RASSEGNA STAMPA – Il cemento e la pioggia….

AL NETTO DELLA STRUMENTALIZZAZIONE CHE SI CERCA DI FARE DELL’ALLUVIONE A FINI DI LOTTA POLITICA, SI DEVE PRENDERE ATTO CHE IN EMILIA ROMAGNA SI È CEMENTATO SENZA TENERE CONTO DELLE CONSEGUENZE NEL RAPPORTO ACQUA- CEMENTO. NEL SENSO -COME VIENE SPIEGATO OGGI- CHE PIÙ CEMENTO METTI NEI TERRENI PIÙ NE DIMINUISCI LA CAPACITÀ DI ASSORBIMENTO. QUANDO PIOVE, ANZI, IL CEMENTO ACCELERA LA VELOCITÀ DI SCORRIMENTO DELL’ACQUA. AL MOMENTO LA ZUFFA POLITICA NON PORTA DA NESSUNA PARTE. E’ “TEATRINO” PIUTTOSTO MISERABILE VISTI I MORTI , I DANNI E GLI SFOLLATI. SEMMAI È PIÙ UTILE STABILIRE PERCHÉ NON SONO STATI UTILIZZATI I SOLDI CHE C’ERANO PER CONTRASTARE IL DISSESTO IDROGEOLOGICO. SERVONO INVASI E CASSE DI ESPANSIONE E DA 40 ANNI NON SI COSTRUISCE UNA DIGA IN ITALIA.

1. È L’EFFETTO DEL CEMENTO

Estratto dell’articolo di Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”

La pioggia eccezionale, certo. Ma c’è anche altro dietro il disastro che ha colpito la Romagna. C’è quella che una volta chiamavamo cementificazione e che da un po’ di tempo ha preso il nome di consumo di suolo.  Tecnicamente si tratta della perdita di una superfice originariamente agricola o naturale a causa della copertura artificiale del terreno. Qui una volta era tutta campagna, insomma. E da questo punto di vista, il territorio messo in ginocchio negli ultimi giorni non è messo per niente bene.    […]  Secondo l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’Emilia-Romagna è la terza regione per incremento di suolo consumato tra il 2020 e il 2021, con 658 ettari. E anche per il totale di suolo consumato sempre nel 2021, con oltre 200.000 ettari. […] Nella classifica dei comuni […] al secondo posto c’è Ravenna, preceduta soltanto da Roma. […]    […] Oltre che per consumo di suolo, la regione è terza anche per ricchezza procapite. Non solo. L’accelerazione nel numero di ettari cementificati del 2021 marcia di pari passo con il rimbalzo dell’economia regionale dopo la pandemia: nel 2021 l’Emilia-Romagna era uno delle cinque regioni già tornate sui livelli pre Covid. Segno che, in attesa di diventare davvero circolare, l’economia continua a procedere in modalità lineare, cioè bruciando nuove risorse, terreni compresi. L’Emilia-Romagna, tuttavia, è una delle poche regioni che sul consumo di suolo, in attesa di una regolamentazione nazionale, si è dotata di una propria legge regionale. Ed è qui che la questione diventa politica.    […] La legge risale al 2017 e dice che l’incremento annuale di superfice cementificata deve restare in ogni Comune al di sotto del 3%. Come sempre, però, ci sono delle eccezioni. Restano fuori dal calcolo le opere pubbliche, gli insediamenti strategici di rilievo regionale, gli ampliamenti delle attività produttive esistenti, i nuovi insediamenti residenziali collegati a interventi di rigenerazione urbana. Abbastanza, insomma, per far salire l’Emilia-Romagna al terzo posto di questa classifica non proprio virtuosa. […] La legge è arrivata durante il primo mandato di Stefano Bonaccini […]. L’accelerazione del 2021, invece, quando vice presidente della Regione era Elly Schlein, oggi segretaria del Pd.    […] Due indizi che ieri hanno spinto Libero a titolare in prima pagina «Sott’acqua il modello Pd», e qualche parlamentare di centrodestra a mugugnare, ma nulla più […].

