RASSEGNA STAMPA – Vincitori e vinti guardano alle elezioni europee…..

CONTINUA IL DIBATTITO SUL VOTO ALLE AMMINISTRATIVE MA TUTTI GUARDANO ALLE EUROPEE DELL’ANNO PROSSIMO DOVE SI CORRERÀ COL PROPORZIONALE OGNUNO PER CONTO SUO. ANCHE LA MELONI, PUR COMPIACENDOSI DEI RISULTATI DEL BALLOTTAGGIO, SA CHE LA PARTITA CHE CONTA È QUELLA DELLE EUROPEE. FARE ALLEANZA COL PPE E PUNTARE A RIBALTARE GLI EQUILIBRI ATTUALI AL PARLAMENTO EUROPEO PONE L’ITALIA IN UNA POSIZIONE MOLTO DELICATA CHE È GIÀ ATTENZIONATA PER NON AVERE ANCORA RATIFICATO IL MES. IN ITALIA IL VOTO DI DOMENICA CONFERMA UN ORIENTAMENTO A FAVORE DELLA MELONI MA CONFERMA ANCHE UN CONSENSO STABILE PER IL PD CHE OSCILLA FRA IL 20 E IL 21 PER CENTO. PIU’ CHE AL VOTO FLUTTUANTE È AL VOTO DI CHI SI ASTIENE CHE BISOGNA PUNTARE.

Estratto dell’articolo di Paolo Viarengo per “la Stampa”

Alessandra Ghisleri ospite ieri dell’evento «La Stampa è con voi» organizzata al Teatro Alfieri di Asti, legge, insieme al vicedirettore de «La Stampa» Federico Monga la situazione politica, nazionale e europea, che i recenti dati disegnano.

Cosa emerge da queste elezioni amministrative?

«Il giudizio più politico va dato sul primo turno, perché i voti espressi vanno ai partiti, anche se in questo caso molti preferenze sono confluite verso le liste civiche: casi eclatanti la lista di Claudio Scajola che a Imperia, senza proporre simboli di centro destra, ha ottenuto il 33%, o la vittoria di Giacomo Possamai a Vicenza che non ha voluto “big” del centrosinistra per la sua compagna elettorale».    (…)L’esito, per i maggiori partiti, è stato interessante. Il Partito Democratico, su 202 mila elettori ha ottenuto il 16,18%, Fratelli d’Italia su 184 mila elettori il 13,6%, la Lega su 79 mila elettori il 7,55% e Forza Italia su 76 mila elettori ha ottenuto il 6,66%. Quindi, Forza Italia più o meno rispecchia il dato nazionale, la Lega è sotto di un paio punti ma quello che stupisce è il dato di Fratelli d’Italia che è sotto di più della metà rispetto al dato nazionale. Il Pd tiene più di tutti».

La vittoria della destra allora è tutta di Meloni?

«L’effetto Meloni è ancora forte a livello nazionale, ma quella parte di voti percentuali che manca è quella che noi chiamiamo “volubile” cioè quel voto che ti da il consenso ma che è anche la più facile da perdere. La stessa che ha spinto Renzi fino al 40% o Salvini al 30% e adesso la Meloni al 26% con punte fino al 30%. Il Pd ha fatto il 16,18%. Calcolando che i sondaggi lo collocano tra una percentuale nazionale che si aggira tra il 20 ed il 21%, significa che il suo è un elettorato più solido e stabile».

La luna di miele con Meloni continua?

«Certo: i ballottaggi ne sono stati l’esempio. Vedendo i numeri si può dire che Schlein non ha ancora trovato l’identità, mentre Meloni mantiene un’identità forte. La luna di miele con gli elettori non è ancora finita. Si può dire che sta entrando nella routine di un matrimonio appena iniziato con ancora progetti sul tavolo e sogni per il futuro».

La premier oscura gli alleati Salvini e Berlusconi?

«Mi ha fatto molto pensare la riunione che hanno fatto a Arcore, perché le prossime elezioni Europee, che sono tra un anno, vedranno una competizione interna molto forte tra alleati o nel campo della stessa area politica. Il rischio vero è che la Meloni stia lavorando in una direzione che piace all’elettorato di centrodestra e quindi Lega e Forza Italia si devono difendere».

Secondo le sue previsioni, è possibile che in Europa si arriverà alla fine della coalizione tra popolari e socialisti con una salda vittoria del centrodestra o della destra centro?

«È quello su cui stanno lavorando le forze di centrodestra, a partire dalla Spagna per arrivare ai paesi del Nord Europa, Lo scenario della fine del potere diviso tra Ppe e socialisti è possibile. Un cambio radicale che se avvenisse porterebbe Meloni ad accedervi con tutti gli onori, ma anche gli oneri, del caso. Questo comporterebbe una riduzione del ruolo Berlusconi nel Partito popolare Europeo. Un grosso punto interrogativo invece resta per Salvini ancora legato alle forze europee più sovraniste».

Nel campo avverso, il Pd è uscito sconfitto da queste amministrative: è già iniziata la parabola discendente di Elly Schlein?

È arrivata senza riuscire a dare il suo “imprinting” in così poco tempo, in teoria avrebbe potuto darlo sulle questioni politiche più importanti: cosa che si sarebbero aspettati e stanno aspettando i suoi elettori».(…)

I 5Stelle di Conte sono in parabola discendente?

«A livello locale, storicamente, M5S non è mai emerso: il movimento ha sempre avuto un respiro più nazionale. Giuseppe Conte ha fatto del Movimento 5 Stelle il suo partito. Lo sta mutando. Ma non tutto l’elettorato lo ha capito e, per questa ragione, ha perso dei voti a favore del Pd. Dall’altra parte, questo “non scegliere” del Pd sta tenendo tutti fermi. L’elettorato dei 5Stelle non è proprio soddisfattissimo perché ci sono due cavalli di battaglia da sostenere, il reddito di cittadinanza e il salario minimo, e non si può andare solo contro ma bisogna anche progettare qualcosa. Eclatanti sono i casi siciliani e brindisino, dove sono riusciti a perdere terreno anche in un territorio “amico”».

Berlusconi e Forza Italia: sarà Renzi a raccogliere l’eredità del cavaliere?

«Forza Italia è Berlusconi. Il tema è forte perché vale tra il 6 e l’8% del paese, arrivando anche al 10% se consideriamo la grossa fetta di italiani che non si reca alle urne. Chi vota Forza Italia ha un’idea di centro destra, con un attenzione verso Calenda e Renzi. I due leader però sono già riusciti a distogliere questa attenzione mostrando all’elettorato la loro parte peggiore, essendo così competitivi e litigiosi tra loro. Forza Italia dovrà necessariamente costruire un percorso indipendente dal suo presidente ma sarà complicato perché il grado di litigiosità è ben presente anche al suo stesso interno. È un popolo che vedrà molte piccole migrazioni in cerca di un territorio».