Mario Oliverio, assolto con formula piena dopo anni di procedimenti giudiziari, si chiede: «Non è ammissibile che si possa esercitare una sorta di potere di condanna “a morte civile” senza risponderne»
Articolo di Valentina Stella per “Il Dubbio
Ecco la prima intervista a Mario Oliverio, già Governatore della Regione Calabria, dopo che la scorsa settimana ha scoperto di essere indagato sempre a seguito di una inchiesta del Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Tra le tante cose ci dice: «Non è ammissibile che in un Paese democratico sia consentito di esercitare una sorta di potere di condanna “a morte civile” senza rispondere delle proprie responsabilità. Nessuno paga per l’incalcolabile danno inferto a persone, e nel mio caso anche all’istituzione alla cui guida il popolo calabrese mi aveva eletto».
Come ha saputo di essere indagato?
Come sempre dalla stampa. Per la verità ero nel vigneto, approfittando delle ore fresche della mattina. Tra le 7 e le 8 guardo il telefono e vedo in primo piano La Repubblica on line e apprendo di essere in stato d’arresto: “Ndrangheta, l’ex presidente della Calabria Oliverio tra i 43 arrestati nella maxi operazione antimafia della Dda di Catanzaro – gli indagati sono accusati di vari reati dall’associazione mafiosa a omicidio”. Notizia virale che si è diffusa anche nei Tg in cui si affastellano crimini tra cui mafia, omicidio, riciclaggio etc. Una cosa davvero pesante proiettata sui media nazionali con la mia fotografia utilizzata come attrattore mediatico.
Cosa pensa delle contestazioni mosse dalla Procura?
Cosa vuole che le dica? Siamo alle solite. Anche questa volta il Gip ha rigettato la richiesta del Pm di associazione per stampo mafioso e di misure cautelari nei miei confronti. In questo meccanismo infernale hanno un ruolo anche i produttori di fake news. In realtà mi è stata notificata un’informazione di garanzia come indagato. Anche in questo caso la malafede ha alimentato la regia della spettacolarizzazione nella scientifica divulgazione del falso. La notizia del mio arresto e dell’aggravante mafiosa è stata divulgata sapendo che il Gip li aveva rigettati e questo la dice lunga. Perché i giornalisti hanno divulgato questa notizia falsa che “casualmente” corrisponde ai desiderata del Pm? Chi gliel’ha fornita?
Crede che verso di lei ci sia accanimento e pregiudizio da parte della magistratura?
Non vorrei doverlo credere. Purtroppo sono i fatti a confermare questa paradossale propensione da parte della Procura Dda di Catanzaro diretta dal dottor Gratteri. Da oltre quattro anni sono stato tagliato fuori da ogni funzione politica ed istituzionale. Sono stato oggetto di procedimenti giudiziari conclusi da assoluzioni con formula piena perché «il fatto non sussiste». Evidentemente costruiti sul nulla. Si è fatto uno spropositato abuso di intercettazioni nei miei confronti sin dal giorno dopo la mia elezione a presidente della Regione (con dispendio di centinaia di migliaia di euro dei cittadini italiani che pagano le tasse!). In pratica, ho governato una Regione parlando con i miei Assessori, con i Dirigenti e tutta l’azione politica ed amministrativa veniva vagliata in tempo reale da una Procura, che era lì per inseguire fantasmi oliveriani, con l’intento di costruire operazioni giudiziarie! Non semplice abuso di intercettazioni, ma gravissime violazioni ed improprie intrusioni dei massimi organi politici ed amministrativi della Regione, che si volevano (dovevano?) piegare ad un vero e proprio delirio di onnipotenza ed onnipresenza!
Ma allora lei non crede che si tratti di fisiologici errori del sistema giustizia?
A questo punto non si può parlare di “errori giudiziari”. L’errore, intendiamoci, ci può anche stare quando è limitato ad un caso. D’altronde è la stessa Corte di Cassazione ad aver evidenziato «un chiaro pregiudizio accusatorio» verso di me. Purtroppo devo prendere atto di una vera e propria ossessione personale nei miei confronti.
Crede che il suo nome sia servito per dare maggiore mediaticità all’inchiesta?
Mi dica lei. In questi giorni la mia immagine è stata nuovamente proiettata sulle Tv e sui giornali nazionali per accompagnare un’operazione giudiziaria caratterizzata da ‘ndrangheta, omicidio, traffico internazionale, nella quale io da semplice indagato vengo trasformato in un mostro mediatico. I titoli dei giornali e dei Tg, tutti con il mio nome e la mia faccia abbinati alla parola ‘ndrangheta! La mia storia, una intera vita dedicata, con coerenza a contrastare la ‘ndrangheta ed il malaffare, sfregiata con spregiudicatezza e con irresponsabile disinvoltura per fini carrieristici e manie di protagonismo mediatico che certo non fanno bene alla credibilità della magistratura il cui importante, prezioso e delicato esercizio dovrebbe essere improntato a equilibrio, sobrietà, responsabilità e rigore.
