(nella foto Iolanda Apostolico alla manifestazione contro Salvini nel 2018 a Catania)
SI PUÒ DISCUTERE QUANTO SI VUOLE SE ERA OPPORTUNO CHE IL MAGISTRATO IOLANDA APOSTOLICO PARTECIPASSE AD UNA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA CONTRO IL MINISTRO SALVINI CHE IMPEDIVA LO SBARCO DI 130 MIGRANTI FRA CUI DONNE E BAMBINI MA IL PUNTO DA CHIARIRE È CHI HA FORNITO IL VIDEO, IN TEMPO REALE, A SALVINI A DISTANZA DI 5 ANNI DAI FATTI ACCADUTI. IL MAGISTRATO C’ERA MA NON GRIDA E NON SI AGITA, SEMBRA PIUTTOSTO OSSERVARE ED È A POCA DISTANZA DAI POLIZIOTTI. IL VIDEO VIENE GIRATO DALLE SPALLE DEI POLIZIOTTI. LEGITTIMA LA REGISTRAZIONE MA NON LA CATALOGAZIONE E IL DOSSIERAGGIO ELABORATO. E’ UN CASO ISOLATO O ESISTE UNA “SPECTRE” CHE SPIA E ARCHIVIA LE VITE DEGLI ALTRI? QUESTO È IL PUNTO DOPO AVER CONSIDERATO CHE PER UN MAGISTRATO È OPPORTUNO NON ESPORSI IN MANIFESTAZIONI DI PROTESTA SIA PURE CON FINI DI SOLA E SILENZIOSA TESTIMONIANZA.
Estratto dell’articolo di Giuseppe Salvaggiulo per “www.lastampa.it”
Il video nemmeno l’ha visto. «Non ho tempo da perdere. Avevo molto lavoro da sbrigare», ha risposto in serata a chi la fermava, uscendo dal tribunale. Si fa fatica a crederlo, ma è così: mentre tutta Italia parla di lei, per Iolanda Apostolico è stato un giorno come tutti gli altri. Del video ha saputo tra un processo e un altro, da colleghi e avvocati a cui ha consegnato l’assicurazione di essere «serena, sotto il profilo professionale. Continuo a lavorare, come sempre: che cosa altro dovrei fare, chiudermi in casa?». Ma a chi la conosce, non è sfuggito il turbamento personale «per una polemica che non dipende da me. Io mi rifiuto di entrare in quest’arena, non è nelle mie aspirazioni. Né intendo contribuire a questo chiasso. […] Si sposta l’attenzione su cose che non hanno nulla a che vedere con un provvedimento giurisdizionale, che si può discutere e impugnare». […] Quanto alla manifestazione, «non ho nulla da nascondere, né spiegazioni da dare» ha detto ai colleghi. Rivendica una libertà propria di ogni cittadino, anche in toga, «a meno che non si voglia tornare a magistrati che si rinchiudono in una torre d’avorio». Piuttosto ha condiviso con alcuni colleghi il timore che sia in corso «un’operazione di dossieraggio», considerando che quel giorno, alla manifestazione, non era nemmeno stata indentificata dall’autorità di pubblica sicurezza. Erano i giorni concitati della Diciotti, la nave della Guardia Costiera che all’alba del 16 agosto aveva soccorso 190 persone (di cui 37 minorenni) nelle acque internazionali al largo dell’isola di Malta. Il pattugliatore era approdato a Catania il 20 agosto, ma il ministro dell’Interno Matteo Salvini si rifiutava di autorizzare lo sbarco dei migranti, nelle more di un negoziato europeo per la redistribuzione. La Procura di Agrigento aveva aperto un’inchiesta per sequestro di persona. Sul molo Levante del porto di Catania erano arrivati i mass media internazionali, manifestanti e parlamentari di ogni colore (dal berlusconiano Miccichè alla renziana Boschi) per chiedere «la liberazione di persone stremate e in precarie condizioni di salute». […] Ma Salvini teneva duro. Alle 17 di sabato 25 agosto era convocato un presidio dal titolo «Facciamoli scendere». A promuoverlo una ventina di associazioni, laiche e cattoliche […]. Nel manifesto si leggeva: «Nessun obiettivo politico del governo può giustificare l’utilizzo di centinaia di vite umane come arma di ricatto, considerate carne da macello, non vite e speranze ma numeri da distribuire o respingere. Restiamo umani!». Seguiva la richiesta di dimissioni di Salvini. Lo sbarco dei migranti sarebbe stato autorizzato solo a mezzanotte. […] Dunque tra le tremila persone convenute su quel molo c’era anche la giudice Apostolico. Che mai si è occupata di vicende processuali tipo Diciotti e peraltro all’epoca non lavorava nella sezione civile specializzata in immigrazione, ma come giudice collegiale nel settore penale, in fase cautelare. La polizia aveva creato un cordone per impedire l’avvicinamento alla nave. I manifestanti più giovani avevano tentato di forzarlo. La polizia aveva caricato. Feriti tre manifestanti e un poliziotto. Una decina di giovani con salvagenti e tavolette si era lanciata in mare nel tentativo di raggiungere la Diciotti a nuoto, gridando «libertà, libertà». La giudice non era stata coinvolta negli scontri, né tantomeno nei cori successivi («Animali!», «Assassini!») di cui c’è traccia nel video diffuso da Salvini e ripreso dalle spalle della polizia. Anzi. Assieme ad altri adulti, si era interposta presidiando il confine della «zona rossa». Obiettivo cercare di evitare «ulteriori scontri tra la polizia e i manifestanti». Un comportamento pacifico, «di garanzia», non assimilabile a quello di estremisti e facinorosi. Le associazioni stanno cercando altri video, per documentare ciò che lo spezzone diffuso ieri non mostra. Lei no. Del video non vuole occuparsi. Preferisce «rimanere fuori» da una polemica che considera «collaterale e irrilevante, se non per distrarre l’attenzione». E continuare a «lavorare come sempre». […]