IN UNO SCENARIO PLANETARIO DI LUTTI E BOMBARDAMENTI IN ITALIA, PATRIA DELLA COMMEDIA SBRACATA E RIDANCIANA, DILAGA LA ROTTURA CONIUGALE DELLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ANNUNCIATA TEMPESTIVAMENTE DA LEI STESSA SU ISTAGRAM, SOTTRAENDOSI COSÌ A GOSSIP E INDISCREZIONI PILOTATE. E MENTRE SUI SOCIAL IMPAZZANO MOTTI, LAZZI E IMPIETOSE VIGNETTE, ALLA PRESIDENTE TOCCA ANDARE IN EGITTO PER PARTECIPARE A UN VERTICE FINALIZZATO A PORTARE PACE E AIUTI UMANITARI IN PALESTINA. COMUNQUE LA SI PENSI E QUALE CHE SIA L’APPARTENENZA POLITICA, A GIORGIA MELONI VA LA COMPRENSIONE DI TUTTI GLI ITALIANI. SAREBBE VILE FARLA CADERE PER LE CIALTRONERIE SESSISTE DEL COMPAGNO CICISBEO TARDIVAMENTE SCARICATO. L’ITALIA DELLO SBERLEFFO CINICO E DELLE SCRITTE, CHE IERI IMBRATTAVANO I CESSI DELLE STAZIONI E OGGI SPOPOLANO SUI SOCIAL, GAREGGIA A CHI È PIÙ INSOLENTE. DI SEGUITO PUBBLICHIAMO IL COMMENTO DI FRANCESCO MERLO SU REPUBBLICA E DI SELVAGGIA LUCARELLI SU “IL FATTO QUOTIDIANO”. I DUE ARTICOLI DIMOSTRANO CHE SI PUÒ ESSERE FEROCI NEL COMMENTO CON QUELLA ELEGANZA LESSICALE, TAGLIENTE E INESORABILE, CHE FA LA DIFFERENZA FRA LA CULTURA CHE LEVIGA I CONCETTI E L’IGNORANZA CHE GENERA TURPILOQUIO.
VOLGARITÀ E MALANIMO SONO IL BRAND PREVALENTE DEI DETRATTORI DI TASTIERA IN SERVIZIO PERMANENTE.
Estratto dell’articolo di Francesco Merlo per “la Repubblica”
Non fa più ridere, Andrea Giambruno, che si tocca e ritocca il pacco con la mano a coppa e ogni due parole dice almeno un “cazzo” e poi spiega a una collega di cui non si vede il viso che la filosofia aziendale è «scopare», in due, in tre, «sì, noi facciamo anche la foursome». E a poco a poco il tonto broccolone si fa lupo e porcello e vuole le prove della competenza sul lavoro. «Un test attitudinale?» «Si, sco-pa-re». Neppure lo sberleffo è ormai adatto a raccontarlo, adesso che “Striscia la notizia” ha denudato il reuccio che posa il palmo sulla testa della collega Viviana Guglielmi in un moto di confidenza e di tutela, figurazione plastica di un potere personale, di una supremazia, di una padronanza da maschio caprone: «Perché non ti ho incontrato prima?». Il giornalismo televisivo, ammorbato come mai era stato dai “fenomeni” da baraccone politico, dalla faziosità e dalla prosopopea, si è dunque preso la rivincita con i vecchi fuori onda del solito Antonio Ricci che sono oramai una saga a puntate che ha finalmente mostrato la verità di Giambruno, ha misurato l’uomo, ha spiegato meglio di un libro del professor Crepet la sua antropologia “Pop Trash”, che è il titolo- bandiera della decadenza dei Duran Duran. Ben oltre le gaffe sulle donne stuprate “che se si ubriacano e perdono i sensi il lupo lo trovano”, sul drammatico caldo che “non è una notizia”, sui tedeschi che “farebbero bene a restar a casa loro” e sulla “transumanza dei migranti” questo Giambruno che vuole “ciulare” e intanto ronza attorno alla collega importunandola è un diario intimo che rivela il mondo che abbiamo mandato al governo, è una seduta di psicanalisi: «Sei di un livello superiore, tu. Va meglio oggi? Mi è dispiaciuto ieri vederti un po’… Sembri una donna intelligentissima». Evoluzione (si fa per dire) dei “tamarri”, il modello di Giambruno sono i “maranza” che su Tik Tok incarnano la versione estiva del coatto settentrionale, da Riccione a Milano, che è la città di Giambruno. E invece con le gaffe […] restavamo ancora nella leggerezza che, in fondo, già ai bei tempi di Mike Bongiorno («Lei mi cade sull’uccello, signora Longari»), era umorismo involontario. I maranza no. I maranza irritano e non divertono quando si divertono a importunare le turiste. E appunto si toccano, camminano con la “scivolata” e tutti portano il ciuffo, che diventa un ricordo di Little Tony anche se nasce come un’ allucinazione di Elvis Presley […]: «Ma non mi rompessero il “cazzo “col ciuffo, ho 42 anni e ce li ho i capelli, io. Qua dentro sono tutti pelati, ma non mi rompessero i “coglioni”». Va dunque segnalato all’Ordine, ai distributori di premi dell’informazione italiana, ai venerandi custodi dei segreti e della morale della professione che […] la nostra finestra sul cortile- Italia è ancora il retroscena che, scritto o per immagini, ma sempre sapido e scanzonato, è il meglio del giornalismo politico italiano. […]sarebbe vacuo cercare un senso di bottega politica anti Meloni, una Mediaset contro il governo, in questi fuori onda di Giambruno che «ogni volta che esprime il suo parere… ne pesta una». Si sa che Antonio Ricci, dentro Mediaset, è da sempre uno speciale caso di libertà e “Striscia la notizia” è una trasmissione, appunto, a statuto speciale. E ora ditemi se non è un magico “retrobottega” quell’elogio del “blu Estoril” della camicetta di Viviana Guglielmi. “Blu Cina” lo corregge lei, ma con un sussurro perché sono una strana coppia di orizzonti lontani e inavvicinabili, turpiloquio Andrea e ingenuità Viviana, che sogna un programma di sport e come idealtipo ha scelto Candido Cannavò, “rigore e mai sopra le righe” dice. […] E invece Giambruno, che le balla attorno, sembra Zucco di Grease, ciuffo, bicipiti, macchinoni e masculinità. […] Così, a furia di dettagli fuorionda, si arriva al grottesco dei “maranza” appunto, e forse anche ai romanzi di Tommaso Labranca, e al suo “nevroromanticismo”, che raccontavano con l’irrisione e un linguaggio deformato alla Frassica del Nord (“I giovani salmoni del trash” e “Chaltron Hescon, fenomenologia dei cialtroni”, Einaudi) i coatti milanesi. E la parola “coatti” ci riporta a Roma, aggiungendo per onestà che è parola spinosa perché Giorgia Meloni ci querelò quando nel 2019 la chiamavamo “reginetta di Coattonia” (e ancora il processo non è cominciato). “Coattonia”, non perché si muovesse come ora si muove il suo compagno nello studio Mediaset di “Diario del giorno”, ma per esaltarne l’identità di passionaria di periferia che lei stessa esibiva e rivendicava in contrapposizione alla spregevole natura nostra di radical chic. Ed era anche un gioco d’ironia con l’album di famiglia politica di Giorgia perché “Coatto antico” era il titolo della canzone che nel 1998 le era stata affettuosamente “dedicata dalla band di estrema destra, Aurora” . Eccone due versi: “Coatto antico in un corpo da bambina/ ci tieni ‘n core grosso e ‘na testa fina / Coatto antico dici troppe parolacce / ma quanta grazia col trucco e le trecce… / guardi e sorridi con i tuoi occhioni / ma quando serve quadrati hai i coglioni. / Coatto antico vieni dalla Garbatella / borgatara ignorante di presenza bella”. Alla fine, il fuorionda a puntate di Giambruno da Milano tende la mano a Califano, a un gusto e a un’estetica della destra romana. E i maranza a Coattonia hanno una stessa idea del comico. Insieme, Giorgia e Andrea erano in prima fila al teatro Brancaccio ad applaudire Pio e Amedeo, che sono di Foggia, è vero, ma ecco un paio di battute del loro repertorio: «No alla tessera, si alla Passera», «Irina, ti spacco in due, come l’ovetto Kinder». E a Giorgia hanno detto: «Ahó, ora portaci alla Rai».
Estratto dell’articolo di Selvaggia Lucarelli per “il Fatto quotidiano”
Le appassionanti avventure del compagno della presidente Giorgia Meloni sono ormai l’unica ragione per cui ci si augura che questo governo duri il più a lungo possibile. […] Eravamo tutti convinti che Giambruno diventasse la parodia di Giambruno a telecamere accese, pensavamo che fosse la lucina rossa a trasformarlo nel bambolotto impettito dai modi affettati e invece no. Sorpresa. A telecamere spente Giambruno è una parodia ancora più efficace di Giambruno, ma nella versione coatta. Abbronzatura made in Ostia e camicia che tira sull’italico petto del mejo ciuffo del reame, Giambruno parte vantandosi proprio di avere i capelli, mentre nello studio “so’ tutti pelati”. E fin qui, sebbene nessuno conosca la composizione chimica delle rigogliose fibre che gli germogliano sul capo, tocca dargli ragione. Poi, tra un delicato “Che cazzo vuoi” e un garbato “Non dire cazzate”, passa a fare il piacione con la collega Viviana che ha una postazione in studio lì accanto a lui, a questo punto non si sa se in qualità di supporto giornalistico o di assistente sociale. Camminata con i tacchi che picchiano sul pavimento e andatura a metà tra il passo dell’oca e Ivano il truzzo di Verdone in Viaggi di nozze, Giambruno inizia il suo rituale di accoppiamento. Mentre è lì che secerne una tale quantità di ormoni sessuali da indurre gli operatori ad abusare delle loro telecamere, si avvicina alla povera Viviana vestita di blu e la butta sull’armocromia: “Il tuo vestito blu Estoril”, “Non è blu Cina, tu sei un livello superiore”, “Sei una donna intelligentissima, perché non ti ho conosciuto prima?”. E infine: “Oggi sei di buon umore? Ieri mi è dispiaciuto, ti ho vista un po’ così”. Il tutto accompagnato da una carezzina sulla testa come al Labrador prima dell’iniezione finale. […] Morale: caro Giambruno, se eviti di fare il piacione, “magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi”. Anzi, la lupa. Detto ciò, ti siamo vicini. Facci sapere se ti serve una mano per il trasloco. Anzi, per la transumanza.