Pensa che la stampa calabrese sia asservita troppo alle Procure?
Se fosse solo un problema della stampa calabrese la malattia sarebbe comunque preoccupante, ma circoscritta. Purtroppo negli anni che abbiamo alle spalle la spirale giustizialismo – gogna mediatica ha prodotto populismo e squilibrio tra i poteri con un progressivo indebolimento della politica e dei luoghi della rappresentanza costituzionalmente preposti all’esercizio della sovranità del popolo. In Calabria la situazione è ancora più grave. A prevalere è la paura, purtroppo non solo della criminalità organizzata. Tuttavia anche in questa difficile terra vi sono uomini liberi e giornalisti seri che non sono disponibili a subire il bavaglio per misero opportunismo e, mi creda, in questo contesto assumono una dimensione eroica.
Il Pd calabrese in una nota ha scritto: «Ci auguriamo che i soggetti coinvolti possano dimostrare la loro innocenza». Non dovrebbe essere l’accusa a dimostrare la colpevolezza?
Certo che è l’accusa a dover dimostrare la colpevolezza dell’imputato! Il Pd anche in quest’occasione ha scelto di collocarsi nella platea degli agnostici e qualcuno lo considera già un passo avanti. Persino di fronte alle sentenze assolutorie pronunciate dalla magistratura giudicante con motivazioni chiare ed inequivocabili il Pd ha scelto di nascondersi per non turbare il manovratore. Una linea di rinunzia alla difesa e alla affermazione del principio costituzionale dello stato di diritto. La retorica che «i soggetti coinvolti possano dimostrare la loro innocenza» è un cliché a cui si ricorre per assumere atteggiamenti pilateschi. In sostanza per abdicare al ruolo che dovrebbe essere proprio della politica.
Come commenta la reazione di Occhiuto: «Grazie Gratteri, noi in discontinuità col malaffare»?
Mah! Ci vuole davvero faccia tosta! C’è da rimanere allibiti. Quanta ipocrisia. Prendo atto che Occhiuto è garantista con chi regala le Maserati e fa il giustizialista quando si tratta di allisciare Gratteri. Forse un modo per dormire sonni tranquilli. Occhiuto fa finta di non sapere che l’indagine nei miei confronti è fondamentalmente basata sulla presunzione del reato di associazione per avere tenuto riunioni e incontri con Enzo e Flora Sculco. Fatti naturalmente riconducibili esclusivamente alla sfera politica che nulla hanno a che vedere con il codice penale. Ad Occhiuto vorrei ricordare che, nelle ultime elezioni regionali, Flora Sculco è stata candidata a suo sostegno. Credo che anche con Occhiuto non siano mancate riunioni ed incontri! Anzi, presumo che per il riconoscimento dell’apporto elettorale datogli dagli Sculco, il presidente Occhiuto abbia poi, legittimamente, conferito a Flora Sculco un incarico attribuendole importanti funzioni di rapporto con gli enti locali e con l’intero territorio della Provincia di Crotone…A proposito di discontinuità…ammesso che, come lui dice, ci fosse il malaffare.
Ha fiducia nella giustizia?
Le ripetute sentenze assolutorie con formula piena mi hanno consentito di non perdere fiducia nella giustizia. Tuttavia dopo essere stato buttato e tenuto per anni nella fornace della gogna, devo dire che una sentenza è importante, ma non è sufficiente. Non è ammissibile che in un Paese democratico sia consentito di esercitare una sorta di potere di condanna “a morte civile” senza rispondere delle proprie responsabilità. Nessuno paga per l’incalcolabile danno inferto a persone, e nel mio caso anche all’istituzione alla cui guida il popolo calabrese mi aveva eletto. Penso anche a tanti sindaci ed imprenditori stritolati da un sistema malato che non esita a confondere e a sovrapporre la giusta e necessaria lotta alla ‘ndrangheta e al malaffare, con fatti e persone che nulla hanno a che fare con attività criminose.
Quindi?
È necessario combattere a viso aperto e senza timore una battaglia di civiltà contro questa barbarie e per l’affermazione della legalità e dello stato di diritto. Il Paese ha bisogno di una vera riforma della Giustizia come condizione per proiettarsi nel futuro con fiducia e forza competitiva ed inclusiva. Per questo mi auguro che la riforma annunciata dal Ministro Nordio possa andare in porto. Un Paese normale non ha bisogno di masanielli alimentatori di pulsioni populiste e di gogne giustizialiste, ma di Giustizia con la G maiuscola.
Crede che la Calabria sia un laboratorio dove in nome di una certa antimafia si mettono in atto torsioni dei diritti di indagati e imputati, anche per far carriera all’interno della magistratura?
É evidente! Non sono io a dirlo. Purtroppo è così non da ora. In tal senso parlano i fatti e non solo per la scalata di carriere dentro alla magistratura, ma anche come trampolino per scalate politiche e di potere nelle istituzioni.