ASCIUGATE LE LACRIME DI CIRCOSTANZA SI TORNA AL GIOCO DURO DELLA POLITICA CHE HA IN FORZA ITALIA IL CAMPO DI BATTAGLIA. GLI ABBRACCI DELLA MELONI CON MARINA BERLUSCONI E MARTA FASCINA VANNO INTERPRETATI E NON SOPRAVVALUTATI. PER IL MOMENTO SI FARÀ DI TUTTO PER ARRIVARE ALLE EUROPEE SENZA TRAUMI E SCONVOLGIMENTI MA IL 4 PER CENTO PER PORTARE FORZA ITALIA NEL PARLAMENTO EUROPEO È TUTTO DA CONQUISTARE. I TEMPI DELLA POLITICA SONO IMPIETOSI E DA QUI AL VOTO EUROPEO TUTTO PUÒ ACCADERE E SENZA FORZA ITALIA IL PPE AVREBBE PROBLEMI AD ALLEARSI CON FDI. TAJANI FARÀ DI TUTTO PER TENERE UNITO IL PARTITO MA -DIREBBE BERLUSCONI- GLI MANCA IL “QUID” PER RESISTERE ALLE INCURSIONI ESTERNE E ALLE ANNESSIONI INTERNE ALLA MAGGIORANZA DI GOVERNO.
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “la Stampa”
Ora comincia il lungo addio del berlusconismo. La rottamazione di Forza Italia. La sua fine, forse. Nel diluvio, evocato per anni, e atteso, che segue la morte del Re Sole di Arcore, affogheranno le ambizioni di tanti. […] Lo sanno tutti. Lo sa Giorgia Meloni, che si trova a dover maneggiare un’eredità non sua, e i possibili effetti collaterali dell’implosione del partito azzurro. […] Parlando con ministri e consiglieri di Meloni, è intuibile la preoccupazione di una nuova faida nel centrodestra in vista delle Europee. […] pochi pensano che Antonio Tajani, nelle vesti attuali di coordinatore nazionale, possa farcela a tenere integro quel che resta della creatura di Berlusconi. Eppure i meloniani sperano. […] Anche perché ne va dello stato di salute del governo. Basta ascoltare cosa profetizza Gianfranco Micciché, […]: «Fi è morta e ora, senza Silvio, Meloni e Salvini si scanneranno». […] L’altro motivo che preoccupa Meloni sono gli equilibri che seguiranno al voto europeo, più precisamente il progetto di nozze tra popolari europei e conservatori. Un’utopia, al momento. A cui però gli uomini di Fratelli d’Italia non smettono di credere. Non lo fa Raffaele Fitto, ex Dc, ex Forza Italia, l’uomo che ha traghettato Meloni nel gruppo di Ecr, […] Non lo fa Guido Crosetto […] Non lo fanno i fedelissimi della traversata post-missina […] Forza Italia deve mantenere un consenso minimo e l’obiettivo è il 4 per cento. È la soglia per accedere all’Europarlamento. La soglia di sopravvivenza. Se non riuscisse, non porterebbe un solo eletto a Bruxelles. E così il terzo Paese più grande d’Europa – Paese fondatore dell’Unione – non fornirebbe un solo eurodeputato al Ppe. In Italia scomparirebbero i popolari europei. E, proprio in casa di Meloni, sarebbe un mazzata fatale al piano di alleanza con i conservatori guidati dalla premier. Piano che soffre già della diffidenza di una parte del Ppe (vedi in Germania e in Spagna) e di antiche antipatie, come in Polonia dove il conservatore Mateusz Morawieski e il popolare Donald Tusk si detestano e si sfideranno a settembre. […] Giovanbattista Fazzolari, […] discuteva così del futuro di Fi: «Dovrebbero far partire una riflessione. Anche sull’opportunità di cambiare pelle, e il nome, troppo legato a Berlusconi. Possono rifare i popolari, raccogliendo altre forze centriste». […] Oggi FI ha un forbice nazionale tra il 6-9 per cento. Potrebbe esserci anche un rimbalzo sul breve, ma poi? Micciché sa che in Sicilia i voti si pesano e si portano. Con un battito di ciglia, migliaia di voti possono essere traghettati da destra a sinistra e viceversa. […] Scendere […] in Sicilia vorrebbe dire polverizzare Forza Italia. Le sirene della Lega di Salvini sono già state attivate, con il suo luogotenente Antonino Minardo. […] in queste ore è spuntato un altro nome in bocca ai meloniani, come fonte di preoccupazione. È il sindaco di Taormina, ex sindaco di Messina, Cateno De Luca. Ha fondato un partito, Sud chiama Nord, che ha eletto due parlamentari ed è pronto a candidarsi come capolista per le Europee, nelle circoscrizioni Isole e Sud. Qualche berlusconiano siciliano è già andato a bussare alla sua porta. Il voto per Bruxelles sarà un test per misurare la sua forza, e quanto è grande la dote che è in grado di portare al progetto di un Terzo Polo rinnovato, federale, più solido in alcune zone d’Italia, con Matteo Renzi, Carlo Calenda e Letizia Moratti (con il primo e la terza si sono già sentiti, con il leader di Azione avrà un confronto a breve). Un soggetto politico che in Parlamento, sfruttando i numeri eternamente in bilico del Senato su cui Renzi ha dimostrato di essere bravissimo a giocare, sarebbe in grado di ribaltare le sorti di maggioranza e governo.