2. OLTRE 8 MILIARDI NON SPESI E TASK FORCE MAI NATE L’AMBIENTE DIMENTICATO

Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica”

[…] Più vecchia degli allarmi degli ambientalisti e dei geologi c’è solo l’attitudine […] di racimolare miliardi di euro dal bilancio pubblico senza poi essere in grado di spenderli. Nelle casse dello Stato ci sono 8,4 miliardi di euro dedicati alla mitigazione del rischio idrogeologico che potrebbero essere utilizzati subito, ora, per argini, invasi, casse di laminazione, canalizzazioni e quant’altro serva ai bacini idrici del Paese, ma che dal 2018 sono intonsi. Transitano da un capitolo di spesa all’altro, da quando il governo giallo-verde di Giuseppe Conte, appena insediatosi, decise di cancellare Italia Sicura, la struttura di missione diretta da Erasmo D’Angelis e voluta dall’allora premier Renzi. Il risultato è stata la paralisi per cinque anni: il Conte I e il Conte II, alla voce: “idee per salvare il territorio”, non hanno scritto niente di significativo, gli 11 mila progetti catalogati e sistematizzati dalla struttura di missione (per realizzarli servono 33 miliardi di euro) sono rimasti un mesto elenco su un file excel. I miliardi trovati razionalizzando risorse interne non sono stati spesi. Alla fine il governo Draghi li ha messi nel Pnrr. E lì giacciono.    […] Che però serva un soggetto per mettere a terra i progetti aiutando gli enti locali, evidentemente, è chiaro a tutti: a febbraio di quest’anno il Senato vota un ordine del giorno col quale chiede alla premier di ripristinare quel sistema. Lo approvano 130 senatori, di tutti gli schieramenti, si astengono 25 onorevoli del M5S. Il Senato dà due mesi di tempo al governo, che però passano nel silenzio. «Allora siamo riusciti a inserire un emendamento al dl Fitto sulle semplificazioni del Pnrr», dice la senatrice renziana Raffaella Paita. «Prevede la ricostituzione di un’unità di missione, però la maggioranza ne ha stravolto il senso, trasferendola al ministero dell’Ambiente, facendo così venire meno la trasversalità tra ministeri che facilitava l’attuazione delle opere ». Oltretutto […] non vi hanno messo su neanche un euro. E non sono indicate modalità operative. «È una scatola vuota, vittima dei veti incrociati tra ministri dell’Ambiente e della Protezione civile. La premier deve venire a riferire in Aula per spiegarci cosa succede».    […] Dopo Ischia, il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci rivela che è stato costituito un gruppo di lavoro interministeriale […] per ricostruire il quadro degli interventi anti-dissesto in corso. […] Quali risultati abbia portato […] non è chiaro. Il giorno dopo l’alluvione che ha colpito Emilia e Marche, Musumeci si aggrappa a parole troppe volte già sentite e lancia promesse vaghe. «Cabina di regia sul dissesto», «step di interventi, a breve, medio e lungo termine», «lista delle maggiori criticità», «messa in sicurezza dell’Italia in dieci anni», e così via. Si fa concreto, invece, sulle dighe. «Serviranno decine di nuove dighe regionali: sono quarant’anni che non se ne fanno. Pensiamo a un sistema di raccolta d’acqua che possa assorbire 500 mm in 48 ore».    […]  Alle accuse d’inerzia, Palazzo Chigi risponde opponendo la fresca nomina di Nicola dell’Acqua a commissario all’emergenza siccità. L’idea è di coinvolgerlo nella lotta al dissesto, pur avendo un incarico ridotto, che dura fino al 31 dicembre, rinnovabile di un anno. Una partita, questa del commissario, che all’interno del governo ha vinto il leader della Lega: il veneto Dell’Acqua, infatti, fa riferimento alla cabina di regia che è stata affidata al ministro Salvini. Finora appare come un’altra scatola vuota, senza risorse. […]