CI SI È A LUNGO CHIESTO CHI NON FECE MANCARE A LA RUSSA I VOTI NECESSARI PER ESSERE ELETTO ALLA SECONDA CARICA DELLO STATO. PER CERTO SAPPIAMO CHE NON LO VOTO’ BERLUSCONI E CHE NON TUTTI I VOTI DISPONIBILI DELLA MAGGIORANZA CONFLUIRONO SU LA RUSSA. CI FU UNA CAMPAGNA ACQUISTI OVVIAMENTE NON DIMOSTRABILE MA FURONO IN MOLTI A FARE IL NOME DI MATTEO RENZI. COMUNQUE SIA ANDATA È QUANTO MAI EVIDENTE CHE LA RUSSA NON ERA IL CANDIDATO DI TUTTO IL CENTRODESTRA. OGGI LA SECONDA CARICA DELLO STATO È AL CENTRO DI DUE VICENDE GIUDIZIARIE CHE COINVOLGONO UN SUO FIGLIO E LA MOGLIE. COL SENNO DI POI SI POTREBBE AFFERMARE CHE, PER LE SUE DISINVOLTE INTEMPERANZE, IL PERSONAGGIO ERA DA CONSIDERARSI A RISCHIO. ESISTE ANCHE UNO STILE DI STARE NELLE ISTITUZIONI.
DAGOREPORT
Ora che Ignazio La Russa è nell’occhio del ciclone per due vicende che toccano da vicino la sua famiglia, l’indagine sul figlio, accusato di stupro, e la compravendita con maxi plusvalenza della villa a Forte dei Marmi, in cui è coinvolta la moglie, Laura De Cicco, è utile fare un salto indietro per capire come ‘Gnazio è arrivato a ricoprire la seconda carica dello Stato. Dopo la vittoria elettorale del 25 settembre 2022, iniziò una serratissima tratttativa, tra i partiti di maggioranza, per spartirsi gli incarichi istituzionali. Visto che Palazzo Chigi era destinato a Fratelli d’Italia, restavano in ballo le presidenze delle Camere. Licia Ronzulli, all’epoca avvelenatissima con Giorgia Meloni perché aveva capito che le sue ambizioni di diventare ministro sarebbero rimaste insoddisfatte, parlò a lungo con Silvio Berlusconi, consigliandogli di lasciare alla Lega la Presidenza del Senato con Calderoli e di rivendicare per Forza Italia la Presidenza della Camera. A questo punto intervenne La Russa. In un faccia a faccia con Giorgia Meloni, avanzò la sua candidatura per Palazzo Madama con il seguente ragionamento: non ci possiamo fidare di Salvini, la seconda carica dello Stato è la più importante in ballo, e al Senato abbiamo una maggioranza risicata. Serve qualcuno di fidato, che tenga in pugno i lavori parlamentari. L’ingenua Giorgia Meloni, davanti a questo “ghe pensi mi”, si lasciò convincere. Una decisione che spinse Licia Ronzulli, capogruppo di Forza Italia al Senato, prima a incalzare Silvio Berlusconi per la scelta di ‘Gnazio (della serie: si prendono tutto loro, ci stanno fregando), e poi a ordinare alle truppe azzurre di non votare La Russa alla Presidenza. Ne seguì un parapiglia politico con una spaccatura nella maggioranza, il Cav risentito e indispettito (venne fotografato un foglietto in cui Nonno Silvio aveva appuntato giudizi critici su Giorgia Meloni) che mandò a quel paese La Russa, il soccorso dei renziani per il co-fondatore di Fratelli d’Italia e Daniela Santanché che riuscì a convincere Berlusconi a votare per il suo ex ministro della Difesa.