenire in tempo contro alluvioni, frane e calamità naturali. Altri 2,5 miliardi di euro nel Pnrr, cui si aggiungono 6 miliardi destinati ai comuni, da spendere nel breve periodo: entro il 2026. Negli anni però la cassaforte è rimasta (quasi) chiusa.  Diverse le cause. Burocrazia, inerzia politica, resistenze delle Regioni contro una gestione centralista e statale delle emergenze. Quelle Regioni che, si legge nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico della Corte dei Conti, hanno negli anni dimostrato dubbia «capacità progettuale» e «carenza di profili tecnici unitamente alla scarsa pianificazione del territorio». Memento per chi oggi chiede di inserire anche queste competenze nel mazzo dell’autonomia differenziata.    […] Paese più esposto in Europa – in Italia nove comuni su dieci hanno località a rischio alluvione – non riesce a spendere i fondi contro il dissesto. Tant’è che le risorse stanziate da Italia Sicura sono rimaste quasi tutte nelle casse dello Stato, dirottate altrove. La struttura e i suoi tecnici? Dismessa dal giorno alla notte dal governo Conte, che di contro ha varato un suo piano, “ProteggItalia” e stanziato altri 3,1 miliardi. Anche questi rimasti in gran parte inutilizzati. Né bastano a colmare il vuoto i miliardi del Pnrr che per i comuni fissa obiettivi tanto eterogenei quanto generici – alcuni devono essere centrati entro il 2023 – come «la messa in sicurezza del territorio, la sicurezza e l’adeguamento degli edifici, l’efficienza energetica e i sistemi di illuminazione pubblica».    […] Per mettere in sicurezza il Paese, questa la stima della struttura contro le emergenze messa in piedi da Renzi, servirebbero 30 miliardi di euro. Negli ultimi venti anni ne sono stati spesi circa 6. Con una media dei tempi di realizzazione per ogni opera di 4,7 anni. Un’eternità. E infatti, svela l’ultimo rapporto di Rendis (Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo), la piattaforma che aggiorna di continuo gli interventi contro il dissesto idrogeologico, solo due cantieri su tre fra quelli che sono stati già finanziati è concluso. Su un totale complessivo di 6063 interventi finanziari, «circa il 66% (3.983) risulta concluso, l’11% (672) e in esecuzione, l’8% (509) e in fase di progettazione, mentre un 15% circa degli interventi (899) risulta da avviare o con dati non comunicati». […]